Non si fa altro che parlare della caccia come fosse il male peggiore, chissà se coloro i quali si “servono” di tali “espedienti” per una firma, si siano mai guardati intorno, magari allo specchio.
Covid, inquinamento, pesticidi che portano veleni sulle nostre tavole, disagi sociali di ogni genere…chissà, magari per loro verrebbe ad essere un’occasione unica per comprendere che la caccia non è affatto un male, e che semmai lo fosse, verrebbe ad essere…il male minore!
È una fase storica drammatica, in cui la figura del cacciatore è come se avesse una sorta di pace-macker al cuore.
Lui stesso, è consapevole di vivere il resto dei suo giorni grazie ad un marchingegno che nel frattempo continua a salvargli la vita, però, il suo vero dramma, deriva non dalla sua probabile morte, ma dal fatto che in vita, non gli sia mai stata concessa la possibilità di essere ascoltato nel suo continuo, quanto disperato grido di “dolore”. Il tutto, nella piena consapevolezza che ciò che sta accadendo al nostro pianeta , è di una gravità assoluta e che il mondo quanto prima farà, “puff”… game over!
Si, una sorta di ultimo respiro nella mancata possibilità di non aver potuto dare il meglio di sé stesso, ancor prima di lasciare questa vita terrena.
Come a dire che per il cacciatore, in quanto tale, il dolore più forte non verrebbe ad essere mai stato per la perdita di ciò che più caro
avesse … la caccia, {al cacciatore non è mai interessato il carniere}, ma che nell’aldiquà, non gli sia mai stata concessa la possibilità di essere ascoltato, magari soltanto per dare il suo contributo, nella speranza di un domani sereno, un futuro migliore da lasciare ai propri figli.
Il cacciatore non ha affatto la paura del “morire”, sa bene di avere una lama sul collo, una lama che non è tra le mani di chi deve decidere se questi, debba vivere o morire, poiché la fine del cacciatore l’ha decisa chi ha distrutto la sua “casa” con l’ignoranza, l’arroganza, l’incompetenza, la stupidità. Gente che della vita non ha mai capito niente, gente capace di avvelenare persino l’aria che respiriamo.
La sua preoccupazione più grande sta nell’incertezza di un futuro in cui non si intravede nulla di buono, non sa se nell’aldilà potrà avere la possibilità di dare il suo contributo…
è questo il suo dolore più grande…
l’unico vero dolore del cacciatore!
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