Apertura !
Il palpitare della vita degli altri, nel suo più fastoso esprimersi, m'imprigiona dignitosamente nell'insonnia; non sgradevole. Una risata, lì sotto, il vociare d'una coppia che passa sulla via, un'auto su strada, l'abbaiare del cane, sono il contorno della serata tarda che m'incontra "torto" sulle lenzuola nell'enfasi di pensieri convulsi divorati dalla passione del sacro "Fuoco" ... le palpebre schiuse sono l'inno all'attesa, a pensieri fugaci e sai, allora, che star lì sul letto serve a snocciolare corollari di sensazioni nel timore però di non raggiungere quelle che quel giorno meriterà. Si deve andare allora ! Il caffè borbotta sul fuoco della cucina e gli indumenti, poggiati sacralmente, ieri, sul baule della stanza, si prestano all'attenzione d'uno sguardo accorto a che non manchi nulla...più lontani gli scarponi, frusti di camminate di macchie e campagne, la cartuccera dello zio e il fucile che ha stagioni da raccontare.
L'ultima vista, dal terrazzo, sullo stellato pianta tra le narici l'odore dell'umidità immota e pregnante. Poi via, nella notte piena,a raggiungere gli altri.
Sul posto, lontano, il disattento "buon giorno" tra amici non è che l'incignare preludio sul da farsi per vivere la cacciata; questa ha sapore speciale, vale per te quale unica cacciata estiva e sulle tortore che, tra breve s'occulteranno sulla via invisibile quanto misteriosa della migrazione, dà il pensiero dell'uomo che può cogliere il sapido frutto in quel giorno, solo quel giorno.
I sensi, davvero tutti, sono ora devoluti al rito della preparazione, dell'ennesimo caffè che trangugi con voluttà nello spasmo dell'attesa, poi, calmo, l'occhieggiare nella notte ancora matura riconosce il flebile contorno dei Lucretili e delle sue macchie che s'arrestano sulle strade serpeggianti della via "maremmana"; essenze di cisti, mirti, lentischi, nelle forre del "Pellecchia" le tenebrose leccete e gli ornielli e rovereti si danno il passo ai faggeti e ai pascoli che solo in passati non troppo recenti hanno accolto gli armenti...a mezza costa, sullo Zappi, campeggia il sito antico di Palombara vecchia e nei ruderi si evocano gesti di genti antiche, placide nel da farsi per la sopravvivenza e il loro prosperare.
Una sigaretta, senza essermene accorto, s'è consumata tra le dita nel dilagare di pensieri....laggiù dei lumi "segnano" le altre poste, il primo chiarore a est non è troppo vicino.
Avverto alidore in gola e nella fiasca non v'è molta acqua, la sorseggerò quando il sole robusto della mezza mattinata avrà chiesto, perentoriamente, obbedienza alla sete.
Altri giungono adesso, ombre tra gli steli rugosi dei girasoli arsi dall'estate. Tra noi pochi sussurri a concederci il da farsi a tutti. Quali gesti e parole avranno mosso i preumani per riuscire nella caccia ? Eppure in tanti secoli, pensi, si sono succeduti solo strumenti.
Alba ! Come in piedi sul cassero d'una nave mi sporgo tra le cime del capanno per rubare, con la vista, il primo baluginare del cielo, gli altri, silenziosi, tutti, li percepisci nella calma apparente dei campi; immagini che, tra prode di terreni, dietro le siepi, lungo i fossi nei macchioni vi sia l'espressione delle attese d'ognuno, fremono loro, fremo io nella bava della lieve tramontana che aulisce d'erba, menta, zolle e ancora l'acre dei cardi...
i primi colpi di fucili lungo il fiume, persi nelle lontananze, paiono i sogni dell'incipiente stagione. I migratoristi sono ora tesi a cogliere i voli delle tortore arrembanti le ghiotte pasture di girasole, sfalconano queste, scartano sui colpi, s'innalzano all'intuire dell'inganno celato tra le canne dei capanni...un rombo più vicino oltre la siepe affloscia la prima preda, dietro questa altre due scartano, danzano d'ali nell'etere a carpire in ogni modo la salvezza, van via, in altre campagne; man mano gli spari infittiscono, le voci d'altri indicano la caduta del selvatico, altri motteggiano il compagno per l'ignobile "padella", quello sul colle incespica tra gli steli nell'enfasi della cerca d'un capo abbattuto, ancora colpi nel pioppeto e voli, tanti i voli che fanno del cielo rutilanti vortici nell'accompagnarsi al sole. Accigliato dalla fatica e dalle "sbracciate" di leppo per sfoltire le sterpaglie d'un fosso, Donato s'asciuga la fronte madida, l'uomo, più antico che vecchio, ha il viso avvolto in una barba fratesca, occhi rimpiccioliti da tronfie rughe sulla fronte, porta una lobbia che racconta il principio del secolo scorso. Curvo dal peso dell'età e dagli stenti degli ultimi anni alla caccia non ha voluto rinunciare. Alza il braccio per mostrarmi l'unica preda della sua giornata : "Una l'agg pigliat pur st'ann" nel suo dialetto della provincia di Caserta, l'anziano, ora sorridente, mi offre parte della sua serenità.
Quale onore averlo osservato..
L'ora calda, fa desistere i più, lo scrutare tra le folate di caldo e la polvere, lentamente affiocano i sensi e negli uomini un senso d'appagamento placido e rispettoso, fa guadagnare spazio alle conversazioni e libagioni.... ....la caccia è finita, adesso, nitidi, i cumuli frastagliati nelle forme più fantasiose e grottesche si ergono lontane tra le chiostre e le corone dei Lucretili.