E' stato detto il vero, sostanzialmente da sempre la piccola selvaggina migratoria era la carne del popolo e a questo scopo le reti tutte le reti servivano per procacciarsi il cibo, chi con i roccoli, chi con le grandi tese, con i diavolacci chi con le prodine ma anche con la pania, arconi e cestole. I mecenati romani un popolo di grande cultura, allevavano i prelibati tordi e spigole per le loro tavole. Se a qualcuno può interessare: bisogna arrivare al XVII secolo per vedere pubblicata in Roma "l'Uccelliera" di Giovanni Pietro Olina filosofo, teologo, dottore in legge e naturalista (1585-1645 date incerte) che qualcuno sostiene sia una riedizione del " Il canto degl' augell" di Valli Antonio da Todi, pubblicato a Roma nel 1601 e il rimprovero per l'Olina è di non averlo ammesso nel testo. Nel 1622 venne pubblicato a Roma, per i tipi di Andrea Fei il volume " L'Uccelliera ovvero il modo di prendergli, conoscergli, allevarli e mantenergli" L'importanza di questo volume risiede nel fatto che l'Olina si cimentò in quello che si ritiene il primo tentativo programmatico di repertorio ornitologico nella storia della scienza. I° edizione a Roma 1622, II° edizione 1684, nel 1930 furono stampate 300 copie numerate, Ha sopravvissuto abbastanza per non essere più protetto dai diritti di copyringht e diventare di pubblico dominio, si tratta di una copia digitale di Google, un testo difficile, dato il linguaggio volgare che per me non è facilissimo. Es. Modo di servirsi D'vno Storno, per pigliar gl'altri per aria. Pigliafi vn Spago di cinque palmi in circa, quello fi lega bene ftretto alla coda d'vno storno, inuifchiandolo diligentemente tutto, eccettuato vn palmo preffo a detto uccello;........