Allora dico la mia sul calcio. Sino alla passata stagione venatoria non ho mai dato importanza più di tanto alla questione, anche se tra i molti fucili con cui ho sparato in 37 anni, solo uno, il Cosmi del 2010 in calibro 20 è configurato con calciatura personale. Dato che d'estate, ogni tanto vado al tiro ed amo sparare anche col piccolo calibro, visto le pressioni delle cartucce e il rinculo sostenuto con temperature calde ed i 28 gr. utilizzati al percorso nonchè all'elica, compro un gilet con applicazione alla desidera di calciolo in gel con spessore di circa mezzo cm. Con questo ammortizzo il rinculo e dò, a questo motivo, alcuni miglioramenti sul tiro, visto che farò solo 10 serie l'anno ininfluenti al miglioramento della tecnica. A caccia il gilet lo uso solo ad ottobbre e con il freddo il giaccone pesante e la minore reazione dell'arma allo sparo rendono inutile ogni accorgimento antirinculo. Col 20 mi trovo meglio del 12 con risultati di abbattimento più costanti soprattutto nei tiri di stoccata eppure il calcio del 12 è lungo poco più di mezzo cm rapporto al piccolo e pieghe al nasello e tallone identiche. L'unica differenza è il vantaggio. Il 12 è dritto il 20 ha un leggero vantaggio destro. Il confronto tra le 2 armi l'ho fatto più volte al campo di piattello ...... inutile dirlo, col 20 allo stesso percorso facevo 18/19 col 12 un paio di piattelli in meno. Dovendo fare il calcio nuovo, prendo la scheda che mi fece Cosmi del 20 e faccio fare un calcio con misure identiche ....... musica cambiata, ora col 12 supero facilmente i 20 piattelli, quindi si sono invertite le parti come giustamente deve essere viste le caratteristiche migliori del calibro maggiore.
Riguardo le misure del calcio che cambiano in base agli indumenti indossati, lo spessore anti recoll del gilet annulla in caso di abbagliamento leggero il gap con quello pesante, mentre credo che il vantaggio non venga modificato.
Ovviamente queste piccole differenze o meglio accortezze, sono fondamentali per un tiratore che mira a prevalere in campo sportivo, mentre quasi ininfluenti per il cacciatore, anche se in alcuni contesti, come per esempio in quell'unico occasione concessa all'alba con visibilità minima sulle 3 garganelle che curano la tesa, avere un'arma configurata il più possibile sul proprio corpo, permette di far carniere pieno, invece di star a raccontare di non aver fatto in tempo a mettere le canne addosso se non ad una papera sola.
Ovviamente un buon f" manico " avrà gratificazione in ogni situazione venatoria e non farà caso alla causa dell'unica padella giornaliera, ma non si tratta solo di padelle, ma anche di reattività nell'ingaggio col bersaglio che spesso non permette neanche il tiro.
Parlo per esperienza personale, prima mai mi ero posto 'sti problemi, e forse non lo sono tutt'ora, ma, nonostante le garganelle non manchino al mio chiaro, mi piace sapere di essere sempre nelle migliori condizioni possibili per affrontare i selvatici che si presenteranno a tiro ( ma anche fuori dello stesso ... per molti
), ed inutile negarlo che le stesse condizioni sono ricercate da tutti, altrimenti non si cercherebbero sempre cartucce migliori in base al clima ( per rimanere in tema topic ), o canne con la strozzatura adeguata alla location e sevatico insediato.
L'amico Centro, seppur relazionandosi con la tastiera in maniera spesso sbagliata rapporto a come fà lo stesso ma " ad visum ", ha molte ragioni dalla sua, se volessimo considerare la riuscita del tiro come una giusta alchemia tra abilità e mezzo necessario al raggiungimento dello scopo. Ovvio poi che il tordarolo pugliese delle 4 o 5 padelle giornaliere iene pò fregà de meno, a quello laziale invece interessa assai di più, perchè le occasioni sono minime ed alla prima padella subentra poi la condizione psicologica che fà sbagliare le altre 2 ed ultime della giornata.Oppure vogliamo affermare che il carniere non conta ?