Buonasera. Stamane ho ritentato uno spollo dalle mie parti, ma nei canonici qiundici minuti tra le 06,40 e le 06,55 (da me mattinata nuvolosa) non son passati che una manciatina di bottacci. Anche i colpi uditi in zona non sono stati molti e se a tanto si assommano un paio di fucilate maldestre che han fatto unicamente feriti, tornare a casa con soli tre tordi nella cacciatora lascia (in una giornata libera da impegni pomeridiani) il desiderio di tentare un'altra sortita, stavolta al rientro, per non restare come quello che dopo il pranzo avverte necessità di quel qualcosa che regali il gusto a un palato rimasto fino ad allora scipito. Stavolta vado snello. Cartuccera piena e manciatina di cartucce nelle tasche. All'arrivo nessuna presenza, sono le quindici e trenta, immagino che un posto vuoto, anche se in giorno feriale, non possa regalare che avare presenze di selvatici. La prima mezz'ora si risolve nell'attesa che, schiavizzata dal vizio, mi fa sorseggiare ampie boccate di caffé e "tirate" di chesterfield blu. Alle 16,00 primo bottaccio alto, cinque minuti dopo altri tre sempre ad alte quote, poi ancora un altro. Ci vorrà ancora un quarto d'ora per vedere i primi "turdis" entro i trentacinque metri. abbattuti i primi due mi accorgo che in altro punto gli uccelli sorvolano reiteratamente una chioma più in basso della mia posta. Ancora tordi, due, quattro, un paio singoli. Con un traversone ne colpisco un altro che termina in una rogara. Il gioco dura poco, dalla parte opposta del filare di piante qualcuno ha deciso di far legna (a quest'ora !). Motosega a cannone e Giuseppe che cala nella valletta prospiciente è un tutt'uno. Adesso con la nuvolaglia annotta prima nell'orario consentito. Un tordo passa rasoterra e io non certo abituato al tiro stile quaglia in entrata devo farlo passare abbattendolo con tiro posteriore. Un altro è un colpo del re che fa cadere la preda poco dietro le spalle, poi una padella, un merlo che neppure riesco a mirare e, ma solo alla fine, nella classica forma affusolata, un bottaccio ben rapido che abbatto con un colpo estremamente fortunato. Carniere non eccezionale ma portato a casa con quei colpi che preferisco e nell'ambiente che amo. Nel bar, mentre ritualizzo un gaudente ritorno a casa con quel caffé che richiamerà l'ultima sigaretta della serata, sento alle mie spalle: "vedi Nina (la mamma a sua figlia) questo signore è cattivo perchè spara agli uccellini" (tono serio). Non pronuncio verbo ma il viso della signora trasecola quando il mio sguardo, in maniera inoppugnabile, perentoriamente, la manda ... in quel luogo profondo, umido e buio di umana espiazione.