La caccia da appostamento fisso
Premessa
Da sempre caccia tradizionale del territorio bresciano e bergamasco (dove affonda radici secolari), nel corso degli anni s’è sviluppata anche nel resto delle regioni del centro-nord Italia.E’ una forma di caccia (qualcuno, non a torto, la paragona a una forma d’arte) molto specialistica che presuppone una stretta simbiosi tra il cacciatore e l’ambiente naturale, poiché comporta una cognizione precisa delle abitudini della fauna migratoria (nonché della sua alimentazione) e una conoscenza approfondita della vegetazione e delle risorse di cui l’ambiente dispone. Il cacciatore capannista svolge la propria attività in modo costante nell’arco dell’anno, sia per la preparazione del sito di caccia che per l’allevamento degli uccelli utilizzati come richiami. Possiamo tranquillamente affermare che la caccia da appostamento fisso, è un insieme di specializzazioni che fanno del capannista un cacciatore ma anche un coltivatore e un ornitologo-allevatore (per non parlare delle nozioni di meteorologia). Oltre alla forte specializzazione è richiesto parecchio tempo a disposizione e molta pazienza. La volontà e lo sforzo di selezionare una batteria di buoni richiami e di farlo con le proprie forze e cognizioni, cercando di conciliare la tradizione con le tecniche più moderne, è la sfida più importante per il capannista.
La struttura dell’capanno
Generalmente i classici appostamenti fissi di caccia alla migratoria si presentano come una struttura di alberi (solitamente a semicerchio) intorno ad un capanno di varia forma, spesso mimetizzato con arbusti e rampicanti. Gli alberi che formano il semicerchio sono piante di buttata principali, adeguamente potate nel corso dell’anno, alcune delle quali alla sommità sono completate con secconi (in bresciano sono chiamate “bròche”) per favorire l’appoggio dei migratori (in particolare fringillidi, tordi sasselli e cesene). Tra una pianta e l’altra vengono poste delle pertiche orizzontali (le “filaròle” in bresciano) con funzione di posatoi (particolarmente gradite ai merli e ai bottacci). Dalla base degli alberi al capanno si sviluppa la cosiddetta “piazza”, che è mantenuta ad erba e nella quale generalmente vengono collocati bassi cespugli di essenze gradite alla migratoria (fitolacca, ginepro, alloro, ecc).
Riassumendo quindi, nella struttura di un appostamento fisso, possiamo individuare tre spazi principali: gli alberi di buttata con i secconi e le pertiche orizzontali, la piazza e il capanno.
Alberi di buttata: generalmente vengono utilizzate piante che non hanno foglie troppo grandi, in maniera da evitare che la migratoria si nasconda dalla vista del capannista. Per la stessa ragione nel corso dell’anno il capannista procederà alla potatura e allo sfoltimento degli alberi, avendo l’accortezza di non sfoltire eccessivamente le piante. Le piante normalmente utilizzate sono il Rovere, la Roverella, i Pioppi, i Faggi, le Robinie e anche diverse piante da frutto come il Ciliegio (anche quello selvatico), il Pero, Il Melo e in taluni casi pure l’Ulivo (che benché cresca molto lentamente ha il vantaggio di avere foglie piccole e soprattutto le gustose olive tanto ricercate dai Turdidi). I secconi, ovvero i grossi rami privi di foglie che vengono issati sulle piante (utilizzando spesso appositi pali) sono generalmente fatti sporgere nella parte superiore degli alberi ma possono anche essere collocati in modo isolato e piantati direttamente in terra. Generalmente vengono utilizzati allo scopo essenze come il Faggio, il Rovere, il Noce oppure il Castagno, ovvero legni che hanno come caratteristica importante la durevolezza (in moda da non essere costretti a sostituirli ogni anno). In aggiunta ai secconi vengono utilizzate le pertiche, ovvero rami o polloni di pochi anni di Castagno, Robinia oppure Frassino, con diametro di qualche centimetro, sistemati orizzontalmente in maniera che dal capanno siano visibili contro il cielo.
Capanno: costruito in vario materiale (cemento, legno oppure pannelli di materiali isolante) solitamente viene mimetizzato con rampicanti o altri arbusti che, una volta potati, producono getti mantenuti piegati e aderenti al capanno fino a farlo avviluppare completamente. Generalmente si utilizza l’Edera, la Vite selvatica, il Caprifoglio o la Vitalba e ultimamente, anche il Lauroceraso.
- IL BIANCOSPINO
- IL SAMBUCO
- LA FUSAGGINE
- L’EDERA
- IL BAGOLARO
- IL CAPRIFOGLIO
Piazza: tenuta a erba rasata vi si possono mettere a dimora delle essenze sempreverdi che, a seconda dell’adattabilità all’ambiente, possono essere coltivate a cespuglio. La loro funzione è quella di rendere meno spoglia la piazza e restituirle quella naturalità gradita alla migratoria. Generalmente si utilizza il Ginepro, la Fitolacca, il Bosso e il Biancospino.Questa Pagina è stata scritta da Diego
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