Re: Dal DELTA DANUBIO ultimissime
Anche questo è Caccia
Oggi, domenica 13 dicembre 2009, mi son svegliato alle solite ore 4 pur non dovendo andare a caccia e, gustato il primo caffè bollente, esco in veranda sul barcone galleggiante in Delta del Danubio.
Fa un freddo terribile, infatti la colonnina segna -9°, e spira un vento da Nord a circa 25 km/h.
Han sentito i miei rumori il mio cucciolone drahtthar Kon, che viene con andamento infreddolito a salutarmi, e il guardiacaccia Lucikà salutandomi con una fumante tazza di tè.
Parlottiamo un po’ e decidiamo di uscire, per far un giro nella intera Riserva controllando le postazioni e cercando di scoprire dove si sian rintanate le anatre, intorno alle 8 ma usando la barca con motore da 40 hp altrimenti non riusciremmo ad entrare nei diversi chiari.
Dovete sapere che il Danubio tutto, delta incluso, è molto pericoloso per le correnti sott’acqua oltre che per il letto, parecchio sconnesso e diverso, che crea con l’aiuto del vento onde improvvise. Bisogna esser sempre vigili e dotati di un motore parecchio veloce e potente per l’abbisogna.
Alle 8,15, vestito di un imbottito e tecnico che neppure sulle Alpi adotto, partiamo imboccando il canale che ci condurrà a Nord verso il primo dei 4 grandi laghi. Appena giunti inizia il beccheggio sul nostro lato destro con spruzzi d’acqua che ci investono bagnandoci mentre tagliamo il lungo lago verso i primi chiari. Bagnati ma non ancora infreddoliti stiamo per entrare nel primo chiaro che al nostro rumore si involano un centinaio di canapiglie con una decina di germani. Faccio segno a Lucikà di fermarsi e tornar indietro senza disturbare oltre. Così infatti accade andando verso l’altro chiaro. Appena imboccato l’ingresso tortuoso tra le canne alte noto qualcosa di strano al centro del chiaro. Al rumore del motore un grosso uccello aveva sbattuto le ali un paio di volte rimanendo li. Comunico il fatto a Lucikà che, incuriosito e a motore al minimo, si avvicina rivedendo lo sbattito di ali ed un maestoso uccello che tenta di alzarsi. Rimaniamo sbalorditi nel vedere questa scena e questa stupenda creatura che per la terza volta ritenta ricadendo ancora in acqua trattenuta per una zampa da una rete di pescatori: un’aquila marina.
E ora che facciamo ? Come la liberiamo ? Lucikà, tranquillo e pacato come suo solito, estrae un coltello a scatto dalla tasca e mi dice: io tengo barca vicino tu taglia rete zampa.
Facile da dirsi ma l’amico non voleva collaborare continuando a innalzarsi ed allungare il becco verso di me.
Lucikà mi suggerisce di lasciarlo fare che si stancherà ed allora io dovrò tagliare la rete da entrambi i lati della zampa impigliata.
Infatti, dopo 7 tentativi continui e minacciosi, l’aquila desiste e quasi annegando si lascia andare galleggiando sull’acqua. Mi sdraio sul fondo della barca, infilo il braccio nell’acqua ghiacciata e con un colpo deciso taglio il primo lato. L’animale, sentita allentare la presa, collabora innalzandosi e tirando fuori l’altro lato della rete a cui era ancora impigliato. Colpo forte e deciso a mezz’aria e lei, maestosa va su prendendo il vento, cantando quasi a salutarci. Ero felicissimo per quello che siam riusciti a fare tanto da non sentire subito il freddo al braccio e alla gamba destra entrambe inzuppate d’acqua. Guardo Lucikà per dirgli di continuare il nostro giro che lui mi dice: meglio barcone se nò tu febbre e finita caccia.
E’ stata una bellissima giornata.