Re: CALENDARIO VENATORIO VENETO 2011-2012
Ricorso al Tar contro i cacciatori
IL CASO. Nel mirino il calendario venatorio
Le Associazioni protezioniste attaccano Venezia perché non è stata ridotta la stagione a scapito delle specie a rischio estinzione
24/07/2011 E-MAILPRINT
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Sono numerosi in provincia gli appassionati della caccia
«Il calendario venatorio appena approvato dalla regione Veneto è illegittimo perché non ha tenuto minimamente conto di una direttiva Europea e di una legge dello Stato, che prevede limitazioni consistenti per le specie in difficoltà e pertanto agiremo in sede amministrativa con un ricorso al Tar per farlo sospendere».
Le Associazioni protezionistiche imbracciano il codice e il portavoce Renzo Rizzi annuncia le vie legali per contrastare la decisione regionale. «Analizzando il contenuto del nuovo calendario venatorio - aggiunge - si nota subito che come sempre a rimetterci è la fauna selvatica, il calendario, non ha sicuramente quello stile di rispetto faunistico, che ci impone la situazione attuale di criticità e rischio di estinzione in cui versano molte specie di animali».
Da quest'anno, insistono i protezionisti, si sarebbe dovuto prevedere l'obbligo da parte dello Stato ed ancor più delle Regioni, di vietare la caccia nei periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli selvatici e l'obbligo di mantenerne o riportarne le popolazioni ad uno «stato di conservazione soddisfacente», mentre in realtà non è avvenuto.
In sostanza, Rizzi pone l'accento sul fatto che la Regione avrebbe dovuto ridurre la stagione di caccia e proteggere molte specie di uccelli, prima cacciabili, ora a rischio di scomparire. «Invece per salvaguardare gli interessi della potente lobby dei cacciatori - analizza -, si rinvia l'intento del legislatore, che auspica un modo diverso di interpretare la caccia, dove lo spirito guida sarebbe quello di "riempire i cieli " ed abbandonare molte modalità barbare ed anacronistiche». «La Regione, di qui l'azione legale al Tar, - attacca Rizzi - non rispettando le direttive e le leggi, continua a non tenere conto dell'importante documento dell' Ispra per la stesura dei calendari, continua a ritenere cacciabili specie a rischio come il combattente, la moretta, la canapiglia, la pernice bianca, la tortora selvatica e altre ancora, a testimonianza che nei fatti nel mondo degli appassionati di Diana non esiste interesse alla tutela dell'ambiente e delle specie più a rischio. E le cose vanno peggio quando si insiste a volere aumentare la durata della stagione da settembre a febbraio, invece di prevedere l'apertura il 1° ottobre e la chiusura verso il 20 gennaio come previsto dai documenti dell'Ispra». Per questo le Associazioni protezioniste si dicono "costrette" a cercare giustizia al Tar del Veneto nel tentativo di limitare le specie cacciabili.
«Gli animali selvatici, specialmente nel Vicentino dove più alto è il numero dei cacciatori - conclude Rizzi - sono costantemente sotto assedio. Le associazioni dei cacciatori, coadiuvate dai politici di riferimento, sono all'offensiva per arraffare l'ultima tessera o l'ultimo voto. È uno spettacolo poco edificante, che porta ad esempio un assessore della provincia pagato con denaro pubblico a diventare costantemente "il sindacalista dei cacciatori più estremisti" ».
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