[h=1]Regione Lombardia – censimento richiami vivi a rischio “farsa”[/h][h=3]L'Eurodeputato Zanoni scrive al Governatore della Lombardia[/h]di redazione | 14 marzo 2013
GEAPRESS – L’ultimo intervento ove si è saputo di anelli manomessi è stato comunicato proprio ieri dalla Polizia Provinciale di Lecco (
vedi articolo GeaPress).
Ora il censimento dei richiami vivi disposto dalla Regione Lombardia. Secondo l’On.le Zanoni, la regione deve prestare la massima attenzione per gli allevamenti che potrebbero nascondere addiritture piccole associazioni illecite dedite all’apposizione di anelli identificativi da destinare ad uccelli catturati illegalmente. Per questo l’Eurodeputato del Gruppo ALDE (Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa) e vice Presidente dell’Intergruppo per il Benessere degli Animali al Parlamento europeo, ha chiesto chiarimenti al Governatore della Lombardia Roberto Maroni in merito alla banca dati dei richiami vivi detenuti dai cacciatori.
La Giunta regionale della Lombardia, con deliberazione numero IX/ 4036 del 12 settembre 2012, ha infatti indicato uno schema per la predisposizione di un database che contenga tutte le informazioni relative ai richiami vivi detenuti dai cacciatori lombardi, sia di cattura che di allevamento, al fine di garantire la corretta applicazione della Direttiva Uccelli 2009/147/CE.
Zanoni vuole però sapere se la partecipazione al censimento dei cacciatori che detengono i richiami vivi sia facoltativa o obbligatoria. Nel caso tale partecipazione è poi facoltativa occorre verificare se le Province potranno in futuro fornire richiami vivi ai cacciatori che non comunicano i dati relativi ai richiami in loro possesso. Zanoni ha inoltre chiesto quale sia la metodologia utilizzata per la rilevazione dei richiami vivi oltre che la data entro la quale l’operazione dovrà essere completata.
Di non secondaria importanza è sapere se il futuro database debba contenere le informazioni precise relative ai richiami vivi tanto di cattura, quanto di allevamento, detenuti dai cacciatori lombardi, con l’indicazione della provenienza. In altre parole dell’impianto che li ha ceduti, della data di cessione per quelli di cattura, dell’allevamento che li ha ceduti e della data di cessione anche per quelli di allevamento.
Viceversa, commenta Zanoni, tale censimento rischia di trasformarsi in una “farsa”.
Zanoni si chiede a questo proposito quali siano i controlli previsti per accertare la veridicità delle dichiarazioni, oltre che le sanzioni eventualmente previste.
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La partita dei roccoli deve chiudersi velocemente – ha concluso Zanoni – .
Dopo la sentenza numero 2341/13 del 17/01/2013 della Corte di Cassazione che ha riconosciuto il reato di detenzione incompatibile per i richiami vivi detenuti nelle gabbie anguste (
vedi articolo GeaPress)
usate dai cacciatori si deve mettere la parola fine agli impianti di cattura. L’unico modo per evitare di violare Direttiva Uccelli e per non rischiare sanzioni europee, oltre a fare in modo che non ci sia una pioggia di condanne di maltrattamento per i cacciatori, è quella di vietare per sempre l’uso dei richiami vivi».