Mimmo è troppo buono.
Anzi no.
Ha perfettamente ragione: siamo stati un GRANDE gruppo, in tutti i sensi.
Dal momento che mi capita di frequentare persone in varie realtà differenti, non riesco a smettere di stupirmi come solo tra cacciatori si possa sempre entrare in istantanea sintonia, come è successo anche 'stavolta.
Sarà spirito di sopravvivenza? Può darsi, ma a me piace così....
Ed infatti siamo stati benissimo, tutti ragazzi (si dai, sotto i 60 sono ancora ragazzi.....) simpaticissimi ed appassionatissimi.
Non ce ne sarebbe stato bisogno, ma Mimmo, per farci familiarizzare da subito, decide di caricarci in 5 sulla sua Q7 che, sebbene sia un macchinone, non è che in 4 di dietro si stia proprio comodi: le mie costole e la mia schiena hanno ringraziato, eppure le quasi 5 ore di "tour turistico" sono volate...
Una volta raggiunto il "pontone", così viene chiamato il barcone che ci ospita, mi rendo conto che l'eccitazione di tutti per la prima cacciata dell'indomani mi ha contagiato e, ciliegina sulla torta, scopro che avrò un "servente" d'eccezione: Mimmo Tursi..in persona!
E' così che, stabilite le coppie, le postazioni di destinazione, gli orari di partenza, l'assegnazione di fucili e cartucce, ci dedichiamo ad una leggera cena a base di spaghetti al nero di seppia (di ricetta barese, ma preparazione spagnola) e ad un assaggino di maiale dello zingaro.... L'adrenalina tiene svegli, ma è necessario ritirarsi nelle brande, l'indomani la sveglia suonerà alle 3.30.
Dopo un'abbondante colazione, finisco di vestirmi e si parte. Fa freddo. Molto freddo... e durante il tragitto in motoscafo, lo si sente tutto.
Mi è toccata la postazione denominata "Bracconiere George", un chiaretto circondato da un canneto, a sua volta circondato da chiari, canali e canneti: in poche parole, il Delta del Danubio!
Siamo in anticipo e le voci di uccelli e i rumori di voli ci tengono compagnia da subito, il nervosismo sale, anche in Mimmo che, pur senza fucile, ci tiene moltissimo a farmi divertire.
Pronti-via, ne sbaglio subito due da fermo. Poi andrà un pochino meglio, ma gli episodi salienti della giornata sono quelli che mi hanno portato ad incarnierare 4 oche selvatiche. Le mie prime oche.
Mimmo lo sapeva che ci tenevo, ed era più felice di me, quando ci sono riuscito.
Perdonatemi, ma ora vi toccano i dettagli.
La prima occasione capita su tre esemplari, Mimmo si raccomanda: "Stai fermo, immobile, ti dico io quando..."
Al "Via!" mi alzo, porto il fucile davanti alla prima e lascio la botta.. l'oca si gira per aria e cade.. io la guardo incredulo.. la mia prima oca... stavo in stato di contemplazione che viene immediatamente interrotto da: "Stefanooo! Che ca**o fai? Tira, tira all'altra!!!" (immaginate la frase precedente con un marcato accento barese... :mrgreen: ). Si, ciao... l'occasione di doppiare la preda era già sfumata. Amen. Mimmo è magnanimo e mi perdona subito.
Le successive sono due, solite raccomandazioni, al "Via!" mi alzo con molta più calma e cadono entrambe.
Il "Bravo!" di Mimmo vale una medaglia.
La quarta, se possibile, è di ancor maggiore soddisfazione, perché in quel momento Mimmo era già andato a terra me la sono guadagnata da solo. Bene.
Alle 12.30 decido di averne abbastanza e chiamo per farmi venire a prendere. Purtroppo non riuscirò a recuperare un bellissimo maschio di codone, che risulterà l'unico abbattuto nell'intera gita.
Al ritorno al pontone, già gongolante di mio per il risultato ottenuto, scopro di essere stato l'unico ad aver abbattuto delle oche, con ovvie ripercussioni positive sul mio "Ego", che, se avesse potuto, non avrebbe esitato a mostrare i bicipiti per la soddisfazione..
Dopo esserci rifocillati con un'ottima Chorba (zuppa) di pollo, e dopo aver riflettuto su quanto sarebbe stato saggio riposare, ci metto una frazione di secondo a farmi convincere ad uscire di nuovo. A piedi, direttamente giù dal pontone. Destinazione: sconosciuta. Sono in coppia con Franco e gironzoliamo a bordo di un canale, fino ad inoltrarci in un bosco allagato che, nel momento in cui gli alberi si diradano, lasciando scoperti dei bellissimi chiari d'acqua, ci accorgiamo essere ben popolato dalle nostre amiche.
Dopo qualche fucilata, suggerisco a Franco di rientrare prima che faccia buio, perché non sono certo di ricordare la strada che avevamo fatto. Infatti. Ci perdiamo. Dopo venti minuti di stivalate in un bosco allagato che sembrava sempre uguale (all'andata non si fece più di cinque minuti) mi sto veramente preoccupando, tra poco sarà buio, ma per fortuna sento in lontananza il rumore di una barca a motore che ci indica dove sta il Danubio. In direzione opposta rispetto a quella che stavamo percorrendo. Tiro un sospiro di sollievo e rientriamo alla base, dove ci attende una doccia calda e una cena a base di tagliatelle alla barese e "bollito misto di solo maiale" [rire.gif]
Intanto i venti dai quadranti settentrionali stanno rinforzando e l'esperienza di George, il proprietario del pontone nonché organizzatore delle cacciate, gli fa temere per la possibilità di poter cacciare la mattina seguente: il pericolo che i chiari possano ghiacciare è più di un'ipotesi.
In realtà gli unici ad avere problemi siamo io e Franco, proprio per colpa del ghiaccio, e Paolo e Fabio (la nota coppia Bocchini-Felici :roll: ), a causa di un'imboccata negli stivali di quest'ultimo, che li costringe ad un veloce rientro al pontone. Anche io e Franco siamo, nostro malgrado, costretti a chiamare per farci venire a prendere ed alle 7.30 torniamo, sconfortati, al pontone. Ma la giornata è ancora lunga e ci riorganizziamo velocemente per uscire di nuovo, a piedi, verso l'allagato della sera prima. Stavolta io e Franco ci portiamo anche una rete mimetica e 9 stampi. Per non farci mancare proprio nulla, mi prendo un nuovo spavento a causa di un tuffo di Franco, il quale, incurante della mia preoccupazione, non vuole rientrare: si resta e si caccia, e che diamine!
Mi arrendo alla sua determinazione e ci appostiamo in un piccolo chiaro sgombro dal ghiaccio. Ci rendiamo conto subito di aver indovinato la postazione, dal momento che i germani sono numerosissimi e veniamo, inoltre, letteralmente aggrediti dalle alzavole. Cacciamo due ore e mezza realizzando un bel carniere, anche inaspettato direi, arricchito da un'oca abbattuta da Franco. Ora si pone un nuovo problema: "Frà, come ca**o ce li riportiamo tutti 'sti animali??" Stipiamo all'inverosimile il sacco... finché si tratta di trascinarlo sull'acqua, nessun problema, ma una volta giunti a terra mi devo far forza e chiamare George che ci venga ad aiutare. Grazie George!
Un'ottima chorba non è sufficiente per farmi riprendere dalla fatica fatta e, comunque soddisfatti dell'esito della mattinata, si decide di non cacciare il pomeriggio. Una mezza giornata di riposo è proprio necessaria anche perché quel matto di Franco non vuole sentire ragioni: domani si torna dove siamo stati stamattina. Le mie flebili lamentele sulla difficoltà di raggiungere il posto, a causa di acqua, fango e ghiaccio e, soprattutto, sulle difficoltà del ritorno appesantiti dalle probabili prede, vengono spazzate dal suo entusiasmo e quindi il programma per il giorno seguente è già bello che fatto.
La cena ci riserva degli ottimi spaghetti alla carbonara e delle polpettine che mi ricordano i cevapcici, solo un poco più grandi, fatti con carne di maiale e di cinghiale: eccellenti!!!!!
Dal momento che la mattina seguente non avremo trasferimenti in motoscafo, la sveglia viene spostata dalla 3.30 alle 5.00... meno male....
Partiamo con calma, alle prime luci, in modo da non attraversare il bosco allagato al buio, e ci rendiamo conto che sarà ancora più dura del giorno prima: è tutto ghiacciato ed è necessario avanzare lentamente, rompendo il ghiaccio con le gambe, passo dopo passo, una faticaccia....
Troviamo un chiaretto sgombro e ci appostiamo. Siamo un po' meno nascosti di ieri, le anatre volano poco e sono molto diffidenti. Inoltre ci sono meno alzavole che ci avrebbero certamente consentito di tirare di più. Aggiungo, per onestà, che il freddo e la stanchezza mi hanno molto condizionato nel tiro e non ho sparato come si deve. Alla fine mi mancheranno 7-8 uccelli che andavano presi comodamente. E vabbè....
Il ritorno è un supplizio, il ghiaccio rotto la mattina si è ovviamente richiuso e si deve fare tutto da capo. Arrivo sul pontone stremato, poso fucile e sacco con le anatre abbattute e mi butto a terra. Escono Mimmo e Andrea-Duckhunter a prendermi per il culo. Andrea vuole "contarmi" come un pugile al tappeto e Mimmo commenta: "Ho perso un amico, questo non ci torna più sul Danubio..." [rire.gif]
E' finita, l'ultimo sforzo consisterà nel rendere onore ad un pranzo a base di spaghetti aglio olio e peperoncino ed ai petti di anatra impanati... ma che buoni!!!!!!
E' ora di chiudere i bagagli, gradevolmente appesantiti dai ricordi di una "tre giorni" meravigliosa, in un ambiente meraviglioso, insieme ad amici meravigliosi, praticando la caccia che ci piace di più, insidiando le meravigliose anatre del Delta del Danubio.
Termino dicendo che ha ragione Mimmo, quando dice che il numero dei capi non conta. Ho sempre letto, in passato, in questa frase un po' di riserbo per giornate andate fin troppo bene o un po' di pudore per giornate andate malino: nulla di tutto ciò invece. Sono certo che se avessi abbattuto il doppio, o la metà delle anatre che ho preso, nulla sarebbe cambiato nelle emozioni e nei ricordi che mi riporto a casa.
E' il momento dei saluti e dei ringraziamenti, non senza un po' di malinconia.
Grazie a Mimmo, a Paolo e Fabio, ad Andrea, a Michele, Roberto e Angelo, grazie al mio nuovo "socio" Franco e a Luigi che mi ha tenuto sveglio tutta la notte di sabato (messaggio privato per Sandro: al suo confronto sei un dilettante della russata!!!). Grazie a George, a Lucika ed a tutto lo staff del pontone. Grazie, infine, al Danubio, accogliente e generoso.
Alla prossima amici miei, vi abbraccio tutti.
S.