Germani in volo..Era la mia prima stagione di caccia, di anatre ne avevo viste ben poche e sempre a caccia chiusa; era già passato un mese e mezzo e, seppur non avessi ancora visto un selvatico, continuavo a praticare questa caccia appagandomi semplicemente delle emozioni dell’alba e del tramonto trascorse in un ambiente cosi mistico com’è la palude.

Era una giornata molto ventosa, la corrente da sud andava aumentando e il tramonto sarebbe venuto prima, viste le caratteristiche delle nuvole che sopraggiungevano, anticipando la perturbazione che non avrebbe tardato a giungere portandoci un bel po’ di pioggia.

Caricai il mio 48 AL calibro 20 con delle corazzate rimaste a mio padre dai tempi che furono, qualche vecchia Rotweil e qualche Winchester.
Come tutte le sere sistemai gli stampi con cura e mi preparai per un altro emozionante tramonto, riparandomi con la giacca dal fastidioso vento sempre più sostenuto. Come previsto iniziò prima del solito a far buio, osservavo la direzione dalla quale potevano arrivare le anatre considerato il vento forte, il fruscio fra le canne era assordante, il vento le faceva fluttuare da una parte all’altra, erano alte sull’orizzonte e limitavano la mia visuale per gran parte dello specchio d’acqua.

Proprio mentre fissavo una parte di quel canneto, ecco uno sparuto numero di animali sorvolarlo poco più in alto, per tentare, dopo poco, una discesa a pelo d’acqua cercando di evitare il forte vento, così vigoroso da farle quasi rimanere ferme in aria. Le anatre provavano a superarlo con battiti d’ali alternati. Era un branchetto di 8 animali, non avendone mai viste prima di allora, credevo si potesse trattare di gallinelle (a pensarci ora ci rido sopra ) anche perché non erano di grossa dimensione e perché, prima di allora, avevo visto solo gallinelle e folaghe, oltre alle tante anatre viste in altri luoghi in compagnia di mio padre nei periodi di passo primaverile. Guardando i loro movimenti il dubbio mi assalì, decisi di sparare, avevo però perso il momento giusto e le anatre stavano compiendo un giro largo, probabilmente sarebbero rivenute, per gli stampi, ma l’inesperienza e la fretta mi portarono a sparare. Dopo il primo colpo, andato a vuoto, gli animali s’impennarono e, preso il vento di spalla, sparirono in pochi secondi, sparai altri due colpi quando stavano compiendo l’impennata, ma chissà dove andarono a finire le mie schioppettate !

Solo dopo gli spari capì che non si trattava assolutamente di gallinelle, d’altronde come potevano essere gallinelle, volavano in quel modo e poi erano in branco ! Ricordando la mole dei selvatici e il loro comportamento posso affermare ora che si trattasse di alzavole. Il rimorso d’aver mandato via le prime anatre della mia vita iniziava a pesare, anche se in quel momento mi sentii felice: era comunque la mia prima esperienza.
Ricaricai il fucile con le mani ancora tremanti dall’emozione, aspettai ancora ripassando continuamente i fotogrammi del mio primo incontro con i becchi piatti, nonostante” la padella“ non ero rammaricato, non tanto. Dopo meno di 5 minuti tornarono 3 alzavole, questa volta però erano più alte, le vidi girare, aspettai, ma, probabilmente, poichè si erano accorte di qualche mio movimento, compirono una netta virata prima di arrivare bene a tiro. L’emozione e l’ingordigia di accaparrarmi almeno un capo così pregiato mi fecero comunque sparare 2 colpi, ma anche questi andarono a vuoto, in un paio di secondi le alzavole da pochi metri risalirono in verticale come dei reattori e sparirono dalla mia visuale, a differenza della prima sparata, iniziai ad innervosirmi, non per non averle prese, ma perché erano passate lontane infastidite dal mio movimento di preparazione allo sparo. Caricai ancora, dopo qualche minuto, ne tornarono altre due, entrarono a pelo d’acqua e con le ali a “coppo” tentarono la planata contro vento prima degli stampi, sparai, una si staccò, l’altra, come le precedenti, in pochi secondi, preso il vento in poppa, salì nel cielo e scomparve dal mio campo visivo. Ero felicissimo, finalmente ne avevo presa una ! Ricaricai e aspettai trepidante. Dopo qualche minuto tornò un’alzavola, probabilmente quella scampata poco prima, arrivò vicino al punto in cui era caduta la precedente e si posò prima che potessi spararle; la vegetazione, se pur bassa, mi impediva di vederla, avrei dovuto aspettare, ma anche questa volta, la fretta, maledetta fretta, mi portò a sparare in quella direzione, dove l’avevo vista posarsi; l’alzavola invece, in planata sull’acqua, si era posata qualche metro più in là e dopo la fucilata partì in verticale e scomparve, sparai ancora un colpo,ma nulla, era troppo veloce con il vento a favore e io,emozionato, confuso, estasiato, sicuramente avevo sbagliato ancora.

Il mio compagno di caccia appostato un po’ più in là, venne nella mia direzione incuriosito dagli spari, mi raggiunse e affannosamente mi chiese a cosa avessi sparato. Gli raccontai tutto, anche se l’emozione mi fece pronunciare solo poche confuse parole… così che, mio malgrado, fui costretto a ripetergli il tutto più di una volta. Era felice per me, gli indicai il punto di caduta, insieme cercammo di scorgere l’alzavola, ma nulla. Accidenti, sembrava una maledizione ! A distanza di tempo, e con un po’ di esperienza in più, posso tranquillamente affermare che nel modo in cui cadde l’alzavola era sicuramente ferita e sarà entrata nella fitta vegetazione poco distante per ripararsi, andando inevitabilmente persa, visto che allora non avevamo ancora un cane, dovetti rinunciare a quel capo, così prezioso per un novello della caccia alle anatre. Ritornai a casa, mio padre stava uscendo per andare al solito ritrovo serale con gli amici cacciatori, gli raccontai tutto per filo e per segno, con l’emozione che si può immaginare. Ricordo che cercava di trattenersi dal ridere, ma dopo un po’ scoppiò in una risata fragorosa e mi disse: “Eh, le tarseddre su veloci sai”.
Da vecchio cacciatore di acquatici ben comprendeva il mio stupore quando gli raccontavo che in tutte le situazioni, dopo il primo sparo, le alzavole s’impennavano veloci come dei razzi e sparivano in pochi secondi.

Poi mi chiese: “ Hai finito le cartucce vero? ”. Sorrisi … così anche lui. Con un ultimo sguardo di complicità, fra di noi non servivano molte parole, ci salutammo, lui era felice per me.

La sera a casa continuai a raccontargli tutto, riuscii a convincerlo a farmi ritentare anche l’indomani prima di andare a scuola, non fu capace di dirmi di no, si raccomandò che tornassi prima della scuola. Mi svegliai molto prima del solito, anche perché quella notte non chiusi occhio.
Arrivai trafelato, ma le alzavole non si videro, ovviamente ! Andai a scuola e per tutto il giorno,così come in seguito, pensai a quelle sagome e alle emozioni che mi avevano regalato.

Questo fu il mio primo incontro con le anatre, una situazione del genere non mi è ancora ricapitata, mai più alzavole kamikaze !!!

Che dire …? La fortuna del principiante !!!