Ciclo Riproduttivo e Biologia
Dopo la metà di agosto nascono le giovani larve che si nutrono a spese delle piante colpite e, in seguito, costruiscono il classico nido nel quale si rifugiano per superare l'inverno. In primavera riprendono a mangiare e, quando sono divenute mature (pronte cioè ad imbozzolarsi e compiere la metamorfosi), escono dal nido e scendono a terra formando la classica processione, da cui deriva il loro nome, si interrano a 5-15 cm. di profondità e si imbozzolano. Il loro ciclo biologico inizia in luglio-agosto, quando le farfalle, che non si nutrono neppure e vivono solo due giorni, dopo essersi accoppiate generano da 150 a 200 uova, avvolgenti a spirale due aghi di pino. Verso la fine d'agosto fuoriescono in gruppo le piccole larve, che cominciano a rodere gli aghi più teneri. Ciascuna colonia impara presto ad abbozzare una ragnatela di fili sericei, all'interno della quale depositare i propri escrementi. Nella fase successiva anche gli aghi più duri vengono in parte aggrediti e la ragnatela diventa quasi un sacchetto pieno di palline verdi e nere. In ogni caso il nido è completato soltanto alla fine di settembre. A forma di grossa pera rovesciata, compatto e resistente, idrorepellente e isolante termoacustico, non può essere praticamente distrutto da nessun animale. E' anche dotato di tramezzi con camere intercomunicanti di vario tipo, disposte a raggiera, e collegate all'apertura centrale situata in alto. Al sopraggiungere dei mesi freddi le larve, a riposo, formano un unico groviglio compatto. Poi, a primavera, quando all'esterno la temperatura tende a stabilizzarsi sui 6-7 gradi, più o meno verso la metà di marzo, esse ricominciano a nutrirsi abbandonando il proprio pino. Agganciate una all'altra, in processione, si arrampicano sugli alberi vicini, per poi tornare al nido seguendo un filo di seta lasciato precedentemente. E' curioso ricordare che l'individuo di testa è comunemente di sesso femminile. A fine aprile, inizio di maggio, le larve sono mature; abbandonato il nido si dirigono al suolo e s'interrano. Come molti bruchi di farfalla cominciano a tessere un bozzolo intorno a sé, fino a trasformarsi in crisalidi verso i primi di giugno. Le crisalidi, di colore bruno rossiccio, sono riconoscibili dalla presenza di due uncini sul guscio. La sarabanda ricomincia in luglio quando, quasi simultaneamente, dalla terra sbucano le farfalle pronte all'accoppiamento. Durante il giorno stanno in alto, nascoste sui tronchi, e volano con la luna ai margini dei boschi. Ovviamente, da ciascuna femmina, nascerà una nuova colonia. Ci sono annate in cui intere pinete vengono distrutte. Possono allora essere aggrediti anche i larici o i cedri dei parchi. Un perfetto meccanismo di sopravvivenza fa sì che una parte delle crisalidi rimanga inerte sottoterra, per poi attivarsi nel luglio successivo, oppure in caso di condizioni avverse, fino a quattro anni dopo! Nelle zone ove la temperatura salga oltre i trenta gradi o si abbassi fino a quattro gradi sotto zero, le uova non sopravvivono. Ciò deve avvenire con una certa frequenza, per superare le difese dell'insetto. Se fino ad ora potete aver provato persino un po' di ammirazione nei confronti di questo essere, così tenacemente attaccato alla vita, continuate a leggere e probabilmente cambierete idea…
Interventi consigliati
- Gennaio/Febbraio - Nei mesi di Gennaio/Febbraio, cominciano ad uscire dal nido una alla volta ed in fila indiana, giunte sui rami provviste di foglie, si sparpagliano e divorano gli aghi, quindi rientrano nel nido seguendo un filo di seta lasciato come guida all’andata. E` in questo periodo che la Processionaria risulta particolarmente pericolosa a causa del secreto urticante che secerne, il quale provoca dermatiti notevoli, allergie, lesioni agli occhi, alle mucose ed alle vie respiratorie con conseguenze che in alcuni casi possono essere di assoluta gravita`.
- Marzo - In questo periodo le larve "adulte" escono dal nido definitivamente e scendono in "processione" per andare ad incrisalidarsi nel terreno.
- MaggioAvviene l'interramento delle larva che pervenuta ad una profondità di alcuni centimetri si trasforma in Crisalide. Il tempo necessario per la metamorfosi e` di circa un mese.
- Luglio - La farfalla emerge dal terreno. Lo sfarfallamento dura circa un mese: le farfalle si accoppiano deponendo le uova, all'apice dei rametti più alti: la femmina depone le uova tutte in una volta, in media da 70 a 300.
- Agosto/Settembre - In questo periodo avviene generalmente la schiusura delle uova, cioè da 30 a 45 giorni dopo lo farfallamento. Le larvette iniziano a spostarsi sui rami e rimanendo tutte vicine cominciano a cibarsi con le foglie (aghi).
- Ottobre - Le larve tessono una ragnatela consistente formando il nido invernale ed indi alloggiandovisi sino a Febbraio - Marzo.
Cosa Danneggia
L'insetto attacca prevalentemente esemplari di
Pinus nigra e
Pinus silvestris, ma può danneggiare anche altri Pinus (P.
halepensis, P.
pinea e P.
pinaster),più raramente P.
strobus, eccezionalmente i
Larix e i
Cedrus. Le infestazioni di processionaria interessano soprattutto le piante poste in aree soleggiate e si manifestano spesso con fluttuazioni graduali delle popolazioni, il cui culmine si presenta circa ogni 5 -7 anni. Raramente il danno prodotto da questo insetto sulle specie ospiti è tale da pregiudicarne la sopravvivenza. Gli alberi colpiti presentano defogliazioni più o meno accentuate, risultano indeboliti e quindi maggiormente soggetti ad ulteriori attacchi di parassiti (per es. scolitidi). Più gravi sono invece i problemi connessi alla presenza dei peli urticanti sul corpo delle larve a partire dalla 3^ età. A seguito del contatto diretto con le larve oppure in conseguenza della dispersione dei peli nell'ambiente, si registrano reazioni epidermiche e reazioni allergiche (soprattutto in soggetti particolarmente sensibili). A livello delle prime vie respiratorie, le reazioni infiammatorie possono essere particolarmente consistenti in occasione di inalazioni massive che non di rado si verificano tra il personale addetto alla manutenzione del verde non adeguatamente protetto.
Come si Combatte
La lotta contro questo insetto (resa obbligatoria, con un Regio Decreto degli anni 30 e modificata nell’aprile 98) può essere attuata su due fronti: uno meccanico e l'altro con un
intervento microbiologico o
chimico. Nel secondo caso si può intervenire tra settembre e ottobre, utilizzando
Bacillus thuringiensis var.
Kurstaki o
Diflubenzuron o
Esaflumeron contro le giovani larve prima che queste costruiscano il nido invernale.
La lotta alla processionaria è obbligatoria su tutto il territorio nazionale ed è regolamentato dal D.M. 17 aprile 1998. Per prevenire le infestazioni è bene evitare la messa a dimora di conifere del genere Pinus (in particolare di Pinus nigra) ad un'altitudine inferiore ai 500 metri s.l.m. e, in ogni caso, nelle zone particolarmente colpite dal parassita. Per la lotta alla processionaria occorre intervenire in diversi momenti dell'anno.
- In inverno (indicativamente tra dicembre e l'inizio di febbraio): è il periodo in cui ci si accorge della presenza dell’insetto, quando sono ben visibili sulla chioma, soprattutto nelle porzioni esterne, i nidi formati dalle larve. Altrettanto ben visibili sono le "processioni" che si osservano sui tronchi, sull’erba, sul selciato nel periodo primaverile che precede il loro interramento nel suolo. Attenzione però: la massima pericolosità dell'insetto coincide con il periodo immediatamente precedente all'apertura del nido. In questa fase occorre accuratamente evitare ogni contatto con le larve, altamente urticanti; pertanto, se da un lato è di fondamentale importanza, ove tecnicamente possibile, , tagliare e bruciare i nidi larvali, dall’altro occorre operare con la massima cautela adottando adeguate misure protettive. Il taglio dei nidi riduce la pressione esercitata dall’insetto, ma non abbatte completamente l’infestazione.
- A fine estate (indicativamente nella seconda metà di settembre): è il momento di effettuare 1 – 2 trattamenti alla chioma con preparati microbiologici a base di Bacillus thringiensis var.kurstaki. Dosi di 100-150 grammi di prodotto diluiti in 100 litri di acqua forniscono ottimi risultati nei confronti delle larve di prima e seconda età. Dosi superiori (fino a 300-350 g/hl di acqua) sono indispensabili nel caso di trattamenti su larve più grosse. Gli interventi vanno eseguiti nelle ore serali e in assenza di vento, avendo cura di bagnare la chioma in maniera uniforme. Trattandosi di un prodotto biologico, ha una limitata azione nel tempo ed è facilmente dilavabile; pertanto, in caso di forte infestazioni o di piogge successive al trattamento, è bene eseguirlo nuovamente dopo 4-5 giorni. Si ricorda che Bacillus thuringiensis è del tutto innocuo per l'uomo, i vertebrati e gli insetti utili in genere. Risulta quindi particolarmente interessante per l'impiego in ambiente urbano.
Mezzi complementari di lotta sono inoltre costituiti dalle
trappole a feromoni sessuali per la cattura massale dei maschi adulti. In parchi e giardini pubblici si consigliano 6-8 trappole/ettaro, distanti tra loro 40-50 metri, posizionandole nei punti più soleggiati; nelle pinete vanno collocate ogni 100 metri lungo il perimetro e le strade di accesso. L'installazione deve precedere di poco lo sfarfallamento degli adulti quindi, a seconda delle condizioni ambientali, va effettuata a partire dalla metà di giugno. Vanno fissate ad un ramo in posizione medio-alta e sul lato sud-ovest delle piante. Gli interventi messi in atto contro la processionaria non possono tuttavia evitare il ripresentarsi in futuro di nuove infestazioni, pertanto non sono in grado di abbattere completamente la popolazione dell'insetto. Al contrario, devono perseguire l'obiettivo di contenerne per quanto possibile la diffusione e, di conseguenza, l'azione dannosa.
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14lug2011 Postato in:
Lotta biologica,
Parassiti Autore: Gianni
Gli insetticidi e i pesticidi, si sa, sono dannosi e pericolosi per la nostra salute e per l’ambiente e ridurne o eliminarne l’impiego sarebbe un bel passo in avanti per tutto l’ecosistema. In alcuni casi questo è possibile non solo adottando prodotti di origine naturale che presentano un ridotto o scarso impatto ambientale ma anche utilizzando tecniche di difesa contro i parassiti delle piante che sfruttano in modo intelligente alcune caratteristiche degli insetti. Rientrano in questa categoria le trappole chemiotropiche, le più diffuse delle quali sono le trappole ai feromoni.
Sono dette chemiotropiche le trappole che sfruttano gli odori per attrarre e catturare gli insetti dannosi per le piante. Questi odori possono essere quelli emessi dal cibo o molto più spesso quelli di origine chimica detti feromoni. I feromoni sono sostanze chimiche volatili di origine organica emesse dagli insetti per comunicare con i loro simili informazioni relative a funzioni vitali come il sesso, il cibo, la difesa e altro. Queste sostanze, specialmente quelle legate all’attrazione sessuale (è l’argomento preferito anche tra gli insetti…), sono in grado di essere percepite dagli insetti anche a grandi distanze e sono quelle più impiegate nelle trappole chemiotropiche.
Gli enormi progressi compiuti dalla biochimica hanno portato a identificare un migliaio di feromoni sessuali, molti dei quali resi riproducibili per sintesi dalle moderne tecniche e utilizzabili quindi nella realizzazione delle trappole. Bastano pochissime quantità di questi feromoni per attrarre un gran numero di insetti in un ampio raggio di azione. Non solo: i fermoni hanno anche il grandissimo vantaggio di essere altamente selettivi, rappresentano cioè un attrattivo solo ed esclusivamente per le specie che li emettono e non coinvolgono in nessun modo altre specie come per esempio quelle degli insetti utili.
Con queste sostanze, inserite in appositi contenitori, si possono mettere in atto diverse strategie come la confusione sessuale (che forse merita un post dedicato), il monitoraggio e la cattura massiva. Per quanto riguarda il monitoraggio, le trappoel chemiotropiche sono molto usate per esempio nei frutteti e nei vigneti (ma anche nelle serre) per valutare il numero dei parassiti e quindi l’entità dell’attacco e per eventualmente pianificare altri tipi di intervento. Contando infatti con buona frequenza (ogni due o tre giorni) il numero di insetti catturati dalle trappole si è in grado di stabilire il tipo di intervento da fare e quando farlo. Per monitorare un area con efficacia occorrono 3 o 4 trappole per ettaro che andranno sostituite al massimo dopo tre settimane. Non si pensi che il monitoraggio sia meno importante della cattura massiva, anzi: mediante questo approccio è possibile ottimizzare razionalizzare i trattamenti da effettuare, rendendoli più efficaci e riducendoli drasticamente con un notevole risparmio in termini economici ma soprattutto del rispetto ambientale, visto che altrimenti le sostanze impiegate verrebbero utilizzate senza sapere con esattezza l’entità dell’attacco in atto e quindi stando alti con le dosi; con questo approccio poi le sostanze pericolose possono essere sostituite con maggiore efficacia dagli antiparassitari naturali che di solito rimangono attivi per poco tempo e, grazie al monitoraggio effettuato con le trappole, sapere quando è il momento migliore per agire è un vantaggio che porta a notevoli risultati. I feromoni disponibili per il monitoraggio sono più di un centinaio.
Oltre al monitoraggio le trappole chemiotropiche vengono impiegate anche per la cattura massiva. Il numero di trappole da sistemare aumenta considerevolemente e devono essere realizzate senza l’impiego delle colle che di solito si trovano nelle trappole da monitoraggio. Il motivo è molto semplice: dopo pochissimo tempo la superficie appiccicosa verrebbe ricoperta dagli insetti catturati e la trappola perderebbe la sua efficacia. Per risolvere questo problema vengono utilizzate delle trappole a forma di imbuto che convogliano i parassiti attratti dal feromone all’interno di un apposito contenitore, in genere un sacchetto. La cattura massiva non è sempre la soluzione migliore da adottare perché non si può applicare a tutti i casi ma risulta un metodo con alte probabilità di successo se impiegato per specie che prevedono particolari comportamenti, come lo sfarfallamento anticipato degli esemplari maschi rispetto alle femmine, o la scarsa mobilità delle stesse femmine. Il metodo funziona molto bene contro la processionaria, il rodilegno e la mosca dell’olivo.
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