La fine delle starne Giovà è stato l'abbandono dei territori a ridosso delle montagne, una volta l'agricoltura e l'allevamento benche duri permettevano la vita di quelle famiglie, non agiata, ma sufficiente, era una agricoltura variegata, grano, orzo, patate, grano saraceno, mais, sorgo e questo era l'habitat ideale delle starne e dei lepri, poi ci fu la caccia sociale aperta a tutti, piu che il lungo rinculo a 8 botte, furono le maggiori possibilità economiche dei cacciatori di fine anni 60/70 alcuni erano proprio quelli che erano scappati da quella vita grama ed avevano fatto un pò di soldi nelle citta, le autostrade, le strade e le macchine che facevano abbreviare i tragitti a scopo ludico fecero il resto.
Mio padre mi raccontava che nelle aperture degli anni 50/60 partivano dai Castelli Romani sul cassone dei 615 Fiat della vendemmia seduti sui banchetti de legno delle cantine, come i talebani :mrgreen:, non c'era l'autostrada Roma L'Aquila era tutta Tiburtina ci voleva un giorno solo per arrivare, dormivano sotto al cassone del camioncino, bazzicavano la zona di Calascio e Rocca Calascio avevano dei cani di razze indefinite e tornavano dopo 3-4 giorni pieni di starne e lepri, ho delle foto eccezionali, credo che si divertivano un mondo, ormai sono morti quasi tutti.
Ho visto un documentario su Caccia e Pesca TV dove si parlava della starna autoctona in quelle zone, alcune brigate di starne nei parchi nazionali si salvarono e tutt'ora sono monitorate e tenute d'occhio dai cacciatori di quelle zone con l'aiuto delle Università, ma a quanto pare non riescono ad uscire dalle criticità per la consanguineità, prima o poi dovranno immettere quelle dell'est per cercare di farle riprodurre.
Certo, i cambiamenti nell'agricoltura e nell'habitat sono stati determinanti, non discuto, e l'aumento del numero dei cacciatori e della loro mobilita' della quale fai menzione deve essere stati pure un fattore molto negativo. Io non sono stato mai un cacciatore di stanziale in Italia, se non in qualche riserva, dove fagiani e lepri erano comuni. Le starne le vidi per la prima volta da ragazzino in una riserva sulla Cassia, vicino Monterosi, cacciando illegalmente dal punto di vista della Repubblica Italiana, ma non da quello del proprietario della riserva e del suo guardiacaccia che accompagnavano Papa' e me. Io cacciavo col tronchino Beretta cal. 24. e la fortuna volle che mi partisse un'enorme brigata di starne da sotto i piedi con un fragore di ali e di ce-gre', ce-gre', ce-gre' che mi fece perdere la ragione ed avventare la schioppettatina del tronchino in mezzo a quel ben di Dio senza toccare neanche una penna. Ancora mi ricordo come bruciava la delusione e l'umiliazione della padella. Papa' invece ne prese diverse, da altre brigate. Mi consolai della padella e dalla "purga" (non mi parti' a tiro piu' niente, mentre i "grandi" presero fagiani, lepri e starne) il pomeriggio tardi dove, nel laghetto di Monterosi, visibile dalla vecchia Cassia, catturai nove grossi boccaloni.
Le vidi poi dove ho gia' scritto, sugli altopiani fra Leonessa ed Amatrice, mentre venivano letteralmente massacrate in un'apertura/tritacarne da gruppi di ternani con fucili automatici e raffiche di fucilate serrate. A momenti finii quasi impallinato quando una quaglia volo' nella mia direzione ed uno dei forsennati le sparo' ad altezza d'uomo, e la rosata, dopo aver abbattuto la quaglia, si disperse nel terreno a un paio di metri da me. Aggiungo che l'agricoltura locale era ancora come quella che descrivi tu, e la zona collinosa/pianeggiante a pasture, campi di grano e pezzi di macchia era l'ideale per le starne. Ma dopo quell'apertura non credo che di starne ne fossero rimaste abbastanza. E dalle e dalle se scassano pur' 'e metalle... Sono sicuro che scene del genere avvennero in tutta Italia--e a quei tempi non c'erano limiti di carniere. E spesso anche starnotte grandi poco piu' di una quaglia finivano nei carnieri nel corso dell'apertura unica alla fine di Agosto. Ne ho visto le foto su riviste di caccia di allora. Non vogliamo darne la colpa soltanto alla caccia? Forse no, ma di certo la caccia fu il colpo di grazia dopo che il "progresso" gia' aveva intaccato profondamente le popolazioni di questo meraviglioso gallinaceo.
L'agricoltura del Montana--dove ero io, era esclusivamente a grano. Due raccolti annui, winter wheat e spring wheat. C'era sempre abbastanza cibo per le starne, che oltre al grano si cibavano anche di altri semi e piante. D'estate consumavano un gran numero di cavallette e grilli, ambedue abbondantissimi che fornivano loro sia proteine che quel po' d'acqua che contenevano. La zona era arida, e spesso andavano a bere in qualche laghetto artificiale o depressioni del terreno allagate dal disgelo della neve la cui acqua durava fino alla fine dell'estate. Le ungheresi, molto piu' resistenti al freddo e alla neve delle starne mediterranee, furono importate nel West alla fine dell''800 e al principio del '900 e non ci furono piu' ripoopolamenti, ma si moltiplicarono a macchia d'olio. Resistevano ai durissimi inverni a 40 e anche 50 sottozero seppellendosi la sera in gruppi di una dozzina o piu' uccelli sotto la neve, accoccolati fitti fitti insieme. Il cibo lo trovavano nei campi di stoppie, lasciato dalle mietitrebbiatrici. La neve li' e' finissima, come borotalco, ed il vento scopre larghe espansioni della campagna piatta come un biliardo, per accumulare muri di neve rimossa dai campi lungo siepi e contro abitazioni, stalle e garages.
Ad ogni modo, qualunque siano state le ragioni della quasi-estinzione della starna italica, e' un vero peccato che sia scomparsa da tanti posti dove era stata abbondante fino agli anni '60.
Tornando all'automatico, perche' adesso ce ne sono in giro piu' delle doppiette e sovrapposti? Non so da voi, ma un buon automatico (da lavoro) da noi costa molto meno di un buon sovrapposto o di una buona doppietta, se si escludono automatici di lusso, magari con "ricami" di bulino, e intarsi d'oro. Un ottimo Remington 11-87 costa intorno ai 900 dollari. Un sovrapposto Browning Citori costa da 2000 a 2500 dollari. La mia doppiettina di Isidoro Rizzini ("parente povero" dell'altro Rizzini, il maniaco del .410), la Iside cal. 20--il modello piu' economico--m'e' costata 1700 dollari. Un automatico turco nuovo di zecca lo porti a casa per 400 dollari. E mi dicono che anche questi fucili a buon mercato sparano e durano altrettanto bene ed a lungo quanto i piu' costosi. Non mi meraviglio che ci siano in giro piu' automatici che sovra o giustapposti a due canne. Il terzo colpo e' la ciliegina sulla torta per tanti. Una cosa che non capisco e' come in un paese dove la raccolta dei bossoli esplosi e' obbligatoria, pena grosse multe, uno voglia cacciare con un automatico. Io in Italia non vorrei neanche gli eiettori automatici in un basculante. Come fate a trovare tutti i bossoli che schizzano via da un automatico? Avete un cane da riporto che li trovi nell'erba fitta e nella macchia? Io ancora mi ricordo di quando cacciavo in botte a Fogliano e tutti i bossoli che, scaraventati in acqua dal Browning automatico del mio amico o da quello di suo padre se ne andavano via galleggiando dritti in acqua...
Qui (per ora) non e' obbligatorio raccogliere i bossoli. Io cerco di trovarli se caccio su un terreno altrui, ma solo se li vedo subito, e se non devo preoccuparmi di trovare una tortora caduta prima di pensare ai bossoli. Confesso che sui miei terreni li lascio in terra. Tanto verranno quasi tutti seppelliti durante la prossima aratura. Comunque, adesso che caccio le tortore con la Rizzinella non me ne devo piu' preoccupare. Ne ho ordinata una con estrattori manuali. I bossoli non schizzano via quando la apro.
Domanda per chi caccia i tordi senza cane con l'automatico: come fate a trovare il terzo tordo o persino il secondo tordo ucciso se fate una tripletta? Quando cacciavo i tordi o qualsiasi altro uccello col sovrapposto in Italia, il secondo colpo lo sparavo soltanto se avevo fatto padella col primo. Se passavano due uccelli e ne abbattevo uno col primo colpo, non avendo un cane da riporto lasciavo perdere il secondo e tenevo gli occhi fissi sul punto di caduta dell'uccello abbattuto, e camminavo diritto verso quel punto. Se c'e' una cosa che mi dispiace e' perdere un uccello abbattuto. Ancora fino all'anno scorso, con l'automatico e tre colpi a disposizione, se mi passava un branchetto di tortore a tiro e ne abbattevo una, smettevo di sparare per non ucciderne due e lasciarne una alle formiche, alle cornacchie e agli avvoltoi.
E se i primi due colpi facevano soltanto buchi nel'aria (e a tortore succede spesso), di certo una tortora sbagliata due volte e' gia' nella contea confinante alla mia...
L'unica eccezione che faccio a queste regole autoimposte e' quando tiro alle cornacchie. Tanto non le recupero.