PROCESSO AL GRAN PREMIO:
Sono tre i casi da analizzare oggi. Il primo riguarda gli
pneumatici che non reggono: il riferimento non è tanto al degrado eccessivo delle mescole quanto ai tre problemi del fine settimana, uno a Hamilton in qualifica e ben due a Massa in gara. Il secondo evento da mettere sotto giudizio è
il comportamento della Ferrari con il DRS di Alonso: aveva senso rimetterlo in pista e farglielo di nuovo attivare per poi dover compiere un letale secondo pit stop ad un giro di distanza dal primo? E’ davvero giusto, quindi, parlare di sfortuna quando una parte meccanica si rompe? Terzo e ultimo caso vede protagonista
Sergio Perez: il pilota della
McLaren ha ingaggiato un duello in famiglia con Button dagli esiti potenzialmente letali per il team. Hanno fatto bene a non dargli nessun ordine di scuderia? E lui si è comportato in modo leale?
CASO 1: gomme troppo fragili?
ACCUSA. Se in un fine settimana si contano tre gomme distrutte ed in almeno un paio di casi non si ha la più pallida idea delle motivazioni, significa che c’è un problema di notevole entità per il costruttore di pneumatici. La Pirelli deve darsi una regolata. E’ ingiusto criticarli per aver portato in pista delle gomme bizzose quanto a resa, perché questo è ciò che gli ha chiesto la
FIA (in accordo con i team!). Ma sulla sicurezza e sulla correttezza dei risultati non si devono trovare attenuanti.
DIFESA. Se ci sono dei detriti in pista che la direzione gara decide di non togliere, non si può incolpare il fornitore di pneumatici. Se il tracciato presenta delle zone a lato dei cordoli che mettono a rischio la tenuta delle gomme, la colpa è degli organizzatori del GP! La
Pirelli non deve essere sotto accusa. E’, semmai, parte lesa in quanto soggetta ad un calo di immagine nonostante non abbia colpe. In ogni caso,
Paul Hembery ha già spiegato che la gomme di Massa sarà prontamente analizzata per individuare eventuali anomalie. Cosa chiedere di più?
CASO 2: DRS sulla Ferrari di Alonso
ACCUSA.
In Ferrari parlano di sfortuna nera per la rottura del DRS sulla
F138 di
Alonso dopo pochi giri del
GP del Bahrain 2013. Ma siamo sicuri che vada vista così la questione? Quelli di
Maranello insegnano che se la macchina di Vettel si rompe, non è sfortuna ma è colpa della
Red Bull che non ha messo in pista una vettura perfetta. Perché l’ala mobile posteriore dovrebbe essere una componente che esula da questo ragionamento? C’è dell’altro, poi: come mai dopo il primo pit stop hanno rimandato in pista
Alonso consentendogli di riattivare il
DRS? Dovevano impedirgli di usarlo, cautelativamente, almeno fino a quando non si fosse ritrovato a ridosso del secondo cambio gomme. E’ stata la seconda sosta dopo un solo giro dalla prima a far sprofondare lo spagnolo in fondo al gruppo ed a rovinargli completamente la gara! Diversamente, anche senza DRS, avrebbe potuto lottare comodamente per il podio.
DIFESA. Punto primo: il
DRS è una componente banale sulla quale non c’è nulla da fantasticare. Pertanto è del tutto legittimo parlare di sfortuna se il sistema si guasta! Punto secondo, il più spinoso: è facile parlare con il senno di poi. Dopo il primo pit stop pensavano di aver risolto il problema e quindi, logicamente, hanno detto ad
Alonso di riprendere ad utilizzare l’ala mobile. Diversamente, il pilota di Oviedo avrebbe avuto comunque molte difficoltà a districarsi dal traffico ed il risultato finale non sarebbe stato poi tanto diverso.
CASO 3: Lotta in famiglia tra le McLaren
ACCUSA. Qui non abbiamo bisogno di lanciarci in ragionamenti troppo complessi. E’ sufficiente usare, per l’accusa, le dichiarazioni di
Jenson Button:
“Ho avuto delle belle battaglie con tutti tranne che con Perez! E’ stato troppo aggressivo: ad oltre 300 km/h non ti aspetti di vedere il tuo compagno che si mette a fare a sportellate! Mi ha sorpreso e non credo di essere l’unico a pensarla così all’interno del team”. Sotto critica, però, non vogliamo mettere solo il comportamento di
Perez ma anche quello del team che ha lasciato liberi i suoi uomini di darsi battaglia senza lanciare nessun allarme via radio.
DIFESA. La parola per la difesa spetta ovviamente, in primis, a
Sergio Perez:
“Sono stato aggressivo tanto quanto lui lo è stato con me. Ammetto che forse abbiamo un po’ esagerato entrambi…”. Quest’ultima considerazione del messicano potrebbe sembrare una condanna per il comportamento della
McLaren. In realtà il team di
Woking merita solo applausi. Una volta tanto ci siamo goduti un bello spettacolo senza qualcuno che dal muretto si faceva deprimenti calcoli di altro tipo.