Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Crescono deprivazione e povertà nel Paese. E' quanto emerge dal Rapporto Istat-Cnel sul benessere equo e sostenibile. A causa della crisi economica degli ultimi cinque alcuni segmenti di popolazione e certe zone del Paese sono stati particolarmente colpiti sia dalla riduzione dei posti di lavoro (la percentuale degli individui in famiglie senza occupati è passata, tra il 2007 e il 2011, dal 5,1% al 7,2%), sia dalla diminuzione del potere d'acquisto, che tra il 2007 e il 2011 si è ridotto del 5%, prosegue la ricerca.
Fino al 2009, ciò non si è tradotto in un significativo aumento della povertà e della deprivazione grave (stabili al 18,4% e al 7% rispettivamente), grazie al potenziamento degli interventi di sostegno al reddito dei lavoratori e al funzionamento delle reti di solidarietà familiare. Con il perdurare della crisi, nel 2011 la situazione si è deteriorata, lo conferma l'impennata degli indicatori di deprivazione materiale; la grave deprivazione aumenta di 4,2 punti percentuali, passando dal 6,9% all'11,1%, preceduta da un incremento, nel 2010, del rischio di povertà (calcolato sul reddito 2010) nel Centro (dal 13,6% al 15,1%) e nel Mezzogiorno (dal 31% al 34,5%) e da un aumento della disuguaglianza del reddito (il rapporto tra il reddito posseduto dal 20% più ricco della popolazione e il 20% più povero dal 5,2 sale al 5,6), conclude la ricerca.
La crisi pesa anche al di fuori dello stretto ambito economico: è bassa la fiducia negli altri e nella politica, cala anche per le istituzioni; diminuiscono i reati ma aumenta il senso d'insicurezza; scende nettamente nell'ultimo anno la soddisfazione complessiva per le proprie condizioni di vita, passando dal 45,8% del 2011 al 35,2% del 2012.
E, ancora, la ricchezza culturale del Paese non è sufficientemente tutelata; aumenta la disponibilità del verde urbano ma resta grave il dissesto idrogeologico. Nel settore della ricerca le imprese rimangono ancora distanti dalla media europea; migliora l'erogazione dei servizi di pubblica utilità, ma le carceri sono sovraffollate.
In calo soddisfazione per la qualità della vita
Gli italiani tracciano un bilancio prevalentemente positivo della propria esistenza, ma le incertezze sulla situazione economica e sociale influenzano negativamente non solo i comportamenti, ma anche le percezioni. Fino al 2011, infatti, quasi la metà della popolazione di 14 anni e più dichiarava elevati livelli di soddisfazione, indicando punteggi compresi tra 8 e 10 (su una scala da 0 a 10). Nel 2012, però, osserva il rapporto Bes, i segnali di disagio, crisi e insicurezza hanno inciso significativamente anche sulla misura della soddisfazione complessiva. La quota di popolazione che indica alti livelli di soddisfazione per la vita nel complesso scende, infatti, dal 45,8% del 2011 al 35,2% del 2012.
Poca fiducia negli altri e famiglia prima rete di sostegno
La famiglia, tradizionalmente al centro della vita di relazione nel nostro Paese, continua a essere la più importante rete di sostegno e solidarietà, mentre cresce la diffidenza verso gli altri. Nel 2012, sono il 36,8% le persone di 14 anni e più che si dichiarano molto soddisfatte per le relazioni familiari; a questi si aggiunge un 54,2% che si dichiara abbastanza soddisfatto. Tuttavia, il carico del lavoro di cura che ne deriva, soprattutto per le donne, rischia di diventare eccessivo, anche a causa della carenza di alcuni servizi sociali. Nel 2009, quasi il 76% della popolazione ha dichiarato di avere parenti, amici o vicini su cui contare e il 30% ha dato aiuti gratuiti.
Lavoro, grave spreco di risorse accentuato dalla crisi
Un cattivo impiego delle risorse umane del Paese, soprattutto nel campo del lavoro femminile e fra i giovani. Il tasso di occupazione e quello di mancata partecipazione al lavoro, già tra i più critici dell'Unione europea a 27, sono ulteriormente peggiorati negli ultimi anni a causa della crisi economica. Il primo, nella classe 20-64 anni è sceso dal 63% del 2008 al 61,2% del 2011 mentre il tasso di mancata partecipazione è aumentato dal 15,6% al 17,9%. Quasi tutti gli indicatori di qualità dell'occupazione peggiorano e non solo per l'andamento congiunturale negativo. Se la costante incidenza dei lavoratori a termine di lungo periodo indica la persistenza in una condizione d'instabilità occupazionale, la crisi ha molto ridotto le possibilità di stabilizzazione dei contratti temporanei, soprattutto per i giovani (dal 25,7% del 2008 al 20,9% del 2011). Anche la presenza di lavoratori con bassa remunerazione (10,5%) e di occupati irregolari (10,3%) rimane sostanzialmente stabile negli ultimi anni, mentre cresce la percentuale di lavoratori sovra-istruiti rispetto alle attività svolte (21,1% nel 2010).
Sicurezza, calano reati ma italiani si sentono meno sicuri
Dagli inizi degli anni '90 è in atto una tendenza alla diminuzione dei reati, sia di quelli contro il patrimonio sia per quanto riguarda gli omicidi, mentre si registra un generale aumento del senso di insicurezza, soprattutto tra le donne. Per gli omicidi, i furti di auto e gli scippi il trend decrescente è stato continuo (dal 1992 al 2011 i tassi per 100.000 abitanti passano per gli omicidi da 2,6 a 0,9, per gli scippi da 100,2 a 29,1, per i furti di autoveicoli da 572,6 a 327,3). Per i borseggi il calo si è interrotto nel 1998 e negli anni successivi l'andamento è rimasto oscillante. Per i furti in abitazione, il trend è in crescita dal 2006, dopo la decisa flessione registrata fino ai primi anni Duemila. Sulla base dei dati recenti, nel 2011 borseggi e furti in appartamento sembrano essere nuovamente in crescita.
Salute, speranza di vita tra le più elevate nel mondo
La vita media continua ad aumentare e l'Italia è tra i Paesi più longevi d'Europa. Le donne, a fronte dello storico vantaggio in termini di longevità, che tuttavia si va riducendo, sono più svantaggiate in termini di qualità della sopravvivenza: in media, oltre un terzo della loro vita è vissuto in condizioni di salute non buone. Il Mezzogiorno vive una doppia penalizzazione: una vita media più breve e un numero minore di anni vissuti senza limitazioni. Le donne che risiedono in quest'area, a 65 anni possono contare di vivere in media ancora 7,3 anni senza problemi di limitazione nelle attività quotidiane, mentre per le loro coetanee del Nord gli anni aumentano a 10,4.
Servizi, qualità non sempre adeguata
In fatto di servizi garantiti agli abitanti, la realtà italiana offre un quadro di luci e ombre. La qualità dei servizi sociali non è sempre adeguata, anche se ha visto significativi miglioramenti nel tempo. La lunghezza delle liste d'attesa resta un ostacolo importante all'accessibilità del Servizio sanitario nazionale. D'altra parte, negli ultimi anni la quota di anziani trattati in Assistenza domiciliare integrata è raddoppiata e molti più bambini sono stati accolti in strutture pubbliche per la prima infanzia, anche se la quota di bambini che usufruisce di questi servizi è ancora esigua (il 14%). Il Mezzogiorno permane in una situazione peggiore del resto del Paese.
Giovani, aumentano i 'neet'. Al sud sono il doppio del nord
In Italia è aumentata la quota di Neet, ossia di giovani 15-29enni che non lavorano e non studiano, passando dal 19,5% del 2009 al 22,7% del 2011. Secondo il rapporto l'incremento è stato causato dalla ''crisi economica che ha colpito più duramente i giovani''. Tra l'altro, nel Mezzogiorno i Neet sono il 31,9%, ovvero il doppio della quota relativa al Nord (15,4%).
Ict, 54% popolazione naviga in rete ma sotto media europa
L'utilizzo di Internet è aumentato negli ultimi anni fino a coinvolgere il 54% della popolazione italiana, ma rimane 16 punti sotto la media europea. E' inoltre ancora marcato il 'digital divide' che non mostra di ridursi. Nello studio che traccia l'identikit del benessere equo e sostenibile si sottolinea infatti come il divario tecnologico ''che vede sfavorito il Mezzogiorno, gli anziani, le donne e le persone con bassi titoli di studio è ancora forte e non mostra segnali significativi di miglioramento''. E, ancora, i settori ad alta tecnologia coinvolgono il 3,3% degli occupati contro la percentuale del 3,8% in Europa e i lavoratori della conoscenza rappresentano solo il 13,3% degli occupati (contro il 18,8%).
Ambiente, qualche segnale positivo anche se persistono criticità
L'ambiente comincia a dare qualche segnale positivo, anche se persistono le criticità. Il benessere delle persone è strettamente collegato allo stato dell'ambiente in cui vivono, alla stabilità e alla consistenza delle risorse naturali disponibili. In Italia emergono segnali contraddittori rispetto alla qualità del suolo e del territorio: in particolare, aumenta la disponibilità di verde urbano (rispetto al 2000, nei capoluoghi di provincia sono fruibili 3,1 metri quadrati in più per ogni abitante) e delle aree protette, ma il dissesto idrogeologico rappresenta ancora un grave rischio naturale distribuito su tutto il territorio nazionale. A questo va aggiunto il rischio per la salute e per l'ambiente naturale dovuto all'inquinamento presente in diverse aree del nostro Paese, le quali devono essere sottoposte ad azioni di messa in sicurezza e risanamento. A riguardo sono stati definiti 57 siti di interesse nazionale da bonificare, per un totale di 545 mila ettari, ossia l'1,8% del territorio nazionale, continua la ricerca.
Beni culturali, in Italia sono ricchezza poco tutelata
Sul fronte del paesaggio e del patrimonio culturale l'Italia è un Paese ricco che però non ha cura delle sue ricchezze, spende troppo poco per preservarle e valorizzarle, non fa rispettare integralmente le norme che dovrebbero tutelarle. Unico dato consolante del Rapporto quello sulla consapevolezza degli italiani in materia, che è cresciuta negli anni e ha portato poco più di un quinto dei cittadini a preoccuparsi per il depauperamento di queste risorse.
Scuola, Italia in ritardo non offre istruzione adeguata a tutti
Istruzione e benessere vanno di pari passo, ma l'Italia, nonostante i miglioramenti conseguiti nell'ultimo decennio, non è ancora in grado di offrire a tutti i giovani la possibilità di un'istruzione adeguata. Secondo Istat e Cnel, perciò, è ''una priorità nel nostro Paese'' un miglioramento del livello d'istruzione e del livello di competenze che intervenga a ridurre le disuguaglianze territoriali e sociali e garantisca maggiori opportunità ai giovani provenienti da contesti svantaggiati.
Ricerca, imprese ancora distanti rispetto a media europea
L'Italia si distanzia notevolmente dai Paesi europei più avanzati in termini di ricerca e brevetti, ma si posiziona meglio in termini di propensione all'innovazione delle imprese. Il rapporto tra spesa per ricerca e sviluppo (R&S) e Pil è fermo a 1,3% a fronte di una media europea del 2% e un obiettivo del 3%. Più della metà della spesa è sostenuta dalle imprese, ma l'obiettivo europeo che prevede un significativo impegno dei privati nella ricerca è ancora distante. Anche il numero di brevetti è solo di 73,3 per milione di abitanti contro una media europea di 108,6.