Re: MIGRAZIONE PAVONCELLE
Giuseppe 1993 ha scritto:
gerry1961 ha scritto:
[quote="Giuseppe 1993":aegvw6qj]purtroppo nel 2013 rischia seriamente la chiusura questa caccia....
Ciao,eh già rischia sul serio la chiusura......questo veramente non lo capisco perché come anche i pivieri che sono protetti basta andare un metro dopoil confine che li ne fanno stragi ( video su caccia e pesca),se una specie é protetta lo deve essere dappertutto non solo in italia che tra l'altro sono in migrazione.Cosa serve a proteggere una specie in italia e poi all'estero ne abbattono a 100naia?????? La comunità europea dovrebbe risponderci in merito,penso,o mi sbaglio? I ns. buoni dirigenti delle associazioni venatorie cosa fanno?
In bocca al lupo
Gerry
il tuo è un ragionamento giustissimo, credo che lo pensano la maggior parte(se non tutti) dei cacciatori. l' UE dovrebbe fare leggi comunitarie sulla protezione e sulla cacciabilità delle specie migratorie. questo ovviamente non accade perchè ognuno si fa i fatti propri, e per quanto riguarda le associazioni venatorie italiane?? beh solo in italia sono delle associazioni che mangiano solo soldi e non se fregano di noi, sai perchè? perchè tanto i capi di queste associazioni hanno delle proprie zone private dove vanno solo loro e fanno quello che vogliano senza rispettare le regole, loro che se ne fregano di noi??? credo niente!!! [****.gif] [****.gif] [****.gif][/quote:aegvw6qj]
Piano, piano…
La prima indagine svolta dalla maggiore associazione venatoria nazionale, guidata da uno stimato biologo, Dott. Sorrenti, ha dato buonissimi risultati e le prospettive non sono così nere come dite voi.
Inoltre se iniziamo a gettare pessimismo in giro senza aver nessun dato concreto, ma solo il sentore, che questa caccia possa essere interdetta, perché gli animalisti ne urlano il pericolo di estinzione (come peraltro fanno con tutte le specie animale) ci diamo la zappa sui piedi da soli.
Io ho già detto altrove nel forum che questa specie è in aumento nel suo areale di nidificazione, tanto che nelle zone del bolognese/ferrarese/ravennate è ormai cosa comune trovare coppie nidificanti, cosa che fino a pochi anni orsono non era assolutamente visibile.
Altro dato di non poca importanza è rappresentato dal fatto che le popolazione nordiche in molte zone dell’Italia settentrionale sono solo migranti, e quasi non più svernante, a causa delle temperature rigidissime che caratterizzano gli inverni degli ultimi anni, ragione per la quale è possibile trovare al Sud Italia, ovviamente nelle zone paludose, una massiccia presenza di questo animale.
Altro fattore è l’ambiente: in Italia c’è stata, e c’è tuttora, una corsa forsennata alla bonifica di territori adattissimi a questo uccello, ragione per la quale si tende ad osservarne sempre meno, proprio perché le aree paludose sono spesso interdette alla caccia ed inacessibili, come, scusate ma la penso così, è giusto che sia.
Se andate in paesi ancora più a sud di noi vi renderete conto di quanto sia in salute questo volatile: vi porto solo l’esempio greco, dove la caccia alla pavoncella è comune e da ottimi risultati, proprio per via degli ambienti e del clima adatto allo svernamento.
In Olanda, in Francia, in Inghilterra, in Polonia, e in tutta la fascia NordEst Europea la pavoncella è nidificante, e basterebbe andare in quelle zone in primavera per rendersi conto dell’enormità di popolazioni che vi sono; l’Olanda ha eletto a simbolo nazionale la Lapwing, proprio per la sua presenza massiccia nei prati delle zone.
Ora, quello che vi voglio fare capire è che la difficoltà di caccia nelle nostre zone non ci deve portare all’equazione che la specie sia in via d’estinzione…no, assolutamente no!
Semplicemente sono variati i luoghi in cui le cacciavamo, le colture ad esempio.
Ecco, in relazione alle colture, avete notato che le pavoncelle le si possono osservare solo su alcuni prati di erba medica, mentre in altri non vanno??
Beh la spiegazione sta nei pesticidi che vengono sparsi che abbattono tutti gli invertebrati di cui queste sono golose.
Ecco, non è la caccia il male di questa specie, ma sono l’antropizzazione di zone prima naturali, e il massiccio utilizzo in agricoltura di mezzi meccanici e pesticidi.
E nonostante questo la specie non è in declino come molti animalisti, senza basi scientifiche certe, urlano ai quattro venti da qualche tempo.
Scusate se mi sono dilungato, ma ci tengo a questo animale.