giovannit. ha scritto:
Ti diro' che se non ci fossero gli orsi non sarebbe cosi' bello. Il fatto che ci siano e' una testimonianza della natura inviolata e selvaggia. Quando si vive e si caccia dove ci sono animali pericolosi si vive piu' a contatto con la natura. I nostri sensi sono sempre all'erta, si analizzano mentalmente rumori e il comportamento di altri animali non solo per poter trovare una preda, ma anche per non diventare una preda. Si fa attenzione a da che parte spira il vento, si guarda in terra per vedere orme e tracce, si fa attenzione a dove si mettono i piedi per non rompersi una gamba o finire nel fango molle e rimanerci (qui mica ci sono decine di cacciatori, fungaioli, contadini, ecc. Io spesso caccio un'intera giornata senza vedere nessuno), si diventa parte della natura in un modo che non avevo mai conosciuto altrove, e specialmente in Italia, dove la natura e' addomesticata. Qui se non pensi puoi perderti nella foresta, cadere in un crepaccio, affogare mentre guadi un fiume se metti i piedi in una buca o se cadi, scivolando sui ciottoli del fondo coperti di alghe viscide. E se ti prende un malore, addio.
Mia moglie si incavola sempre perche' prediligo cacciare da solo, sia a cervi che a anatre (le mie uniche cacce). E un paio di volte ho avuto qualche problema. Una volta ho "imboccato" (riempito gli stivali d'acqua gelida) mentre cercavo di tornare alla strada dopo che l'alta marea mi aveva bloccato la via del ritorno. Faceva venticinque sottozero, e se non fossi riuscito a trovare un percorso alternativo per tornare alla strada sarei morto assiderato. Ce la feci appena appena, a minuti dal perdere le dita dei piedi, che si erano quasi congelate. Potevo appena camminare perche' non mi sentivo piu' i piedi. Arrivato alla macchina mi tolsi stivali e calzettoni e piano piano col riscaldamento acceso riuscii a riguadagnare l'uso dei piedi. Ma sapessi il dolore quando il sangue comincia a circolare nelle estremita' quasi congelate!
L'anno scorso, a caccia di anatre, ho avvertito dei dolori al petto mentre sgambavo nel fango col saccone degli stampi, schioppo, cartucce, ecc. Pensavo che fosse dolore di stomaco. La settimana dopo, stessa situazione, ma dolori piu' forti, mancanza di respiro, giramento di testa, sudore freddo. E il cuore mi batteva impazzito in gola. Cio' nonostante sono arrivato al capanno. Poi a ritorno quasi non ce la facevo. La mattina dopo, dottore, elettrocardiogramma, ricovero d'urgenza a Anchorage, operazione al cuore il giorno dopo. Una settimana e mezza dopo, a caccia di cervi. Ho preso una bella cerva col fucile a avancarica e luminello, e l'ho trascinata fino alla strada. Da me.
Ma che ti devo dire, vivere e' meglio di morire, ma morire in un letto d'ospedale e' di sicuro peggio di morire ucciso dalla natura mentre si va a caccia.