Una voce piccola, la mia, che dietro i lombi della snella bretoncina, seguo le attese di un amico che vuole far incontrare, per la prima volta, le quaglie alla sua cagnola finora adatta solo ad incontrare fagiani e uccelli da riportare.
Il pratone alto di margherite, fave a perdere, ranuncoli ed erbaio nasconde gli intrighi di profluvi incoraggiati da un vento discreto da nord che fa seguito a una giornata piovosa (quella di sabato).
La cagnola s'impegna, in molti punti, a proseguire a balzi; la cerca diventa circospetta solo in qualche tratto del coltivo abbandonato. Nella prima punta, decisa, s'involano due gallinacei che scollinano superando un fosso di separazione di fondi. Si sceglie di mantenere la cerca sul pezzetto di territorio poiché lo si ritiene adatto a qualche altra presenza e al fatto che il vento gagliardo possa portare la possibile usta dritta alle canne del naso di Yuma.
Mezz'ora e ancora due incontri singoli con la bretoncina che, pur senza esperienza su questo selvatico, ha agito spesso d'iniziativa senza troppi indirizzi e incoraggiamenti di due miserabili bipedi ridotti a mediocri podisti campestri.
Dalle foto sbiadite dei nostri avi, con tanto di doppiette, che sugli arenili di primavera consumavano tempo e strologavano sui venti giusti per il passo delle "quaje" son passati almeno tre quarti di secolo.
La differenza non sta solamente nella contentezza per tre ferme garbate. Il resto può aggiungerlo ciascuno di noi.
......Sul far della sera squilla il telefono: "Pà, com'è andata Yuma ?" ..."Oggi voto sette ! "
Due sorrisi fanno fossette sulle facce e strusciano di soppiatto gli sguardi rapidi celati nel tramonto agreste.
" 'Nnamo Giò ?" ..." 'Nnamo !"