Oggi è 15 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

San Faustino - Martire

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..

San Faustino è un martire venerato come santo dalla Chiesa cattolica, patrono di Pontedera (PI).

Non si sa quasi niente della vita di questo santo. Le uniche cose certe sono che era un giovane, come dimostra la struttura delle sue ossa e che è vissuto da cristiano in un’epoca (presumibilmente il III secolo) in cui essere cristiani significava mettere a rischio la propria vita. Non è certo neanche il nome. "Faustus” potrebbe indicare uno dei tanti “lieti” di aver dato la vita per la fede.

Le sue spoglie furono estratte dal cimitero romano di San Ciriaco, nel 1660, e furono assegnate, dal Prefetto del Sacrario Apostolico, alla compagnia dei Santi Sebastiano e Rocco di Pontedera, detta dei "Bianchi". La domenica 8 agosto di quell’anno centinaia di "incappati" delle confraternite, insieme ad un enorme folle di fedeli, portò in processione la cassa delle reliquie arrivata da Roma la sera precedente.

In ricordo di questo evento la festa del santo fu fissata alla prima domenica di agosto. Ancor oggi gli anziani pontaderesi usano dire che la sera del sabato precedente bisogna far festa perché "arriva San Faustino".

Il 28 maggio 1801 il popolo chiese e ottenne dall'Arcivescovo di Pisa Angelo Franceschi che San Faustino diventasse patrono di Pontedera.

Dal 1968 la sua festa è stata trasferita al secondo giovedì di ottobre perché, per via delle ferie estive, era poco festeggiata.
 
Auguri, dopo la festa dell'amore il 14 oggi il 15 è San Faustino è il santo dei single, la tradizione vuole che dava alle ragazze e ragazzi l'opportunità di un incontro, la festa antica di Sarezzo a Brescia lo conferma, forse la più nota dell'intera Valtrompia.
 
Oggi è 16 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

Santi Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele e compagni - Martiri

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..

Martirologio Romano: A Cesarea in Palestina, santi martiri Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele: cristiani di Egitto, per essersi spontaneamente presi cura dei confessori della fede condannati alle miniere in Cilicia, furono arrestati e dal governatore Firmiliano, sotto l’imperatore Galerio Massimiano, crudelmente torturati e infine trafitti con la spada. Dopo di loro ricevettero la corona del martirio anche Panfilo sacerdote, Valente diacono di Gerusalemme, e Paolo, originario della città di Iamnia, che già avevano trascorso due anni in carcere, e anche Porfirio, domestico di Panfilo, Seleuco di Cappadocia, di grado avanzato nell’esercito, Teodúlo, anziano servitore del governatore Firmiliano, e infine Giuliano di Cappadocia, che, tornato proprio in quel momento da un viaggio, dopo aver baciato i corpi dei martiri, si rivelò come cristiano e per ordine del governatore fu bruciato a fuoco lento.

Elia, Geremia, Isaia, Samuele e Daniele erano di nazionalità egiziana e convertendosi al cristianesimo assunsero i nomi suddetti di origine bibblica. Si recarono in Cilicia, regione della Turchia meridionale, al fini di visitare e portare conforto ad altri neofiti condannati ai lavori forzati nelle miniere. Con l’avvento al trono imperiale di Galerio Massimiano, si intensificarono le violente persecuzioni contro i cristiani già iniziate dal suo predecessore Diocleziano. Fu così che Elia ed i suoi compagni, una volta sulla strada di ritorno, furono arrestati dalle guardie imperiali presso Cesarea di Palestina. A quel tempo in questa città soggiornava il celebre storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea, che riportò la vicenda nella sua opera “Martiri della Palestina”. I cinque furono condotti al cospetto del governatore Firmiliano e, orribilmente torturati, fu chiesto loro il nome e la terra d’origine: Elia elencò i nomi di tutti ed affermò che la loro patria era Gerusalemme, alludendo in tal modo alla loro meta, la Gerusalemme celeste. Infine vennero decapitati il 16 febbraio 310.
Secondo la testimonianza di Eusebio, il medesimo giorno furono martirizzati il suo maestro, amico e forse congiunto Panfilo, presbitero, i diaconi di Gerusalemme Valente e Paolo, provenienti dalla città di Iamnia, già incarcerati da due anni, Porfirio, servo di Panfilo, Seleuco della Cappadocia, centurione, Teodulo, anziano servitore della casa del governatore Firmiliano e per ultimo Giuliano della Cappadocia, che essendo entrato in città proveniente dalla campagna proprio quando gli altri martiri venivano uccisi ed accusato di essere cristiano perché ne aveva baciati i corpi, fu condannato ad essere bruciato a fuoco lento. Le vicende di questo secondo gruppo sono narratte a parte su questo scritto nella scheda “San Panfilo e compagni”, in quanto un tempo essi erano commemorati separatamente al 1° giugno.
 
Auguri, oggi è martedì grasso carnevale (da carne levare) la fine dell'abbondanza, precede il mercoledì delle ceneri che segnano l'inizio della quaresima il periodo dell'astinenza, una giornata festeggiata in tutto il mondo con diversi significati. Scambio di ruoli e trasgresione alla base, le maschere figure mistiche che rappresentano le anime degli antenati ben auguranti. La tradizione a carattere religioso ha origini molto antiche, dopo il caos la creazione=rinascita con l' avvento della primavera, considerato il momento per riflettere e riconciliarsi con il creato.
 
Auguri, oggi è il mercoledì delle ceneri l'inizio del periodo di quaresima il periodo delle privazioni e della penitenza, anche dei "fioretti" che durerà fino al giovedì santo. " Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai " una frase biblica che ha un duplice significato, la fragilità dell'uomo e il segno del pentimento, " Cospargersi il capo di cenere " un gesto per riavvicinarsi alla luce.
 
Oggi è 20 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

Sant' Eleuterio di Tournai - Vescovo

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..

Eleuterio di Tournai (Tournai, 456 – Tournai, 20 febbraio 531) , venerato come santo dalla chiesa cattolica, fu vescovo di Tournai per 45 anni (486-531). Lottò per salvaguardare il cristianesimo contro gli invasori barbari e contro il diffondersi dell'Arianesimo.

Eleuterio, in franco Lehire, nacque a Tournai da Blanda e da Sereno, un nobile gallo-romano che possedeva molte terre a Tournai e nel villaggio di Blandain. Si era convertito al cristianesimo al tempo della predicazione di San Piatone e aveva donato il terreno su cui sorse la cattedrale di Notre-Dame di Tournai. Eleuterio fece i suoi studi letterari e teologici con molto profitto, ebbe come compagno di studi san Medardo, che poi diverrà vescovo di Noyon, che gli predisse che un giorno sarebbe divenuto vescovo di Tournai. Ciò avvenne realmente nel 486, quando alla morte del vescovo Teodoro fu eletto per succedergli e fu consacrato dal vescovo di Reims San Remigio.

I primi anni del suo episcopato furono particolarmente difficili, nel 476 era caduto l'impero romano ed erano già iniziate le invasioni barbariche di Burgundi, Visigoti, Alemanni e Franchi, questi ultimi ancora pagani, avevano stabilito la propria capitale proprio a Tournai, così Eleuterio fu costretto a rifugiarsi, spostando la sede vescovile nel vicino e più sicuro villaggio di Blandain. Fu molto impegnato sia a convertire i barbari che erano pagani, che a combattere contro il diffondersi dell'Arianesimo. La diocesi di Tournai che era molto estesa era il più importante centro cristiano del nord della Francia, e aumentò d'importanza quando, nel 496, dietro l'esempio della conversione al cristianesimo del re Clodoveo, tutto il suo popolo si convertì, facendosi battezzare.

Eleuterio poté riportare la sede vescovile a Tournai, si prodigò per battezzare un gran numero di Franchi.

Negli anni seguenti andò tre volte in pellegrinaggio a Roma, nel 501 ebbe in dono dal Papa Simmaco alcune reliquie di Santo Stefano e di Santa Maria Egiziaca, al suo ritorno fu accolto da una gran folla e si racconta che attorno a lui si siano formati due cerchi di luce visibili da tutti. Al passaggio di Eleuterio con le reliquie si verificarono parecchie guarigioni improvvise di storpi e di un muto conosciuto da tutti. Anche Clodoveo ebbe modo di sperimentare le virtù profetiche di Eleuterio, quando di ritorno dalla battaglia di Tolbiac, pentito per alcuni suoi crimini politici, andò da lui da penitente perché intercedesse e gli ottenesse il perdono divino. Eleuterio gli rivelò in anticipo tutti i suoi misfatti, prima che il re si decidesse a confessarli. Questi stupito e commosso si pentì sinceramente.

Clodoveo tenne sempre in grande stima Eleuterio e fece molte donazioni di terreni alla sua diocesi.

Nel 520 riunì un sinodo per condannare le eresie che ancora erano molto diffuse, soprattutto il pelagianesimo e l'arianesimo.

Morì nel 531 per mano di una banda di eretici che lo assalirono mentre usciva dalla chiesa e lo ferirono ripetutamente, Eleuterio sopravvisse qualche giorno e infine il 20 febbraio spirò.

Il suo funerale fu officiato dall'amico Medardo, vescovo di Noyon, che informato dell'aggressione, era partito da Noyon per fargli visita, ma giunse quando già Eleuterio era morto.

Il Martirologio romano fissa la memoria liturgica il 20 febbraio.

Alla sua morte fu seppellito nella chiesa di Blandain, dove restò fino alla fine del IX secolo. Poi fu traslato nella cattedrale di Notre-Dame a Tournai. Questo fu fatto perché a una pia donna di Roubaix era apparso in sogno Eleuterio, ordinandole di andare a nome suo dal vescovo del tempo Heidilon o Hédillon (880-†902), per dirgli di disseppellirlo e riportarlo nella cattedrale di Tournai. Nel 1247 le reliquie furono sistemate in una nuova cassetta d'argento finemente lavorata, che ancora oggi si può ammirare nella cattedrale. Durante le guerre di religione del XVI secolo, il Capitolo di Tournai, per preservarle dagli Ugonotti, le mandò a Douai. Anche durante la Rivoluzione francese furono preservate facendole custodire in un'abitazione di Tournai, dove rimasero fino al 1802, quando il vescovo François-Joseph Hirn (1802-†1819, con una solenne cerimonia, le riportò in cattedrale.

Nelle raffigurazioni artistiche Eleuterio viene rappresentato:

Nell'atto di confessare re Clodoveo
Con una chiesa in mano per ricordare che fu il rifondatore della diocesi di Tournai. È raffigurato così in una piccola statua che sormonta l'elegante cassetta con le sue reliquie, nella cattedrale di Notre-Dame di Tournai.
Con una verga o un flagello in mano, simboli del suo martirio.
 
Oggi è 21 febbraio 2015 ed è l'onomastico di:

Santa Eleonora - Regina d'Inghilterra

Auguri a tutti quelli che si chiamano così!

Capiamo chi era..

Eleonora di Provenza, in francese Éléonore de Provence e in inglese Eleanor of Provence (Aix-en-Provence, 1223 circa – Amesbury, 24 o 25 giugno 1291), fu regina consorte d'Inghilterra e duchessa consorte d'Aquitania dal 1236 al 1272. Sebbene la Chiesa cattolica non abbia mai ufficializzato il suo culto, è localmente considerata una santa.

Figlia secondogenita del conte di Provenza e conte di Forcalquier, Raimondo Berengario IV (1198 – 1245), e della moglie, Beatrice di Savoia (1206 – 1266), come risulta dalla cronaca del monaco benedettino inglese, cronista della storia inglese, Matteo da Parigi (1200 – 1259), quando ne descrive il matrimonio con il re d'Inghilterra, Enrico III e anche dal documento n° 99 del Peter der Zweite Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine Lande, dello storico, Ludwig Wurstenberger; Beatrice di Savoia, secondo il documento n° 49 del Peter der Zweite Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine Lande, dello storico, Ludwig Wurstenberger, era figlia del Conte di Savoia, d'Aosta e di Moriana, Tommaso I (1177 – 1233) e della moglie, Beatrice Margherita di Ginevra (1180 – 1257), che secondo la Chronica Albrici Monachi Trium Fontium era figlia di Guglielmo I di Ginevra e di Margherita Béatrice di Faucigny.
Raimondo Berengario IV di Provenza, secondo la Historia Comitum Provinciae era l'unico figlio maschio del consorte dell'erede della contea di Forcalquier e conte di Provenza, Alfonso II e di sua moglie, Garsenda di Sabran, figlia del Signore di Caylar e d'Ansouis, Raniero († dopo il 1209) appartenente alla famiglia de Sabran e di Garsenda di Forcalquier ( - prima del 1193), l'unca figlia del Conte di Forcalquier, Guglielmo IV d'Urgell e di Adelaide di Bezieres, di cui non si conoscono gli ascendenti.

Eleonora era famosa per la sua bellezza, come per altro lo erano le sue tre sorelle.

Nel 1235 il re d'Inghilterra, Enrico III (1207-1272), chiese la mano di Eleonora, attraverso la mediazione dello zio di Eleonora, Amedeo IV di Savoia. L'accordo di matrimonio è ricordato nel documento n° 96 del Peter der Zweite Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine Lande, dello storico, Ludwig Wurstenberger.
Gli sposi, Enrico ed Eleonora non si erano mai visti prima e, secondo il Florentii Wigorniensis Monachi Chronicon, Tomus II il matrimonio fu celebrato, di domenica, il 13 gennaio del 1236, nella cattedrale di Canterbury dal suo arcivescovo, Edmondo di Canterbury e l'incoronazione avvenne il 20 gennaio 1236, a Londra, nell'abbazia di Westminster.

Eleonora riuscì in poco tempo a fare accettare alla corte d'Inghilterra parenti e compatrioti provenienti dalla Provenza, ma soprattutto dalla Savoia. La parentela con i Savoia portò in Inghilterra tre fratelli di sua madre Beatrice e del conte di Savoia, Amedeo IV, figli del conte Tommaso I: Bonifacio, che nel 1245 divenne arcivescovo di Canterbury, Pietro, il futuro conte di Savoia Pietro II (1263-1268), già Signore del Vaud (1233-1268), che divenne Conte di Richmond (1241-1268), ed infine Guglielmo di Savoia (†1239), vescovo di Valence e rettore di Vienne, che aveva condotto con sé un ottimo collaboratore, Pietro Aigueblanche, che fu vescovo di Hereford, diplomatico alle corti di Luigi IX di Francia e di Alfonso X di Castiglia, negoziatore del matrimonio di Riccardo di Cornovaglia con Sancha di Provenza, collettore delle tasse papali ed infine governatore della Guascogna, dopo che quest'ultima era tornata ai Plantageneti, dopo il matrimonio di Edoardo con Eleonora di Castiglia, avvenuto, nel 1254.

Quando, nel 1245, suo padre, Raimondo Berengario IV, morì, come da suo testamento (come ci conferma il documento riportato a pagina 485 del Matthæi Parisiensis, Monachi Sancti Albani, Chronica Majora, vol IV, lasciò i titoli di contessa di Provenza e Forcalquier alla figlia più giovane, non ancora sposata, Beatrice. Il testamento redatto da Raimondo Berengario IV, il 20 giugno 1238 a Sisteron, si trova nelle Layettes du Trésor des Chartes, vol. II, contrassegnato come documento n° 271916.
Eleonora con le sorelle, Margherita, moglie del re di Francia, Luigi IX il Santo, e Sancha, moglie di Riccardo di Cornovaglia avrebbero desiderato dividere i feudi paterni con la sorella minore, Beatrice, ma il fratello di Luigi IX il Santo, Carlo d'Angiò, conte d'Angiò e del Maine, che il Papa Innocenzo IV aveva contribuito a scegliere come marito per Beatrice di Provenza, invase la Provenza e non la volle più spartire; per cui i rapporti di Carlo d'Angiò con le tre sorelle defraudate furono sempre molto tesi18.

Eleonora ebbe rapporti particolarmente affettuosi con il figlio Edoardo: quando si ammalò, rischiando la vita (1246), lei rimase con lui all'abbazia di Beaulieu per tre settimane, ben oltre il tempo permesso dalle regole monastiche. Per sua influenza re Enrico elevò Edoardo al rango di duca di Guascogna nel 1249. Quando Enrico venne duramente contestato da Simone di Montfort, sesto conte (Earl) di Leicester, lei appoggiò la causa del marito, raccogliendo in suo favore truppe in Francia. Il 13 luglio 1263, mentre stava scendendo lungo il Tamigi su una chiatta, fu attaccata dai cittadini di Londra. Dopo essere stata soccorsa da Thomas FitzThomas, sindaco di Londra, si rifugiò preso il vescovo londinese.

Alla morte di sua madre, Beatrice di Savoia, che, secondo le Chartes du diocèse de Maurienne, Documents publiés par l´académie royale de Savoie, Vol. II, Beatrice di Savoia (vidua dna comitssa Provincie) morì il 4 gennaio (Januarius II Non) del 1267, Eleonora con la sorella, Margherita, ereditarono i beni della madre, come previsto dai due testamenti redatti da Beatrice di Savoia (il testamento redatto il 22 febbraio ad Ambiani, in cui rammenta anche di una proprietà lasciata all'ordine dei Cavalieri Ospitalieri, è riportato come documento n° 639 del Peter der Zweite Graf von Savoyen, Markgraf in Italien, sein Haus und seine Lande, dello storico, Ludwig Wurstenberge).
In particolare Eleonora, dalla madre, aveva ereditato il Ponthieu; il titolo di contessa di Ponthieu, gli fu riconosciuto, solo nel 1279, dal re di Francia, Filippo III di Francia, detto l'Ardito.

Alla morte, nel 1274, del nipote Enrico, secondogenito del figlio Edoardo, che si trovava a Guildford affidato alle sue cure, Eleonora si occupò delle esequie e fece tumulare il cuore di Enrico in un convento da lei fatto erigere in sua memoria, mentre i genitori che si trovavano a Londra non parteciparono alla cerimonia pur essendo il tragitto Londra-Guildford piuttosto breve.

Dopo essersi occupata di allevare ed educare molti nipoti, il 3 luglio 1276 si ritirò nell’abbazia benedettina di Amesbury, ma rimase in contatto con il figlio Edoardo e la sorella Margherita.
Morì nel 1291 ad Amesbury (Inghilterra), lasciando il figlio Edoardo che l'anno prima aveva perso l'adorata moglie, Eleonora di Castiglia, in uno stato di prostrazione che gli rese amaro e difficile il periodo 1290-1292.
Secondo gli Annales Londonienses, La regina Eleonora morì il giorno dopo la festa di San Giovanni Battista (in crastino Sancti Johannis Baptistæ) e fu tumulata ad Amesbury, il giorno della natività della Madonna (apud Ambresbury in festo nativitate beatæ Virginis).
 
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