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L’organizzazione pre-scolastica per bambini dai 3 ai 6 anni, un tempo definita “scuola materna”, è oggi detta “scuola dell’infanzia”.
Nella vulgata quotidiana, però, resiste e ci piace molto il vocabolo “asilo”, limpido e bello, che vogliamo utilizzare in quanto ci sembra il più idoneo a descrivere le reazioni piagnucolose di una buona fetta del mondo ambientalista e protezionista nazionale, rispetto alle vicende della caccia in Italia.
L’appiglio ci viene dalla notizia dell’avvio di una procedura d’infrazione da parte della Commissione UE contro l’Italia, sia per quanto disposto dall’art. 19ter della legge 157/92 sul controllo della fauna selvatica, che per quanto attiene l’arcinota problematica dell’attuazione del regolamento REACH sull’impiego e la detenzione delle munizioni da caccia in piombo nelle zone umide.
Su queste vicende, si innesta altresì la procedura EU Pilot relativa ai calendari venatori, ovvero alla presunta violazione di uno degli assunti di base della Direttiva Uccelli secondo cui l’esercizio dell’attività venatoria agli uccelli selvatici è consentito se non confligge con i periodi di fine riproduzione e di avvio della migrazione prenuziale delle specie.
Il susseguirsi delle vicende degli ultimi mesi è noto, pertanto inutile ripercorrerlo. Quello che accadrà è difficile da ipotizzare, anche perché nelle stanze e corridoi dell’elefantiaco apparato burocratico di Bruxelles, può veramente succedere tutto. Qui, però, ci interessano i presupposti su cui si fondano questi contenziosi tra la Commissione e i singoli Stati membri, poiché basta il reclamo di una presunta violazione del diritto comunitario che pervenga alla Commissione stessa da parte di un singolo cittadino europeo, per innescare l’effetto cascata. Figurarsi dunque se il reclamo perviene da ben organizzate associazioni di portatori d’interesse. Il coinvolgimento della Commissione è infatti una prassi ampiamente utilizzata dalle associazioni ambientaliste nostrane, alla quale esse ricorrono ogni qualvolta si scoprano o si intuiscano impotenti o poco efficaci nel contrastare scelte legislative o amministrative sulla fauna selvatica che non condividono.
Ecco allora che, come bimbi dell’asilo, invocano “mamma Commissione” la quale chiaramente si attiva a norma di regolamenti ma, propugnatrice dell’approccio green senza sconti che ha guidato le scelte europee sino almeno alla recentissima rivolta degli agricoltori, ai nostri occhi rivela una certa prontezza e sensibilità alle segnalazioni e istanze di matrice ambientalista. Evidentemente, c’è chi è più bravo di altri nelle attività di lobbying – peraltro legittime – e dunque nel farsi ascoltare dai padroni del vapore.
L’esito attuale è che l’Italia si troverà in un contenzioso comunitario solo perché a fine dicembre 2022 il Parlamento ha finalmente integrato e aggiornato le vetuste disposizioni statali relative al controllo e contenimento della fauna selvatica che vigevano sin dal 1992, rischiando altresì un ulteriore contenzioso per l’eventuale sovrapposizione di una decade tra la chiusura della stagione venatoria e quanto riportato nei KC 2021 per un numero assai limitato di migratori, nonché perché si cacciano specie ritenute in stato di conservazione non favorevole senza relativi piani di gestione nazionali.
Su quest’ultimo punto a parer nostro si sfiorerebbe il ridicolo, considerato che l’Italia ha comunque già adottato i Piani di gestione per quattro di queste specie in difficoltà (allodola, tortora selvatica, coturnice e moriglione), mentre non ci risulta che altri Paesi membri, in cui le medesime specie vengono cacciate senza alcun piano, siano oggetto dell’attenzione della Commissione. Sulla durata della stagione di caccia all’avifauna c’è poco da dire, se non, come è chiarissimo a tutti, che la pervicace opposizione delle associazioni protezioniste si placherà (forse) solo quando l’attività venatoria in Italia sarà formalmente ristretta al periodo 1° ottobre – 31 dicembre: un indirizzo che, da alcuni anni, traspare palesemente anche dai pareri Ispra sui calendari venatori regionali.
La partita sullo scacchiere UE è quindi aperta e le prossime elezioni europee, che si
terranno tra il 6 e il 9 giugno (i giorni 8 e 9 in Italia), saranno uno snodo fondamentale perché dal nuovo Parlamento verrà eletto il nuovo Presidente della Commissione e, a seguire, verranno nominati tutti i Commissari. Certo, non cambieranno gli uffici, ma senza dubbio un rinnovamento a livello politico non potrà che riorientare le scelte complessive, che è quanto auspichiamo per tornare a rapportarci fra adulti perseguendo un “quieto vivere” in Europa, lungi dalla costante denigrazione del proprio Paese, fondato su correttezza istituzionale, ragionevolezza e obiettività tecnica.
Palumbus
Fote:anuu Migratoristi
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