Ordine Perciformi
Famiglia Sparidi
Genere Diplodus
Specie

Diplodus sargus- Diplodus vulgaris, Diplodus puntazzo- 

 

Diplodus cervinus, Diplodus annularis

 

 

 

 

 

Sono cinque le specie appartenenti al genere Diplodus presenti nelle acque Italiane:
il sarago maggiore, il sarago fasciato, il sarago pizzuto, il sarago faraone e lo sparaglione (la disposizione dei nomi volgari è la stessa di quelli latini a inizio pagina) e tutti hanno alcune caratteristiche comuni, quali la forma del corpo, alto e piuttosto compresso e la presenza di una macchia scura, più o meno estesa, nella zona immediatamente precedente la pinna caudale.

 

 

Il sarago maggiore è probabilmente il più diffuso dei cinque:
facilmente riconoscibile per la presenza sui fianchi di 7¸8 fasce verticali, che tuttavia si attenuano o scompaiono negli individui di mole, conta 60¸65 squame sulla linea laterale, 11¸12 raggi spinosi e 13¸15 raggi molli nella pinna dorsale, mentre l’anale presenta 3 raggi spinosi e 12¸14 raggi molli.
Il muso è ottuso (avete presente quando fa "capolino" da una tana?), la livrea è argentea con sfumature grigie più intense sul dorso e la classica macchia sul peduncolo caudale, pur non abbracciandolo completamente, è estesa e molto scura.
Gli esemplari più giovani sono fortemente gregari, ma questo comportamento viene meno negli adulti che, come dimensioni, possono superare il chilo e mezzo di peso ed i 40 cm di lunghezza.
Lo possiamo incontrare un po’ ovunque (ma catturarlo è tutt’altra storia!!), sui fondali rocciosi, nelle praterie di posidonia e non disdegna nemmeno le acque salmastre, soprattutto nel periodo estivo.
Il nostro amico sargus ha una vita sessuale quantomeno "particolare": il maggiore è ermafrodita, in particolare i giovani sono generalmente maschi e gli individui maturi femmine, ma spesso si trovano maschi che non cambiano sesso per tutta la vita e femmine tali già dalla nascita. (…)

 

 

Il sarago fasciato è immediatamente riconoscibile per l’estesa fascia nera che va dalla fine della testa all’inizio della pinna dorsale;
morfologicamente è abbastanza simile al maggiore, dal quale si distingue anche per la forma del muso, moderatamente acuta, e più nello specifico, da un numero di squame minore lungo la linea laterale (55¸60 squame… contare per credere!).
Di colore argentato, sui fianchi è percorso longitudinalmente da sottili striature dorate (8¸9) mentre la macchia nera sull’innesto della caudale è anticipata e molto più grande che nel maggiore.

Durante la riproduzione, che avviene fra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, il fasciato presenta sul capo una evidente colorazione bluastra;
dopo un iniziale periodo di ermafroditismo, in questa specie il sesso diventa primario, gli individui maturi, cioè, diventano definitivamente di sesso o maschile o femminile.
Come dimensioni raggiunge i 25¸30 cm di lunghezza per un peso circa di 500 gr, insomma, un pesce da porzione!!!!
Lo si può incontrare su fondali rocciosi o sabbiosi, difficilmente in acque salmastre
per via della sua scarsa adattabilità alle variazioni di salinità dell’acqua.

 

Il sarago pizzuto prende il nome dalla particolare forma del muso, molto lungo e acuto,
che termina in una bocca piccola, dalle labbra appuntite e visibilmente munite di incisivi inclinati, che ne denunciano una certa propensione alle "pietanze vegetali".
Il corpo è più schiacciato rispetto alle altre specie di saraghi, le squame della linea laterale sono 55¸60, la dorsale conta 10¸11 raggi spinosi e 12¸14 molli, l’anale 3 raggi spinosi e 12 molli.
Il colore del corpo è sempre argentato, con riflessi più scuri sul dorso e 8¸10 bande verticali sui fianchi che possono scomparire negli esemplari più grossi (raggiunge i 35¸45 cm di lunghezza).
Anch’esso gregario solo all’inizio dello sviluppo, successivamente diviene esclusivamente solitario e di norma, da buon "vagabondo", preferisce le acque libere; ermafrodita, ma non sono sporadici i casi in cui il sesso è primario, si riproduce all’inizio dell’autunno ed i suoi avannotti rimangono per diverso tempo in acque salmastre: questo adattamento alle variazioni di salinità dell’acqua accompagna il pizzuto lungo tutta la sua vita e del resto questa sua caratteristica euralina è comune anche al maggiore e allo sparaglione.
Il sarago faraone è un po’ il peso massimo della compagnia, dato che può superare i 55 cm di lunghezza ed i 4 kg di peso (come!? non ne avete mai visti?!?!): può raggiungere i 300 m di profondità, anche se abitualmente staziona fra i 10 ed i 50 m principalmente su fondali rocciosi.
Meno comune dei suoi "cugini" più piccoli (è quasi esclusivamente presente nelle acque più a sud del nostro paese), è munito di 3 raggi spinosi e 20¸23 raggi molli sulla dorsale, 3 raggi spinosi e 10¸12 raggi molli sull’anale; in particolare la dorsale è un po’ più arretrata che nelle altre specie di saraghi, mentre le pettorali sono più sviluppate.

Si distingue immediatamente per la presenza di cinque larghe fasce scure sui fianchi, sempre presenti in tutti gli individui, sia giovani che adulti, che risaltano nettamente sul colore argenteo dei fianchi.

Lo sparaglione è invece il super-welter della situazione: è infatti il più piccolo di tutti con una lunghezza max di 15¸18 cm e proprio per le modeste dimensioni raggiungibili non rappresenta una valida preda per il cacciatore subacqueo. 
Ha 45¸55 squame sulla linea laterale, la dorsale presenta 23¸25 raggi fra spinosi e molli, l’anale 3 raggi spinosi e 10¸12 molli; il colore del corpo ha una marcata tonalità gialla sul classico argento di fondo, come gialle sono le pinne ventrali e di un tono più spento le altre; ben evidente la macchia nera sul peduncolo caudale.
Dalla vita sessuale simile al maggiore, predilige principalmente i fondali ricchi di posidonia, ma lo si può trovare un po’ ovunque in quanto è molto resistente all’inquinamento ed è, come già detto, fortemente euralino.

 

Per quando concerne il discorso prettamente venatorio, le tecniche attuabili per la cattura del sarago sono molteplici: la pesca in tana, l’aspetto e non ultimo l’agguato.
In poche parole (per gli approfondimenti sulle varie tecniche vi rimando alle pagine ad esse dedicate), possiamo dire che se solo fino a pochi anni fa il sarago costituiva la classica preda da tana, le "nuove" generazioni di questo smaliziatissimo pesce sembrano aver cambiato drasticamente le loro abitudini, preferendo sempre più spesso la "fuga" in acqua libera all’intanamento, attitudine più evidente nelle zone a maggior pressione piscatoria…
…non che sia diventato facile insidiarlo all’aspetto, tutt’altro! una volta individuato il subacqueo, il nostro sarago soddisfa ben presto la sua curiosità, rimanendo spesso a distanza più che di sicurezza dalla punta dell’asta sin dal primo approccio col sub:
inizia ad avvicinarsi frontalmente, scartando di lato la testa ad ogni "colpo di pinna" per inquadrarci bene, prima con uno, poi con l’altro occhio (non gode affatto di una buona vista frontale), quindi avanza un po’ in diagonale, si ferma disponendosi su un fianco e scrutandoci con un solo occhio… "riparte", sembra quasi che stia per venire a tiro e invece se ne torna tranquillo e beato sulle sue …pinne! 
In tali situazioni, qualche chance in più la può offrire l’agguato, ammesso che (specie se si opera in profondità, ove oramai sempre più spesso i saraghi si rifugiano) si abbiano a disposizione buone doti di acquaticità, fiato e un po’ di …..