Una piccola premessa

Quello che leggerete vuol essere semplicemente un riassunto delle esperienze personali e delle informazioni raccolte scambiando opinioni con diverse persone che in questi anni hanno abbracciato la tecnica del fotoperiodo; testi ufficiali e senz’altro più autorevoli, sono presenti in commercio come per es. “Caccia e tradizione” di Vanni Ligasacchi, probabilmente una pietra miliare, il libro, attraverso il quale, forse la maggior parte di noi ha compiuto i primi passi verso questa nuova tecnica.

Quindi prendete quello che scrivo per quello è……un’esperienza personale che spero possa dare una” infarinatura” sulla materia, a tutti quelli che scoprono questo sito e che vogliono informazioni sul fotoperiodo.

Cos’è il fotoperiodo

È l’esposizione alla luce di animali, piante ecc. per diversi scopi.

È noto che l’estro amoroso negli uccelli è stimolato, principalmente, dall’aumento delle ore di luce che si susseguono dal 21 Dicembre al 21 Giugno e che porta i suoi massimi frutti nel periodo primaverile/estivo con l’accoppiamento e la cova; nei soggetti maschi l’effetto più appariscente è lo spiegamento del canto amoroso che serve per delimitare un territorio e attirare una femmina per formare una coppia. In campo venatorio col fotoperiodo si utilizza appunto la luce per far cantare i nostri amici alati o come li definisco io “i miei figli adottivi”, nel periodo di caccia, quindi, sostanzialmente, invertendo loro le stagioni. Questa tecnica ha inoltre gli indubbi vantaggi di essere meno stressante, invasiva ed anche cruenta, rispetto alla chiusa tradizionale, a tutto vantaggio della salute psico-fisica dei richiami.

Cosa serve

Per attuare questa tecnica ci sono 3 cose indispensabili

  • stanza ove tabulare i richiami

  • lampade

  • timer (a cavalieri mobili / digitale / simulatore di luce)

e tutta un’altra serie di cose accessorie che sono in funzione del tipo di alloggio che vorremo fornire ai nostri richiami: hotel ad 1 stella………………hotel a 5 stelle.

Stanza per la stabulazione

Parlando della stanza ove stabulare i richiami, la prima cosa che uno si chiede è:” quanto deve essere grande?”.

Come è ben immaginabile non ci sono delle misure tipo, tutto è in funzione del numero dei richiami che vogliamo alloggiarci e dello spazio che abbiamo a disposizione: io, ad esempio, sono partito con una stanza di 2,7×1,8×2 nella quale ho stabulato circa una cinquantina di richiami.

Le cose importanti a mio avviso sono un buon isolamento termico (sia dal caldo estivo che dal freddo invernale), un’ottimale ricambio d’aria ed il completo isolamento luminoso con l’esterno. Per ottenere un buon isolamento termico le soluzioni sono molteplici e vanno dalla disponibilità di locali collocati in zone riparate (es. le cantine delle vecchie case), all’utilizzo di pannelli isolanti. Comunque l’esperienza mi ha suggerito che con una stabulazione in locali chiusi ci si può permettere di raggiungere anche temperature di 26°-28°C, impensabile all’aperto soprattutto per sasselli e cesene.

Per questo aspetto voglio aprire una parentesi legata ai possibili fattori che determinano la moria di queste specie se stabulate all’aperto: non dispongo di dati certi, ma amici hanno risolto il problema ponendo delle zanzariere a protezione dei locali, perché sembra che sasselli e cesene siano, più di altri, sensibili alle punture di questi insetti. Altra corrente di pensiero imputa all’escursione termica la causa dei decessi, quindi per entrambi i casi la soluzione ottimale è quella di stabulare i richiami in ambienti chiusi (tale soluzione sarà avvalorata allorquando si parlerà di “luce”)

In queste condizioni risulta più che mai importante disporre di una buona areazione dei locali; a tal proposito, se non ci è possibile giornalmente far cambiare aria, aprendo il locale, la soluzione più comoda è quella di utilizzare un aspiratore (es. quelli da applicare alla parete od alla porta), di una portata adeguata alle dimensioni del locale, meglio se sovradimensionato. Un’apertura con griglia anti intrusione posta dalla parte ed in posizione opposta all’aspiratore, garantiranno un ricircolo e ricambio d’aria ottimali.

Sempre parlando di condizioni ambientali trovano sempre maggior utilizzo i deumidificatori e gli ionizzatori, per garantire un normale tasso di umidità e l’eliminazione dei cattivi odori, generati dalla presenza di tanti soggetti e dalle loro deiezioni. Tutti questi articoli sono ormai facilmente reperibili e costantemente pubblicizzati sulle riviste del settore.

Lampade

Come abbiamo detto all’inizio, il fotoperiodo prevede l’utilizzo della luce per incrementare l’estro e quindi il canto dei nostri richiami. Dato per scontato ed assodato che non ci sarà possibile avere artificialmente la stessa qualità della luce solare naturale e che opereremo in ambienti chiusi, dovremo ricercare sul mercato quelle lampade che per loro caratteristiche simuleranno la luce naturale.

Per definire quale tipo di lampada abbia queste caratteristiche, dobbiamo conoscere alcuni elementi sulle fonti luminose, naturali ed artificiali.

In modo molto semplice iniziamo col dire che la luce ha un suo spettro che va dal rosso (luce calda) al blue (luce fredda) e la temperatura di colore di ogni fonte luminosa, viene espressa in gradi Kelvin. La luce diurna, non ha un valore costante: la luce che c’è in una giornata di sole pieno con cielo terso, non è la stessa di un giorno nuvoloso; potremo quindi asserire che di media supera i 5000 gradi Kelvin con valori fino a 6500.

La scelta delle nostre lampade dovrà essere fatta all’interno di questa fascia di valori.

Per facilitare la scelta diremo che sul mercato, la maggior parte delle lampade con queste caratteristiche è presente col suffisso ” daylight”. Le marche sono diverse e tutte ottimali: Philips, Osram, Sylvania, Arcadia ecc. Solitamente le lampade usate sono lampade fluorescenti (neon) con potenza da 18W a 58W.

Un altro elemento nella scelta di una lampada, a cui è consigliabile dare un po’ di attenzione è l’Indice di Resa Cromatica (ICR o RA): questo valore, come si può, facilmente intuire, ci dice quale è la capacità della nostra lampada di garantire un’ottima resa dei colori: lampade con un ICR superiore a 70 (alcune arrivano anche a 98) sono da preferirsi.

Nella mia esperienza ho sempre cercato di accoppiare 2 lampade con le seguenti caratteristiche: 1 con temperatura di colore di 5000/5500 gradi Kelvin (da tenere accesa tutto l’anno) ed 1 con 6500 gradi Kelvin (da accendere ad Agosto fino a Febbraio)

Nell’elencare le marche delle lampade ho nominato anche l’Arcadia: questa ditta produce e reclamizza una lampada denominata “Birdlamp” studiata apposta per l’allevamento degli uccelli, con caratteristiche che la farebbero preferire a qualsiasi altra lampada. Senza voler nulla togliere alla qualità del prodotto, per i miei scopi di stabulazione dei richiami a fini venatori, con il suo utilizzo non ho riscontrato significativi vantaggi rispetto alle altre e visto che il suo prezzo è significativamente maggiore……….

Il numero di lampade da usare ed il loro posizionamento sono discorsi soggettivi, indotti dalla dimensione del/i locali e da come potremo sistemare i richiami.

Indubbio che la luce prodotta da una candela non farà al caso nostro, come quella di un lampione di strada: a parte le battute, dovremo garantire ai nostri richiami una buona illuminazione, almeno per il periodo Agosto/Dicembre, possibilmente omogenea in tutto il locale, evitando le zone d’ombra, anche se potrebbero esserci utili……, questo discorso lo riprenderemo più avanti.

Solitamente viene consigliato l’utilizzo di N.3 lampade al neon da 36 W, in modo da poter diversificare l’intensità di luce in funzione dei diversi periodi dell’anno, garantendo la massima luminosità appunto nel periodo Agosto/Dicembre.

Il posizionamento, sul soffitto o di fronte a mio avviso non è fondamentale, in considerazione anche di quello che ci permetterà il nostro locale, senz’altro maggiore importanza ha la distanza luci/uccelli, consigliabile almeno 1-1,5 metri.

L’utilizzo di reattori elettronici e diffusori di luce possono senz’altro migliorare l’illuminazione del nostro locale.

Timer

Con il fotoperiodo noi cerchiamo di simulare, invertendole, le 4 stagioni, per lo meno per quanto riguarda il monte ore di luce; quindi, nella nostra stanza, si susseguiranno periodi di aumento e di calo della luce. Per far questo è indispensabile munirsi di un timer che ci permetta di regolare le accensioni e gli spegnimenti. Come accennato in precedenza sul mercato ce ne sono di diversi tipi: si va dai più semplici, quelli a cavalieri mobili, a quelli digitali, più flessibili dei precedenti, ai simulatori di luce, i più performanti e con svariate funzioni.

Timer a cavalieri mobili

Come detto sono i più semplici e penso anche economici, ma sono anche i più limitati in quanto la regolazione oraria è di minimo 15 minuti, quindi ogni aumento o diminuzione sarà vincolata a tale valore o suoi multipli.

Timer digitali

Ce ne sono di diversi tipi, con svariate funzioni, di diversi prezzi, ma la qualità maggiore è quella di avere una regolazione oraria, anche di 1 minuto, quindi con la possibilità di creare tabelle di aumenti e diminuzioni molto particolareggiate.

Simulatori di luce

Sono sicuramente i più completi, hanno la possibilità di diversi tipi di programmazione (manuale, automatico, semi-automatico), hanno tabelle reimpostate, svariate funzioni, regolazione oraria di 1 minuto ecc..Ci sono diverse ditte che presentano questo tipo di prodotto: Beretti, Besser Elektronik, Canariz, tutti prodotti a mio avviso validi e quindi meritori di essere presi in considerazione al momento dell’acquisto.

Posso spendere due parole, in quanto lo sto usando da diversi anni e non per pubblicità o per sminuire gli altri prodotti, per il PRO 2000 della ditta Beretti; è un apparecchio facile da usare, che non mi ha dato mai problemi, con una tabella pre-impostata per facilitare l’uso ai neofiti. Ultimamente ho visto che viene offerto il sevizio di memorizzare al posto della tabella standard, una personalizzata e questo la trovo una bella pensata.

http://www.beretti.it

http://www.canariz.it

http://web.tiscali.it/bicudiecurio/besser_elektronik.htm

 Un consiglio: alcuni simulatori possiedono un rilevatore di luce che regola l’intensità della luce artificiale in funzione della luce naturale che filtra nel locale (es. da finestre); anche, se può sembrare una bella trovata, anche per un risparmio sul consumo energetico, alla fine si rileva un boomerang e vi spiego perché.

Il rilevatore a seconda della sua regolazione, potrebbe arrivare a far spegnere completamente le lampade, lasciando quindi solo la luce naturale ad illuminare il locale, ma spesso queste condizioni d’illuminazione non sono sufficienti per stimolare appieno l’estro nei nostri richiami, col risultato che tutti possono immaginare.

Quindi cercate di stabulare i richiami in ambienti chiusi (anche per non avere l’influenza della luce del giorno in orari in cui i richiami devono stare ancora al buio) o disattivate il rilevatore di luce.

Una volta predisposto tutto l’apparato per ospitare i nostri richiami, ci si pongono altre problematiche:

  1. quando iniziare
  2. quanta luce dare e con quale cronologia

Quando iniziare

Chiunque voglia approcciare, questa tecnica sia che parta da zero o che provenga dalla chiusa tradizionale, il mio consiglio è quello di iniziare in autunno/inverno e precisamente:

  • ad Agosto/Settembre per chi nella primavera precedente ha utilizzato la chiusa tradizionale
  • da Ottobre fino a Gennaio per chi si è procurato presicci (uccelli di cattura) o uccelli d’allevamento mai chiusati

Specialmente per la seconda ipotesi è sconsigliato posticipare l’inizio oltre Gennaio, in quanto la luce, in natura, in questo periodo, ha già iniziato ad aumentare, al contrario di quello che avviene utilizzando il fotoperiodo, quindi potremmo provocare uno scombussolamento nei richiami, soprattutto per quelli che precocemente iniziano a risentire dell’aumento della luce. In funzione poi delle nostre possibilità di spazio e di gestione e/o convinzioni, potremo utilizzare il fotoperiodo integralmente per tutto l’anno, oppure da Agosto (fine chiusa) a Dicembre/Gennaio (fine dell’utilizzo dei richiami). L’esperienza suggerisce che, utilizzando il fotoperiodo integrale, i risultati migliori si otterranno dal secondo anno in poi, in quanto il primo servirà ai richiami per assimilare ed adeguarsi alla nuova situazione.

Quando si hanno dei richiami novelli, per intenderci quelli che canteranno per la prima volta, la primavera successiva alla loro nascita, consiglio di farli appunto cantare tra Febbraio ed Aprile, selezionare i soggetti che ci convincono e seguire queste 2 opzioni

  1. inserirli da subito nella stanza (fotoperiodo), nella quale la luce ha un monte ore basso ed ancora in diminuzione

  2. fargli fare la chiusa tradizionale e poi ad Agosto porli nella stanza (fotoperiodo) nella quale la luce è in rapido aumento

Personalmente ho provato entrambe le varianti ed il risultato è stato in tutti e due i casi soddisfacente.

Questo modo di operare ci eviterà di dover aspettare 1 anno (dall’autunno dell’anno di nascita, al successivo, primo anno di utilizzo al capanno) per sapere come e quali soggetti canteranno, quindi anche con l’indubbio vantaggio di non mantenere per 6 mesi, soggetti che non serviranno alla nostra causa (i soldi risparmiati fanno sempre comodo).

Una personale considerazione: non prestate attenzione a notizie del tipo “……..i vostri richiami canteranno per 60-90 giorni”, mi sento di dissentire; è vero che i richiami rendono meglio, ma il lasso di tempo indicato è eccessivo, a meno che non si considerino i primi e gli ultimi gorgheggi. Io per “cantare” intendo un canto disteso e continuativo per le 3-5 ore che dura un’uscita al capanno e con il fotoperiodo ottengo questo risultato per 30-45 giorni (anche perché di più a che serve, quando il passo è concentrato in 2, massimo 3 settimane?). Penso si possa essere tutti d’accordo che avere un richiamo che canta, in modo poco sostenuto intervallando lunghe pause, non serve al nostro scopo e questa è la situazione antecedente e postuma al momento di massimo estro che, a mio avviso, non dura più dei 30-45 giorni indicati.

Quante ore dare

Come detto i simulatori di luce hanno bene o male delle tabelle pre-impostate, spesso copiate dal libro “Caccia e tradizione” che come l’autore stesso spiega, sono un compromesso per poter stabulare nella stessa stanza le 4 specie di turdidi oggetto di caccia: bottaccio, sassello, merlo, cesena. Devo dire che l’esperienza, lo scambio di idee con varie persone che da anni usano il fotoperiodo, compreso l’autore del libro, con allevatori, mi hanno convinto che le sopra-citate tabelle siano un po’ carenti di ore di luce per poter sprigionare tutta la potenza canora dei nostri richiami. Da qui l’esigenza di creare delle tabelle personalizzate che possano garantire il massimo estro nel periodo di passo. Chi dovesse venir in possesso di una qualsiasi tabella, si accerti che sia stata compilata tenendo in considerazione il periodo del passo nelle zone in cui caccia, in quanto nelle regioni del Centro-Sud esso avviene con 1-2-3 settimane di ritardo, rispetto al nord Italia

  1 o 2 stanze

Nella maggior parte dei casi la disponibilità dello spazio ove stabulare i nostri richiami è ristretto ad 1 singola stanza, dove dovranno convivere specie di uccelli con esigenze di luce diverse tra loro.

È possibile far convivere in un unico locale bottacci, merli, sasselli e cesene, ma adottando un piccolo espediente: coprire al momento opportuno queste 2 ultime specie con un telo che faccia soltanto filtrare la luce. A tale scopo potrebbe venir anche comodo che il locale non sia illuminato in maniera omogenea (vi ricordate l’accenno quando si parlava di “lampade”?), magari nei ripiani bassi dove metteremo, se possibile, i nostri sasselli e cesene, sempre e comunque coperti.

Perché questa copertura? Semplice, se li lasciassimo scoperti, col monte ore che avremmo ai primi di Ottobre, ci troveremmo sicuramente questi soggetti in estro anticipato rispetto al passo, compromettendone l’utilizzo.

Cliccando su DOWNLOAD troverete l’esempio di una tabella pensata per la gestione, in un’unica stanza, di tutti e quattro i turdidi oggetto di caccia.

La soluzione migliore in assoluto sarebbe quella di avere 2 stanze e 2 programmatori che differenzino il monte ore per i 2 gruppi di uccelli; per i più fortunati che possono disporre di tale alternativa, cliccando su bottacci/merli e su sasselli/cesene, troverà un ulteriore esempio di tabella pensata all’uopo.

 Doppia alba

 Per doppia alba, s’intende quando la luce nella stanza s’accende prima di quando recuperiamo i richiami per portarli al capanno, solitamente quando fuori è ancora buoi.  I nostri ausiliari quindi, sono sottoposti ad un doppio risveglio: “artificiale” nella stanza, “naturale” al capanno. Negli ultimi tempi si è fatta largo la considerazione/convinzione che una doppia alba possa danneggiare la resa canora dei richiami. A dir il vero, anche se tra amici se ne era già parlato, non avevo mai preso in seria considerazione tale aspetto; quest’anno, in concomitanza con la messa a punto delle tabelle diversificate per specie, ho voluto introdurre anche tale soluzione e devo dire che sono rimasto favorevolmente impressionato dalla resa canora dei richiami.

Oggi i nuovi programmatori, spesso posseggono o danno la possibilità d’usare tale funzione; potrebbe, invece, essere un problema per chi, come me, possiede una delle prima versioni, che ancora non erano complete di tutte queste modifiche. Per bypassare tale empasse, basta applicare un semplice stratagemma, cioè spostare indietro l’orologio del tempo sufficiente al recupero degli uccelli con la luce artificiale ancora spenta.

Ultime considerazioni

Con il fotoperiodo al termine del periodo di aumento della luce, i richiami inizieranno spontaneamente a mutare il piumaggio (come avviene in natura tra Luglio ed Agosto) e quindi non subiranno più la perdita “forzata” delle piume che pativano con la chiusa tradizionale.

Un accenno sull’alimentazione

Se finora abbiamo disquisito su temi “oggettivi”, parlando di alimentazione si rischia di entrare in un campo molto soggettivo, ove l’esperienza, le abitudini e le convinzioni personali sono un fattore spesso predominante.

Tutti ormai alimentano i richiami con mangimi completi, pellettati o sbriciolati; le marche sono diverse, dipendenti anche dalle zone d’Italia, quelle che vanno per la maggiore “Raggio di sole” , “Canary” ed ultima per apparizione sul mercato “Nico”. Queste ditte presentano una linea di alimentazione diversificata per le varie fasi fisiologiche degli uccelli, mantenimento, canto, muta ed é consigliabile rispettare queste variazioni alimentari, perché rispecchiano le esigenze che i volatili hanno in natura. Ogni ditta studia la sua linea alimentare con un suo razionale, quindi non é consigliabile intercalare l’utilizzo di mangimi di due o più marche diverse.

Pastoncini umidi ed integratori sono ancor più un discorso soggettivo; é assodato che i periodi maggiormente critici in fatto di consumo energetico sono quelli del canto e della muta, quelli che richiedono maggior attenzione dal punto di vista alimentare e quindi, a mio avviso, laddove é meglio utilizzare anche questi preparati.

Questa Guida è stata scritta da Turdus Moderatore Forum ” Chiusa tradizionale e Fotoperiodo