Re: X non dimenticare......
Turismo, i nuovi incarichi d’oro ordinatidalla Brambilla vengono bloccati al fotofinish
Fermato da una fronda interna al ministero il blitz per dare altri 130 mila euro al direttore dell'Enit Paolo Rubini, che sarebbe diventato consigliere di Convention Bureau, un carrozzone dotato di 7 milioni, finito in rosso in tre mesi.
Stava diventando un manager pubblico da guinness dei primati. Uno capace di raddoppiare le sue entrate in appena due anni, da quasi 190 mila euro a oltre 400 mila, in barba alla crisi e alle promesse del governo di contenere gli emolumenti dei dirigenti.
Paolo Rubini, 49 anni, direttore dell’Ente per il turismo (Enit) non ha raggiunto il traguardo per un soffio. È stato bloccato in extremis da una specie di fronda interna al ministero del Turismo guidato dal capo del Dipartimento per lo sviluppo,
Caterina Cittadino, che non se l’è sentita di dare pedissequamente seguito alle disposizioni del ministro uscente,
Michela Vittoria Brambilla, perentoriamente impartite attraverso il capo di gabinetto,
Claudio Varrone. In base a quell’ordine a Rubini e a
Mario Resca, amicissimo di vecchia data di
Silvio Berlusconi, consigliere Mondadori e direttore dei Beni culturali, dovevano essere versati 130 mila euro all’anno ciascuno per i loro incarichi rispettivamente di consigliere delegato e presidente di Convention Bureau, società voluta a tutti i costi dalla Brambilla ufficialmente per incrementare il turismo dei convegni, ma che in pratica si è rivelata un’inutile costola dell’Enit, una specie di carrozzone in fasce, nato con la bella dotazione di circa 7 milioni, ma capace di accumulare 567 mila euro di passivo in appena 3 mesi di vita.Se avesse avuto anche i quattrini di Convention Bureau, Rubini avrebbe fatto Bingo cumulando questa somma ai circa 190 mila euro di direttore dell’Ente del turismo, onnicomprensivi secondo il contratto, ma che poi si sono gonfiati con altri 5. 639 euro al mese che lo stesso Rubini si è assegnato per la reggenza della sede turistica di Tokyo, più 2. 639 per quella di Francoforte, più 406 euro per la reggenza della Direzione informatica. Senza contare i 16. 558 euro disposti e incassati dallo stesso Rubini a titolo di una tantum per la gestione dell’ufficio di Pechino dal 6 maggio al 24 agosto.
Le storie intrecciate di Rubini e Convention Bureau sono esemplari.
Prima di diventare direttore dell’Enit, Rubini era stato uno dei più stretti collaboratori della Brambilla in quell’avventura dei Circoli della Libertà berlusconiani passati come una meteora tra un rifrullo di quattrini e mille polemiche. Da dirigente dell’ente turistico si è messo in luce, tra l’altro, per l’ambizioso progetto di portare in mostra in giro per il mondo le opere di Michelangelo.
Un tentativo abortito e sostituito da un programma assai più sobrio, basato sull’esposizione dei lavori di un certo
Roberto Bertazzon, “pittore, scultore e conceptual design”, un artista nato a Pro-secco a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, che ama dipingere e scolpire rane. Rubini si è distinto anche per il progetto Magic Italy in Tour, un programma studiato per rilanciare l’immagine dell’Italia in 19 città di 12 paesi europei attraverso una mostra su un camion in cui era presentato il meglio della cucina e della produzione agricola nazionale. Costo oltre 3 milioni di euro e organizzazione incerta, stando almeno a quel che ha raccontato alcuni giorni fa
Laura Garavini del Pd in un’interrogazione alla Brambilla. Secondo la Garavini, per esempio, a Madrid in pieno luglio il camion è rimasto aperto nelle ore del solleone micidiale e delle piazze deserte, dalle 2 alle 8, per di più nel quartiere periferico di Madrid Rio.
Nelle intenzioni della Brambilla, Rubini avrebbe dovuto essere la colonna portante anche di Convention Bureau. La nascita di questa società ha seguito un percorso tortuoso. Il primo atto è una lettera dello stesso ministro Brambilla con cui si stabilisce che la nuova azienda sia finanziata con i soldi del ministero, ma sia formalmente costituita e partecipata da Promuovi Italia, altra società pubblica dipendente da Enit che di fatto, però, si occupa in prevalenza di faccende lontane dal turismo.
Il passaggio chiave è del 26 gennaio e porta la firma del capo di gabinetto del ministro, Varrone, il quale impone in sostanza al Dipartimento del Turismo di derogare ai propri poteri di controllo su Enit e controllate. In questo modo da quel momento in poi sarà la stessa Enit, cioè Rubini, a vigilare sulla gestazione della nuova società relegando in un scomoda posizione subalterna Promuovi Italia.
Quest’ultima, però, prende la cosa seriamente: mette in campo un’ipotesi di piano aziendale e studia la forma societaria più appropriata. Anche se volesse, del resto, non potrebbe prendere la faccenda sottogamba, visto che per ottemperare alla volontà del ministro è costretta a una variazione di statuto e a un aumento di capitale impegnativo: da 120 mila euro a 1 milione e 120 mila. L’atteggiamento cauto dei vertici di Promuovi Italia irrita però i vertici del ministero, i quali alla fine impongono lo statuto di Convention Bureau e nominano un consiglio di amministrazione composto in prevalenza da fedelissimi del ministro. Siamo tra febbraio e marzo di quest’anno e la situazione è già talmente compromessa e pasticciata che il consiglio di amministrazione non resta in carica che per il tempo necessario a insediarsi. A maggio il vecchio consiglio viene azzerato e in quello nuovo entrano Resca e Severino Lepore, proprietario dell’Harry’s Bar di via Veneto a Roma. E subito la società comincia a spendere soldi. Tanto che, siamo in luglio, Resca convoca un’assemblea straordinaria dei soci per un aumento del capitale sociale da 500 mila euro a 1 milione e per chiedere all’azionista Promuovi Italia nuovi soldi per ripianare i debiti. Da Promuovi Italia esce così un altro milione e 500 mila euro per rimettere in corsa la società.
L’ultima stranezza arriva proprio nei giorni della caduta di Berlusconi. Poco dopo che il tabellone elettronico della Camera certifica la fine del governo,
dal ministero parte la richiesta di aggiungere un altro milione alla dotazione di Convention Bureau, soldi che dovrebbero essere sottratti proprio alla dotazione di funzionamento di Promuovi Italia. Per i dirigenti di quest’ultima società è la goccia che fa traboccare il vaso, tanto che ora stanno prendendo in considerazione l’ipotesi di liquidare Convention Bureau o di cedere la partecipazione, anche gratis. Per sottrarsi a un abbraccio non voluto e soffocante.
di Fabio Amato e Daniele Martini
Turismo, i nuovi incarichi d’oro ordinatidalla Brambilla vengono bloccati al fotofinish - Il Fatto Quotidiano
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Brambilla: al Turismo collaboratori senza stipendio. Falso: contratti da 152mila euro
Il ministro del governo Berlusconi prima dell'estate ha querelato il Fatto per il racconto degli ultrà del Pdl nel suo dicastero. Ecco tutte le cifre che la smentiscono
Altro che “prestatori d’attività a titolo gratuito”, come voleva fare credere il ministro
Brambilla. I suoi consiglieri costano, eccome. E le parole del ministro sono falsità pagate due volte dai cittadini. Prima, con i contratti stipulati sotto il controllo del dicastero del Turismo. Poi, nella causa da un milione di euro intentata a questo giornale dall’Avvocatura dello Stato. Falsità rese evidenti dalle carte dello stesso ministero.
La Corte dei conti
Per capire bisogna fare un passo indietro. Siamo nel novembre 2010: il Fatto denuncia la sovrapposizione evidente tra lo staff delle iniziative movimentiste del ministro – Tv della Libertà (chiusa con 14,5 milioni di euro di debiti), Giornale della Libertà (cessato), Circoli della libertà, Promotori della libertà – e quello del dicastero da lei diretto. Una decina di persone passate dai movimenti pidiellini al ministero tra cui spiccano i due consulenti del ministro:
Edoardo Colombo, animatore del blog iper-berlusconiano “Il giulivo”, e soprattutto
Luca Moschini, già vice della Brambilla in Confcommercio giovani, già responsabile regionale dei Circoli, oggi curatore tanto dei siti politici del ministro (sono almeno quattro) che di quelli a iniziativa pubblica (turistia4zampe.it, yidalinihao.com, italia.it). Un mese più avanti, a metà dicembre, la Corte dei conti decide di aprire un’istruttoria per verificare la natura, la durata e l’oggetto di quelle consulenze e appurare le reali competenze dei beneficiari. Il dubbio dei magistrati contabili è che alcuni tra i collaboratori del ministero siano pagati con soldi pubblici per fare attività di natura politica, con conseguente danno erariale. Il ministro insorge di fronte alla possibile accusa e di lì a poco annuncia querela contro questo giornale. Alla fine di citazioni ne arriveranno due: una a titolo personale (500 mila euro), l’altra per il “danno d’immagine” causato alla Struttura di missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia (1 milione).
Qui cominciano le bugie ministeriali. Sdegnata, alla vigilia del Natale 2010 la rossa di Calolziocorte detta alle agenzie una nota durissima, che tra i suoi passaggi reca anche la seguente affermazione: “Quanto, infine, ai signori Luca Moschini ed Edoardo Colombo, appare sufficiente evidenziare che gli stessi prestano la loro collaborazione in favore degli Uffici, facenti capo al Ministro del Turismo, a titolo totalmente gratuito, e non hanno, perciò, percepito, né percepiscono, alcun compenso a carico dei predetti Uffici”. La frase riappare otto mesi più tardi nella citazione che l’Avvocatura dello Stato recapita al Fatto giusto in tempo per le vacanze estive. Si legge infatti a pagina 26 dell’atto che “i due menzionati collaboratori del ministro (Moschini e Colombo) prestano la propria attività a titolo assolutamente gratuito (salvo ovviamente un rimborso spese)”.
Le filiere dell’Enit
Spiacerà all’Avvocatura dello Stato sapere che si è prestata a scrivere falsità: Edoardo Colombo e Luca Moschini risultano infatti essere sotto contratto con Promuovi Italia Spa, controllata dell’Enit (l’Ente del Turismo). Non proprio un rimborso spese: 152 mila euro a testa in tre anni per il lavoro di consulenza sul portale italia.it. Contratti di collaborazione stipulati nel marzo 2010, scadenza 21 marzo 2013.
Il ministro poteva non sapere? No: Promuovi Italia è una società per azioni a capitale pubblico, ma non per questo ha il diritto di fare ciò che vuole. I contratti non fanno eccezione: sono l’emanazione diretta di una convenzione tra la società – che normalmente si occupa di strumenti per il lavoro nel settore turistico – e il Dipartimento del ministero. Convenzione sollecitata dallo stesso ministro Brambilla nel gennaio dello stesso anno.
Si chiama “delegazione interorganica”. Tradotto: il ministero trasferisce a Promuovi Italia – dietro rimborso – il peso burocratico della gestione dei contratti. Ma se ne prende i benefici – cioè il lavoro – perché, si legge tanto nella convenzione che nei contratti, i collaboratori risponderanno direttamente al dipartimento. Dalla firma in poi, in sostanza, Promuovi Italia non sa niente e nessun potere può esercitare, se non l’adempimento degli obblighi formali.
Questa formula non vale solo per Moschini e Colombo: tra marzo e luglio la Guardia di finanza fa la spola tra ministero e Promuovi Italia per portare avanti l’istruttoria della Corte dei conti. Ne esce con i contratti di sei persone, tutte nominate dagli articoli del Fatto dello scorso novembre:
Nicola Fortugno,
Roberta Bottino,
Loredana Maritato,
Diletta Grella,
Valentina Zofrea e
Nadia Baldi.
Tv e Promotori Libertà
Tutti hanno in comune la provenienza: Tv o promotori della Libertà. Tutti nel 2010 hanno avuto contratti con Promuovi Italia, ma hanno lavorato, in base alle convenzioni, alle dirette dipendenze del dipartimento del Turismo o delle sue strutture. Di questi, Diletta Grella ha ancora un contratto con Promuovi Italia: 171 mila euro in tre anni, firmato il 22 marzo 2010. In quel periodo ha già due incarichi: è referente dei Promotori della Libertà – il suo cellulare appare ad hoc su Facebook tre giorni prima, in vista di una manifestazione pro Pdl – ed è sotto contratto con il ministero: 18 mila euro per il periodo settembre 2009-agosto 2010.
Del resto, nemmeno si può dire che l’inchiesta della Corte dei conti abbia a oggi sortito qualche effetto sulla gestione dei collaboratori del ministro Brambilla. A scorrere l’ultima lista disponibile sul sito della Presidenza del Consiglio, a giugno di quest’anno i fedelissimi della Libertà erano ancora tutti al lavoro al ministero del Turismo. Anzi, rispetto a novembre ce n’era qualcuno in più.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/06/ministro-bramballa/162421/