- Registrato
- 23 Ottobre 2011
- Messaggi
- 21,277
- Punteggio reazioni
- 8,236
- Località
- Giugliano in Campania (NA)
Sono 109 le specie avvistate, nel 2012 hanno svernato 410 mila esemplari
Buone notizie dalla Laguna di Venezia. Le portano gli uccelli i cui numeri si sono impennati, con un incremento impressionante negli ultimi dieci anni. Lo dice il raffronto dei censimenti degli uccelli svernanti tra il 1993 e il 2012, pubblicati dalla Provincia di Venezia. Le anatre sono passate da 26 mila a 219 mila con un incremento del 716%, i cormorani da 2 mila a quasi 7.500 (+268%), i gabbiani da 18 mila a oltre 40 mila (+122%), gli aironi da 2.400 a 3.300 (+36%). E tutte le altre specie nel loro complesso vedono un incremento del 836%. Hanno svernato in laguna nel 2012 410 mila uccelli, oltre il quadruplo di quelli censiti nel 1993. E sono 109 le specie avvistate. Tra queste alzavole, germani reali, cigni reali, moriglioni, folaghe, piovanelli, fenicotteri, cavalieri d’Italia, marangoni, sterne. Il trend di incremento non si ferma. Ne abbiamo chiesto le ragioni a Mauro Bon, uno dei curatori del volume, dell’Associazione faunisti veneti e responsabile del Museo di storia naturale di Venezia.
L’ESPLOSIONE DELLE ANATRE – «Non sempre è facile capirlo e ci sono più ragioni», dice il responsabile del museo. «Il più grande incremento è quello delle anatre. Sono esplose. Sono animali anche di interesse venatorio e negli anni c’è stata una particolare cura da parte di chi opera nelle valli da pesca nel preparare un habitat favorevole, nel mantenerlo e nell’utilizzare un’alimentazione che invoglia gli uccelli a rimanere. Questo non basta a spiegare l’incremento», continua Bon, «ma par di capire che negli ultimi vent’anni, sia le azioni di tutela da parte dei conservazionisti che hanno mirato alla salvaguardia delle specie, ma anche una gestione più oculata del prelievo venatorio, ha portato a questo incremento». Poi va detto che ci sono fenomeni su scale continentale più difficili da valutare. «Ci sono specie che improvvisamente esplodono, perché hanno cicli biologici su un lungo periodo: è il caso dei cormorani e recentemente anche del marangone minore, un piccolo cormorano, che dieci anni fa era particolarmente raro e ora è piuttosto comune».
SEGNO DEI MUTAMENTI CLIMATICI - Anche gli uccelli danno indicazioni del mutamento del clima e gli inverni un po’ più miti modificano i comportamenti dell’avifauna. «Ma è un discorso da prendere con le pinze», continua Bon. «Ci sono stati cambiamenti delle rotte migratorie. C’è qualche indicazione di uccelli che avevano una distribuzione più mediterranea e recentemente la stanno spostando più a nord. È il caso del fenicottero. In laguna non c’era, si trovava solo in Spagna e in Camargue, in Francia, poi negli anni è arrivato in Sardegna, Toscana, negli stagni pugliesi, in Emilia Romagna e infine nel Veneto dove ormai è stanziale e nidifica. Nello scorso inverno ne abbiamo contati quasi 4 mila».
LA SALUTE DELLA LAGUNA – Molti fanno questa equazione: più uccelli miglior salute della laguna. «Io andrei cauto», dice Bon. «Bisognerebbe incrociare dati biologici e chimici, perché altri indicatori, quali gli invertebrati e i pesci, ci stanno dando indicazioni opposte. Sicuramente negli ultimi vent’anni però è cambiata la cultura rispetto alla natura e c’è maggior attenzione: gli ambienti sono più tutelati, ma non siamo ancora all’ottimale. Quella di Venezia è una delle più belle lagune d’Europa e una delle meno conosciute, perché il centro storico di Venezia le toglie un po’ di luce. Ha molte potenzialità. La Camargue però è un parco, la laguna no, con un sacco di interessi e di padroni. C’è un ambiente straordinario che però valorizziamo poco. Faccio l’esempio delle casse di colmata a sud di Venezia, zone che sono state interrate e si sono inselvatichite, diventate zone di grande importanza per gli uccelli che potrebbero essere sfruttate per un turismo ecologico, ma non se ne fa niente. In laguna c’è un parco naturale un po’ anomalo di interesse locale», conclude Bon, «ma il governo del parco è ancora da decidere».
Massimo Spampani
http://www.corriere.it