Veneto: Nutrie, la soluzione? In cucina!

Diego

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Invasione di nutrie. La soluzione? In cucina
Non sono ratti ma conigli e nel Veneziano c’è chi le mangia: ecco come cucinarla

PORTOGRUARO. Nutria: da ricercato castorino negli anni 50 per la sua pelliccia a pericolo pubblico. E se fosse risorsa alimentare per qualche comunità? E’ un erbivoro come il coniglio tanto che in alcune nazioni è conosciuto come «Big Rabbit» e rappresenta un piatto che non viene sottovalutato. «E’ sicuramente più buono delle vostre rane o delle lumache che voi considerate una specialità», ammicca Georges, un ghanese da anni in Italia e da sempre «bracconiere» di nutrie. E fornisce anche la ricetta: «Si toglie la pelle della nutria, poi la si disossa e la sua carne tagliata a spezzatino. In una padella si mette olio e cipolla, si fa soffriggere, si mette poi la carne con sale, peperoncino e spezie varie a piacimento, si aggiungono i pomodori e si lascia cucinare a fuoco lento. Né più né meno come un coniglio e sentirete che bontà». E fa quel gesto internazionale del dito indice che ruota sulla guancia destra, confermato da Matteo Bortolussi di Gruaro che ha partecipato al lauto pasto. «Sì, l’ho assaggiata e devo dire che è molto buona. Il problema è che da noi la nutria invece che al coniglio viene associata alla pantegana, con cui condivide l’habitat lungo i corsi d’acqua – spiega Bortolussi – ma a differenza del ratto non si nutre che di vegetali, ed il radicchio rosso di Chioggia ed il mais ne sanno qualcosa».

La Provincia ne ha deciso l’eradicazione della specie quando ormai aveva raggiunto una tale espansione che è praticamente impossibile realizzare il progetto vista anche la grande proliferazione e lo spirito di adattamento dell’animale il cui difetto è quello di scavare tane negli argini che provocano fontanazzi. Da informazioni avute da alcuni cacciatori autorizzati alla caccia alla nutria, nella provincia di Venezia ne sono state abbattute oltre seimila senza contare quelle uccise dai contadini che hanno subìto danni ingenti alle coltivazioni di mais nelle zone adiacenti ai corsi d’acqua e che non rientrano perciò in questa statistica.

Al costo di tre euro l’una, perché a tanto ammonterebbe il rimborso per la cartuccia, destinato ai cacciatori per ogni nutria abbattuta, si toccano i 20.000 euro e si spara alla nutria per il semplice gusto di uccidere perché poi la carcassa viene distrutta. Ai rimborsi, i cui fondi sono peraltro sempre difficili da reperire, va aggiunta tutta l’organizzazione di conservazione, trasporto e smaltimento e non ci si scosta tanto da altre decine di migliaia di euro. La soluzione sarebbe consentire ad alcune comunità la caccia alla nutria. Loro la caccerebbero per mangiare o, perché no, esportarla congelata nelle loro nazioni. Le nutrie avrebbero più problemi e la Provincia risparmierebbe.

di Gian Piero del Gallo

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Altro che cena con i bovoetti [rire.gif] [badair.gif]
 
Re: Veneto: Nutrie, la soluzione? In cucina!

Sapevo già di questa cosa.
A Marina di Ravenna non è raro vedere i nigeriani che cercano di prendere le nutrie con trappole e fionde artigianali….sono lungo i due canali che vanno a Porto Corsini…d’estate ci sono sempre..
 
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