Armi e Tiro risponde a Veltroni:
Gentile presidente,
La ringrazio della Sua risposta e replico. Sono ottimista per il governo perché ho intervistato parlamentari dell’uno e dell’altro schieramento, come avrà senz’altro letto. E nessuno ha espresso intenzioni troppo “bellicose” nei confronti della caccia e della legge 157/92. Pur da aggiornare, senza patemi, ammesso che sia possibile senza rischi eccessivi.
È d’altra parte innegabile che tutti i cacciatori, di qualsivoglia credo politico, non possano avere apprezzato il governo uscente a causa del ministro Alfonso Pecoraro Scanio. Come non avranno apprezzato Giuliano Amato. E, prima di lui, Giuseppe Pisanu. La difesa dei nostri diritti di cacciatori passa anche per la difesa delle armi tout court e della attività sportive e ludiche che con esse si praticano. E, Le dirò di più, passa anche attraverso la difesa del diritto al rilascio del Porto d’arma per difesa personale. Quelle schede sui parlamentari che Lei genericamente giudica confuse hanno invece un fondamento preciso: sono i candidati, a destra o a sinistra, che hanno firmato disegni di legge contro le armi o le attività che con esse si praticano. È stato impegnativo stilare, 20 giorni fa, una simile classifica. E ha già dato qualche frutto: qualche dissociazione, per esempio. Ma siamo sotto elezioni…
Non mi preoccupano le elezioni e il governo prossimo venturo, mi preoccupa di più l’Italia. Non mi preoccupano tanto i partiti dei cacciatori, mi preoccupano di più i presidenti delle associazioni che fanno i politici. E, poi, non sono nemmeno capaci di far valere il peso dei loro iscritti nei confronti dei politici. Le ripeto un invito che ho scritto in neretto nell’editoriale: “lasciamo la caccia fuori dai proclami e dai giochi politici. Fuori dai moralismi”. Ma certo occorre lavorare per la caccia e la sua immagine, facendo leva anche sul mondo politico. Occorrono soluzioni tecniche, pratiche, alla portata di tutti, con uomini che le portino avanti. Giovani magari, con un patrimonio incontaminato di idee e di creatività.
Non mi intriga il tifo, la professione mi ha insegnato a essere obiettivo. A non accettare manipolazioni o subalternità. Anzi, a incalzare e stimolare.
Non mi basta ripetere l’abusato ritornello sull’unità delle associazioni venatorie. È una scusa per non fare nulla, per andare al rimorchio. Mi interessa il presente e il futuro. E, semmai, mi interessano risposte: quale unità? E dopo l’unità? In alternativa? Perché qui si perde tempo, come si perde tempo nelle sceneggiate. La caccia diventa sempre più affare delle amministrazioni locali: può essere un bene a patto che gli Atc e i cacciatori localmente sappiano muoversi, abbiano referenti di qualità. Ecco una cosa che le associazioni dovrebbero fare meglio: costruire dirigenti. Mica per organizzare convegni, ma per agire sul territorio, comunicare con i media e con le amministrazioni, fare da tramite con i cittadini, cacciatori e non cacciatori. Andare nelle scuole, insegnare l’ambiente come lo conosciamo noi cacciatori. Ma basta, questo è compito Suo e di altri. Non ho nessuna ambizione in questo campo.
Cordiali saluti, Massimo Vallini