Bella storia, e bei lucci! I lucci grossi sono molto piu' facili da sfilettare e privare di quelle dannatissime spine a Y che non sono attaccate alla lisca principale e che sembrano fatte apposta ad ammazzarti se ti finiscono in gola. Io ne prendevo parecchi nel Montana, ma se non erano di ameno un paio di kg li rimettevo in acqua perche' non ne valeva la pena di combatterci a spinarli. Ma quelli grossi, sfilettati, spellati, e tagliati a tocchi hanno una carne veramente ottima. Io li immergevo in una pastella fatta di farina, sale, e birra lasciata aperta a sgassarsi per parecchio tempo, e li friggevo in olio molto caldo. Una volta presi un luccio di 37 pollici e mezzo, piu' lungo delle canne dei fucili di Centro67. Non m'ero accorto che stava seguendo un cucchiaio ondulante "Dardevle" colorato come una ranocchia e quando alzai il cucchiaio fuori dall'acqua, il luccione salt' fuori dall'acqua e lo afferro' a mezz'aria. A momenti spezzo' la lenza o la canna. Meno male che ebbi la presenza di spirito di alzare l'archetto del mulinello e dargli qualche metro di filo prima di abbassare l'archetto. S'era gia' ferrato bene da solo, e dopo diversi minuti di lotta riuscii a guadinarlo. Il giorno dopo, nello stesso posto, pescando col pesce morto, ne presi un altro grande quasi quanto quello del giorno prima.
In Finlandia, se non vado errato, la caccia alle cesene e' favolosa. Io ci andrei soltanto per quella. I turdidi mi hanno sempre arrapato tanto.
Chiappe' eri gia' munito di licenza nel 64 o 65? Mi ricordo che ci fu un inverno freddissimo, uuno di quegli anni, e le cesene venivano a branchi veramente grossi fino alle porte di Roma. C'era una tenuta agricola, "La Serena," dove Papa' ed io le cacciavamo, ma non ricordo chiaramente dove fosse, forse sulla Nomentana, ma veramente vicino Roma. A mattina fatta arrivavano dai monti dela Sabina, in lunghi branchi filiformi alti nel cielo terso e blu, e scendevano a cibarsi dell'uva appassita rimasta sui filari delle vigne della Serena. Papa' ed io ne prendemmo tante in diverse uscite., insieme a qualche storno, quelche bottaccio, e qualche merlo. Poi dopo che se ne erano andate le cesene a piangere altrove le loro compagne cadute sul campo di battaglia, andavamo sui campi arati e seminati a grano della tenuta, e rimediavamo sempre qualche lodola, senza civetta, senza specchietto... A quei tempi le lodole non sapevano leggere e scrivere, e non ricordo nessun cacciatore che dovesse usre richiami vivi, zimbelli impagliati e gioster , e tutte le manfrine necessarie oggi pe incarnierarne una mezza dozzina. Con la civetta meccanica e il fischietto a bocca, a Ciampino e a Nettuno Papa' ed io ne facevamo stragi, aggiungend al mazzo anche diverse "tordine" (pispole), piccole, ma un bocconcino delizioso, da masticare e ingoiare con tutti gli ossicini ridotti in poltiglia dai denti. Io mangiavo cosi' anche lodole e tordi e uccelletti di tale taglia, e povera Mamma si strappava i capelli vedendomi inghiottire tutto, pronosticando la mia futura morte da peritonite quando quelle ossa mi avrebbero perforato l'intestino...
Mamma era cosi'. "Non bere se sei sudato," "non metterti in mezzo alla corrente," "mettiti la maglietta di lana (a Luglio!), "mangia piu' piano"... Si', era una rottura di palle, a volte, ma lo faceva per il mio bene. Poi non ti dico quando cominciai ad uscire con le ragazze... Le raccomandazioni, gli ammonimenti, le preoccupazioni, lo stare in piedi ad aspettarmi fino a notte inoltrata...
Ma dov'e' il bottone del "rewind" della vita? Tornerei indietro in un baleno, anche se dovessi sopportare di nuovo la tortura della scuola (dai preti del Santa Maria, a Viale Manzoni 5,) e la rottura di palle da parte di Mamma... Le cacciate con Papa' avrebbero superato di gran lunga torture e rotture varie... e poi, vuoi mettere i primi baci, i primi tentativi goffi di fare sesso "vero" (le seghe non contano, ne' si contavano...), e la patente di guida e la Cinquecento nuova di zecca, regalo di Papa' per la maturita' classica, sudata e quasi svanita se non fosse stato per gli esami di riparazione a Settembre!
Quelle cacciate ogni tanto ancora ritornano nei miei sogni--i sogni buoni dove il grilletto non e' troppo duro e il colpo non parte, nei quali quando il colpo parte i pallni non rotolano fuori dalla canna, e se per caso un uccello cade poi non si trasforma in una libellula morta quando vado a raccoglierlo. Sogni di giornate meravigliose che, come Papa', non torneranno piu'