Domenica si è chiusa anche qui in Basilicata. L'ultima uscita è stata ad altitudini basse dal momento che la sera prima il cielo terso ha regalato una gelata importante in alto.
Si caccia risalendo un torrentello che attraversa una macchia fittissima. I cani partono bene (il cucciolone di un anno e mezzo promette davvero bene) e guadano il fiume di continuo.
Una prima ferma a vuoto del cane dell'amico ci indica che qualcosa si dev'esser mosso.
Pochi minuti dopo sento dall'altra sponda del torrente il compagno di caccia sparare tutti e tre i colpi in rapida sequenza. Col cuore in gola imbraccio e anziché la beccaccia vedo uscire dalla macchia un colombaccio dal volo reso frenetico dalle fucilate. In genere non sparo ai colombacci quando sono con i cani, ma per la tensione lo abbatto di prima.
Al recupero ovviamente il collega asserisce che un pallino dei suoi dev'essergli arrivato di certo rendendomi l'abbattimento molto più semplice(si sa com'è la competizione!!!).
Proseguiamo lungo il torrente e ad un tratto il sottobosco si fa così fitto che ci obbliga a risalire lungo un crinale per aggirarlo. Quando iniziamo la discesa, guardo la macchia posta una decina di metri sotto di noi e proprio mentre commento che è una riposta bellissima, parte il frullo.
D'istinto decido di non sparare pur essendo tutto sommato a tiro, lunga ma a tiro (ovviamente questa decisione ancora mi arrovella).
Però voglio che i cani ci arrivino sopra e l'illusione che fosse una buona scelta ce l'ho quando proprio il cucciolone un centinaio di metri più in là si mette in ferma statuaria sul margine di uno di quei sentieri aperti dai cinghiali nel folto dei rovi.
Cinque minuti col cuore in gola, ma nulla.
Non riesco a capire se si è sottratta di pedina ed il cagnetto per inesperienza non ha gattonato, perdendosela o se, come nella prima occasione, sentendo i passi, la pizzarda abbia deciso di volare in congruo anticipo sul nostro arrivo.
Fatto sta che non troviamo più nulla. Tra le altre cose l'altra cagna, ben più timida del cucciolone, passando sotto un recinto elettrificato prende la scossa e, intimorita, non si schioda più dal mio passo.
Dopo poco incontriamo i due amici che hanno preso lo stesso vallone partendo da sopra.
Loro hanno avuto molta più fortuna e di tre incontrate ne hanno portate con sè due (insolitamente piccole).
Torniamo alla macchina e lì ci aspetta ogni ben di dio. Tra un morso di salsiccia e un bicchier di vino finisce anche la stagione venatoria 21-22