Ho votato dicembre e gennaio. Non ho nulla contro l'ottobre ma l'immenso fascino del passo, dalle mie parti almeno, si fonde con la troppo esposta presenza umana, insomma al passo ci vanno tutti, tutti prendono borsa con cartucce, fucile...qualcuno richiami acustici e vanno in campagna. Assembramenti che potrebbero far ironizzare sulla nostra passione, presenze notturne senza pace, torce elettriche lungo stradelli, tra macchie e cespugli e altro ancora che è meglio non dirsi. L'inverno lascia a casa i meno avvezzi (ci sono e non me ne vogliano) quelli che: "i tordi so passati ma nun so rimasti", "co sto freddo me scallo co mi moje anziché sparà du bbotte sole". Altri devolvono attenzioni al re cinghiale. Dicembre fa pensare molti alle feste incipienti e .. nel freddo e tra i quercioli scomposti nelle poche foglie restate, tra gli ulivi, maturi un'idea della caccia più raccolta, intima, soffusa nelle alitate dei fumi che nascono dalle fiamme delle potature e maliosa nelle infinite marezzature della macchia. I tordi si sono acclimatati e i loro percorsi, nella giornata, si fanno meno bizzosi rispetto a quelli vissuti alle più ampie ore di luce della stagione tiepida. Impettiti, euforici, in carne, avventano l'aria, il cielo e le "rotte" come ne fossero risoluti padroni. Spolli e rientri di gennaio valgono tanto nei carnieri quanto nella mestizia dei rami nudi che s'arrampicano in alto; l'umido delle piogge ristagnanti impregna i botri e i fossi dove bottacci, merli e ghiandaie...ma anche moltitudini di altri silvani, hanno eletto dimora...e coglierli nei tratti che separano pastura e covo notturno ha sapore dell'attesa di quella ragazza-donna che si palesa all'appuntamento convenuto. E quei momenti sono per te, solo per te.