Mercoledì, sabato e domenica non sò quanti km ho fatto sia con la mia panda cross -per i continui spostamenti alla ricerca dei terreni più adatti-, sia nel fango, mosche e zanzare nelle piane viterbesi prima e gli altipiani aquilani poi. Qualche incontro l'ho fatto, "inciampando" anche su una orecchiona fermata con una freeshoot del 10. Cmq a parte la fortuna di essermi imbattuto in 2/3 covate che mi hanno consentito di fare un soddisfacente carniere complessivo, ho percorso tanti e tanti km, spesso in solitaria -eccetto mercoledì in dei splendidi terreni vicino tarquinia dove c'erano almeno altri 4/5 cacciatori per cui speravo in un apoteosi del passo-, senza una ferma, un accenno malgrado tanti ottimi terreni ancora in piedi. Dall'apertura del 18 le quaglie fin qui incarnierate sono per la maggior parte piccole, tisiche, quasi striminzite, presumo giovani di covata dell'anno, ben lontano da quegli ammassi di ciccia come di solito sono le quaglie autunnali piene e pronte per il lungo viaggio di ritorno verso le zone di svernamento. A questo proposito mi viene da fare una considerazione o meglio una speranza: sottolineando che ogni anno le migliori giornate le "vivo" verso e dopo la prima decade di ottobre, quasi in contemporanea con il passo di tutte le altre specie, credo che il ripasso di questo splendido selvatico non sia ancora iniziato. Le temperature sono ancora molto alte ed i selvatici ritengo siano ancora in alta montagna o dove sono nate. Questa mia considerazione viene anche avvalorata dal fatto di aver sino ad ora trovato più di un esemplare, anche in diverse giornate, in poche circoscritte zone -probabilmente covata dell'anno- e non ovunque ben distribuite nei terreni adatti o a coppia come di solito fanno le quaglie che si fermano/spostano durante il passo. In ogni caso già pronto per le prossime uscite di questa settimana e poi per quella successiva e poi per tutte quelle ancora a venire, fino a che ci sarà la possibilità di una ferma su quello che è il mio selvatico preferito, l'unico che mi ha fatto letteralmente ammalare, l'unico capace di far passare in secondo piano ogni altro tipo di caccia.