Alberto 69

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[h=1]Munizioni al piombo e tossicità: E’ un discorso che ha infiammato gli animi di molti ambientalisti e di tantissimi cacciatori: c’è davvero la necessità di passare alle cartucce monolitiche in rame, o si può utilizzare pacificamente la cara vecchia cartuccia al piombo come tradizione comanda?[/h]Trovare la giusta risposta, per lo meno in Italia, non pare per niente semplice: strano, visto che in tutte le regioni del mondo in cui questa restrizione è stata imposta, la scelta ha provocato pochissime problematiche.
Chi richiede il passaggio dalle vecchie alle nuove cartucce, punta il dito su due rischi fondamentali: le cartucce a base di piombo rispettano poco o niente l’ambiente e la fauna, ma soprattutto le cartucce tradizionali possono mettere a rischio la salute degli utilizzatori classici e di chi consuma la selvaggina così cacciata.
Le obiezioni in merito a queste affermazioni non sono certo mancate nel Bel Paese: c’è chi ha parlato di un bieco tentativo industriale teso ad orientare il cacciatore verso una nuova categoria di cartucce.
Chi ha spiegato la situazione descrivendola a tutti gli effetti come un bluff e chi ha affermato senza paura di non sbagliare che non ha mai visto nessuno morire per aver utilizzato cartucce in piombo o aver mangiato selvaggina procacciata “alla vecchia maniera”, chi addirittura parla del tentativo più o meno subdolo di mettere fine all’antica arte venatoria.
Per far chiarezza la soluzione che abbiamo a disposizione è ad oggi solamente una: analizzare dati e ricerche che sono state pubblicate in merito all’argomento, e pare non ne manchino di certo. Si tratta realmente di un bluff o qualcosa di vero esiste?
Che il piombo sia tossico per l’uomo questa non è certo una novità, e chi più chi meno ha sentito già parlare dei danni provocati dal suo ingerimento o dalla sua inalazione. Norme volte al rispetto dell’ambiente e nuove tecniche di lavorazione del piombo hanno consentito di limitare inquinamento e intossicazioni croniche di saturnismo in buona parte del mondo: solo i paesi meno sviluppati ancora presentano situazioni di questo genere, per altro particolarmente pericolose per i propri abitanti.
E’ ugualmente noto che il piombo abbia l’insita capacità di inquinare l’ambiente e i selvatici che vivono in determinate zone. Intossicazioni acute da piombo in uccelli che vivono località umide e asciutte, in pesci che vivono in zone nelle quali si svolge la caccia ad acquatici, nelle volpi e in tanti animali che si nutrono di carogne, sono informazioni comunemente condivise.
Per restare in argomento, secondo una ricerca svolta in Groenlandia, in Islanda e nel nord del Canada, risulta che le persone che comunemente consumano selvaggina cacciata con pallini di piombo ne presentano quantitativi nel sangue otto volte superiori a quelli delle persone che non fanno uso di selvaggina cacciata con l’uso di pallini tradizionali. Interessanti anche alcuni studi sperimentali condotti in Spagna e USA che hanno dimostrato l’alta presenza di piombo nella carne cacciata con i classici pallini. Chi consuma queste carni ingerisce in poco tempo dosi significative di pb, ben superiori a quelle che l’organismo è in grado di eliminare.
E’ inoltre confermato che le palle espulse da canne rigate, soprattutto per l’alta velocità d’impatto con l’animale e per il classico allungamento cui vadano soggette, possono disperdere nelle carni notevoli dosi di pb: i frammenti piccolissimi di piombo difficilmente riscontrabili a occhio nudo potrebbero essere ingeriti da chi consuma la loro carne, con ovvie problematiche per la salute.
Ma il piombo può essere assimilato anche per via inalatoria: secondo un report del MMWR (Morbidity and Mortality Weekly Report) pubblicato in USA, i tiratori che utilizzano pallini in piombo per il tiro al piattello e al bersaglio, sono una categoria a rischio visto che consumando circa 8000 cartucce in un anno sono esposti a vapori pericolosi a base di stifnato e azoturo di piombo.
Si stima che in questi tiratori il valore di pb nel sangue sia di 5 volte superiore a quello consigliato. Studi di questo tipo sono stati condotti inoltre in Germania, presso diverse università: i risultati sono sempre gli stessi. Detto questo quali sono i rischi causati da un’eccessiva esposizione dell’uomo al piombo? Diversi e parecchio fastidiosi: decremento della funzione renale e ipertensione sono solo alcuni; negli uomini è stata riscontrata una riduzione della fertilità e nelle donne una certa attitudine agli aborti spontanei ed in entrambi la possibilità di disfunzioni cognitive di vario genere.
Rifiutare questi studi scientifici come poco professionali sarebbe una follia oltre che una sciocchezza: d’altronde per le categorie realmente a rischio, i consumatori di selvaggia e gli sparatori abitudinari esistono soluzioni alternative che aiutano a rispettare la propria salute e quella dell’ambiente. Il problema invece pare non sussistere per i cacciatori “normali” che non consumano grosse dosi di cartucce e non sono abituali fruitori di selvaggina cacciata con munizioni di piombo.
Tutti però dovremmo ricordare che anche il nostro ambiente e la nostra fauna meritano d’essere rispettati: d’altronde lui fa tanto per noi e un minimo sforzo in suo favore non limiterà certo la possibilità di fruire dell’attività venatoria, specie se si considera che costo delle “nuove” munizioni e caratteristiche balistiche sono sostanzialmente identiche.
Val ben la pena di pensarci no?





 
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