Io ho 57 licenze sul groppone, e di smettere neanche ci penso. Anch'io ho la storia di un "vecchio" che incontrai dove avevo un capannino rudimentale, quattro frasche e un pezzo di polistirolo per sedile, ma in un buon punto, che Gianni 'u Marines' conoscera': fra Frascati e Grottaferrata, sotto il muretto di Villla Cavalletti e all'ombra di un noce gigantesco. Villa Cavalletti aveva un grande uliveto, che era dietro il mio capanno. Davanti a me avevo un bosco di cerri, acacie, rubinie, e tanta edera che copriva i tronchi. Passavano sasselli, bottacci, storni che probabilmente venivano dall'Alberone e dalla Stazione Termini dove avevano pernottato sugli alberi, merli, frosoni, e qualche rara cesena dopo una botta di freddo. Io fui uno dei primi ad indossare vestiti mimetizzati che mi ero fatto da me, con vernici a spruzzo e... a puzzo. Meno male che gli uccelli non sono come cervi e cinghiali e gli odori inconsueti non li spaventano. Perche' anche dopo un'intera stagione il mimetismo fai da te ancora puzzava di vernice come il primo giorno. Ero un discreto fischiatore e in quel posto magico a meno di quindici minuti di cammino da casa mia qualcosa prendevo sempre, principalmente bottacci e merli. Gli storni se non c'era tempo brutto passavano alti, ma col vento contrario e bassa pressione, nuvole e magari pigggerella, spesso venivano a tiro. Tirare a volo era un po' difficile, li', perche' gli uccelli apparivano e scomparivano in due secondi fra le frasche.
Il Vecchio, la prima volta che lo incontrai, era stato invisibile dal mio capanno, dal quale si era appostato a neanche trenta metri di distanza. Ma la sua presenza mi fu rivelata da una coppiola serrata. Mi alzai per andare a far sapere a chiunque avesse sparato dove ero appostato io, perche' non volevo buscarmi un'impallinata. Lo trovai, seduto su un ceppo che guardava in aria, assorto. "Buongiorno," gli dissi. "Buongiorno," mi rispose dopo qualche istante, sorpreso perche' non avevo ancora sparato un colpo e non aveva avvertito la mia presenza. Gli dissi dove ero appostato io, e siccome ero un po' piu' in alto di lui gli chiesi cortesemente di non sparare in qualla direzione. "Nun se preoccupi," mi rispose. Io sparu surtando a li celli che se poseno su li rami, in artu." E proprio mentre parlavamo, tre storni si posarono su un seccone vicino al recinto di Villa Cavalletti da dove stavano sbirciando gli ulivi per vedere se potevano andare a rubare senza pericolo, ignari del pericolo sotto di loro. Siccome ero vicino al suo, di appostamento, mi astenni dallo sparare, e gli feci cenno con la testa di guardare all'insu', dietro di lui. Lui si giro', vide gli storni, e... BLAM! BLAM! la vecchia doppietta a cani esterni tuono'... e i tre storni partirono a razzo senza lasciare una piuma. "Mannaggia a 'ste cartatucce!" esclamo' . "Me sa che oggi la Emme Bi nun ce fa'. Puro lu tordu che ce so' sparatu cinque miinuti fa se n'e' itu." Continuammo a parlare e notai che i suoi occhi erano sbiaditi e divergenti. Era mezzo cieco. Lo si vedeva anche dal modo in cui mi guardava, strizzando gli occhi come se io fossi stato a venti metri di distanza invece che a due. Lo salutai, gli augurai in bocca al lupo, e tornai al mio appostamento. Qualche uccello lo presi, e anche il Vecchio tiro' diverse schioppettate. Verso le 11, quando ormai non passava piu' niente se non storni alle stelle, il Vecchio venne al mio capanno. "Che si' pijatu?" mi chiese. "Poca roba. Due bottacci, un merlo e un frosone. E lei?" "Porca M.....nna! Nun so' piatu 'n cazzu. Domani a matina me sente Lorenzini! Je dicu che si nun me venne le cartatucce che li celi l'ammazzeno invece de spaventalli sortanto le vajo a compra' da cc'antra parte." E se ne ando', lasciandosi dietro una scia di bestemmie e di fumo puzzolente di toscano.
Poveraccio. Lo incontrai altre volte in quello stesso posto. Sparava, sparava, ma non raccoglieva mai niente. Eppure insisteva. Eppure s'alzava la mattina presto, nonostante gli acciacchi, con qualsiasi tempo, anche tempo brutto, per venire a sedersi sul suo ceppo e padellare a fermo qualsiasi ombra indistinta che venisse a posarsi su uno degli alberi vicini. Ma non demordeva. Neanche ci pensava ad appendere la sua vecchia doppietta al fatidico e proverbiale chiodo. Chissa' dove sara' andato dopo che il comune di Grottaferrata costrui' campi sportivi a mezzo tiro di schioppo dal mio capanno e dal suo appostamento, distruggendo tutto il bosco e la macchia e rendendo illegale la caccia per la vicinanza degli impianti. Ma finche' c'era quel posto magico (magico almeno per me che qualche "cellittu" li' lo prendevo quasi sempre), il Vecchio continuo' a sparare e a padellare. E a dare la colpa alle cartucce, non ammettendo che erano i suoi occhi a tradirlo.
La morale della storia? Devo proprio spiegarvela? A me pare chiara e lampante.