Cari amici
Innanzitutto vorrei ringraziarvi. Credo di essere uno degli ultimi arrivati perché mi sono registrato solo a gennaio, leggendo i vostri interventi ho acquisito molte opinioni che sono andate ad integrare quelle consolidate in quarant’anni di esperienze dirette, e soprattutto di discussioni e scambi di pareri con i miei compagni di caccia. Personalmente penso che le esperienze indirette siano importanti perché quando si è coinvolti in prima persona si rischia di non essere abbastanza obiettivi, mentre invece osservando l’operato altrui e/o discutendone si può riflettere con maggior distacco.
Questa è la forza di un forum: dialogare con persone sconosciute può comportare un grosso valore aggiunto.
A questo punto mi sentirei di incominciare ad intervenire con l’intento di apportare osservazioni, forse scontate forse no, accumulate negli anni. Se diventassi troppo invadente vi pregherei di dirmelo.
Inizierei con l’argomento, molto popolare, del calibro e/o palla che non fa feriti, che stoppa sempre l’animale sul posto o quasi.
Ho già manifestato la mia opinione che non esista.
Cacciando all’aspetto è capitato molte volte di aver creduto di sbagliare un animale, salvo poi trovarlo morto a cento metri dall’anschuss, magari col cuore distrutto. Questo anche in presenza di un osservatore che, non subendo l’effetto del rinculo e della vampa di bocca, ha una visione molto più realistica della dinamica successiva al colpo; oltretutto quasi sempre si tratta di persona esperta.
Il compianto Fulvio Ponti nel suo bel libro “addestramento del cane da traccia” conferma la cosa. Anzi, addirittura spiega come, essendosi deciso di seguire sistematicamente tutti gli animali “sbagliati” con un cane da traccia, se ne siano trovati morti più del 25% entro un chilometro dall’anschuss.
Fin qui si parla di tiri effettuati all'aspetto, con calma .
In battuta, ovviamente, il discorso cambia. Si tira ad animali in movimento, non c’è l’osservatore, il terreno è coperto o molto coperto. In sintesi è difficile valutare il tiro ed i suoi effetti.
Dunque: spariamo a 100 cinghiali, 50 cadono e 50 se ne vanno. Dei 50 caduti 30 sono colpiti più o meno male; perciò ne deduco che quella combinazione calibro/palla sia inesorabile: “…se scappano è perché li ho padellati ..” ………… quante volte l’abbiamo letto?
Però, dei 50 che se ne sono andati, quanti erano stati feriti senza che noi ce ne accorgessimo? Personalmente, lo confesso, ho all'attivo 5, forse 6, cinghiali che non sarei neanche andato a cercare, se i cani non avessero battuto a morto. Uno l’avevo centrato addirittura con tre colpi.
I miei compagni hanno più o meno la mia stessa media.
Ma i cani battono sempre e tutti a morto? Sto parlando dei segugi, non dei cani da traccia.
La mia impressione è stata: se il cinghiale è singolo o sbrancato, quasi sempre lo fanno. Se il cinghiale è imbrancato quasi sempre seguono i sopravvissuti senza soffermarsi sul morto.
La corretta prassi gestionale direbbe che si devono seguire le tracce dell’animale sbagliato per almeno 100 m, alla ricerca delle eventuali tracce di sangue. Ma siamo sicuri d’averlo sempre fatto? Personalmente no. Tra l’altro si sottrae tempo ai compagni di battuta, che non sempre gradiscono
E anche quando l’ho fatto ho incontrato molte difficoltà: sottobosco fitto, tracce di più animali (a quale di tutti questi avevo sparato?), fanghiglia, foglie morte, e soprattutto il fatto che l’animale possa non aver perso sangue per molte decine di metri; nel caso del capo di cui avevo parlato prima le prime tracce le trovammo solo dopo un centinaio di metri. In definitiva, soprattutto in assenza di neve, non sono affatto sicuro dell’efficienza della ricerca.
Un criterio applicabile per farsi un’idea della situazione potrebbe essere quello di conteggiare gli eventuali capi rinvenuti morti in occasione di una seconda battuta nella stessa zona, sempre che questa si faccia; ma non mi risulta che rifare una battuta poco tempo dopo la prima sia una prassi molto diffusa.
Scusandomi per la prolissità giro a voi tutti le domande che mi sono posto.
P.S. mi permetterei di consigliare la lettura succitato libro di Ponti anche a chi non sia direttamente interessato all'argomento: fornisce molti spunti di riflessione.
Un salutone a tutti.