posso chiederti il motivo?
se no no problem, solo curiosità, in un ambiente dove chi va a beccacce a volte si sente più cacciatore di altri...
Ciao, SuperCimbella!!! Prima di tutto, sappi che ho un rammarico che non ti immagini per aver "padellato" la tua conoscenza, insieme a quella di Sfiamma e di diversi altri simpaticissimi partecipanti al raduno di Mygra di Cortona, ma mi è stato veramente impossibile esser dei vostri...
Fatta questa doverosa promessa, ti rispondo con piacere e un po'di malinconia.
Venatoriamente parlando, la beccaccia fu il mio terzo amore dopo le primissime licenze a tordi ed un settennato quasi monotematico alle anatre.
Quando cominciai - primi anni '90 - avevo una cagnetta di pochi mesi ed una morbosa curiosità di sperimentare di persona gli ambienti e le emozioni che venivano descritte con finissima arte da miti del passato quali Garavini, Celano, Gramignani, Barisoni, Niccolini, Demole, ecc.
I colori del bosco autunnale, i suoi profumi, le brume, le foglie morte, e poi ancora il fascino di un animale tra i più elusivi e misteriosi dell'avifauna europea, la sua livrea, la sua morfologia, e persino il suo nome, che naturalmente fa rima con la nostra amata passione.
Tutti questi elementi ed altri ancora finirono col catturarmi completamente e da allora in poi, per moltissimi anni, ho avuto in mente soltanto lei, la maliarda lungobeccuta, che ho insidiato sempre e soltanto con il cane da ferma, spessissimo da un sole all'altro: mettevo la testa nella macchia mezzora dopo l'alba, ne uscivo al tramonto. E sono stati anni di puro godimento,non tanto per i carnieri - mai troppo soddisfacenti in rapporto ai chilometri percorsi ed alle fatiche sopportate - quanto per le ambientazioni in cui praticavo tale caccia.
E poi c'era un particolare che mi lasciava sempre piacevolmente stupito: il silenzio. Il silenzio di tutta quella bellezza. Gli unici suoni potevano essere quelli di madre natura: lo stormire delle fronde di quercia o di ontano, di castagno o di carpino, lo scroscio improvviso di un'acquazzone, il borbottio di un temporale all'orizzonte. Un silenzio preziosissimo dovuto anche al fatto che non si incontrava anima viva per ore ed ore, per giorni. Il record lo raggiunsi nel '93, quando durante l'intera stagione beccacciaia ( fine ottobre-fine gennaio) incontrai soltanto UNA volta un'altra persona, un amico che come me amava perseguire la regina in solitaria. Ancora oggi ricordiamo quell'evento.
Ecco, Cimbella, quella era per me la caccia alla beccaccia.
Oggi nulla è più come allora: nell'arco di pochi anni quella che era una caccia per pochi inguaribili sognatori è diventata fenomeno di massa. Macchie piene di gente fin dalle prime luci dell'alba, corse di auto nella notte su strade sterrate per "marcare" il territorio, gomme squarciate in prossimità delle tappe classiche, cani rubati, uccisi, avvelenati dalla "concorrenza" delinquenziale, liti continue su questo o quel social network. E poi ancora: contesti naturali magnifici violentati da urla, richiami, suoni di mille beeper e cani dalle improbabili antenne al collo con i proprietari a due chilometri di distanza. Come dimenticare poi l'esagerata, ridicola produzione letteraria su riviste dedicate, con articoli sempre identici venduti sette volte sette, e poi il grottesco proliferare degli oggetti più disparati che soltanto per il fatto di avere una beccaccia stilizzata stampata su di essi vengono venduti a prezzi triplicati.
Potrei continuare ancora, ma credo che quanto fin qui argomentato possa bastare a spiegare i motivi per cui il sottoscritto abbia avuto una sorta di rigetto per una forma di caccia che non riconosce più sua.
Due-tre uscite all'anno: finché reggono i miei cani, questa è la dose attuale che posso ancora sopportare. Non di più.
Ora, prima che tu ti assopisca definitivamente e soprattutto prima che l'autore del thread mi prenda a male parole per "eccesso di off topic",
ti spedisco veloce come una palomba il mio personale grandissimo saluto.