Frugando nelle pieghe della memoria da quello che mi è stato raccontato, con la premessa paese che vai usanza che trovi, mi viene in mente che effettivamente le civette covavano molto volentieri nei cimiteri, ed è li che si potevano prendere i civettoli, in genere due per nido. Poi quando erano svezzate andavano divise in due gabbioli differenti perchè poteva sicuramente succedere che la più forte mangiava l'altra, rimaneva solo dei batuffoli di penne. Ho conosciuto uno che non era cacciatore ma le mangiava molto ma molto volentieri, la miseria e le condizioni sociali del paese avevano le radici nella ruralità come esigenza primaria, ciò che il tempo non ha cancellato o cambiato sono i due momenti magici come dice Neri Tanfucio al secolo Giuseppe Giusti, l'alba quando si parte e il sogno può diventare realtà quando le cose sfumate si concretizzano nei loro contorni e il tramonto quando le cose sfumano e perdono i loro contorni un momento di calma e riflessione assorbito dal piacere di ricordare.
 
Innanzitutto benvenuta Paola.
Bellissimo il dipinto che hai postato.
Per quanto riguarda gli oggetti raffigurati oserei dire che si tratta sia di reti per aucupio delle civette (venivano issate tramite pali) che dei famosi cerchi dove venivano posti dei bastoncini ricoperti di vischio dove le civette una volta appoggiate restavano attaccate o per le zampe o per le piume.
 
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