I tempi felici di cui parli, Chiappe', me li ricordo anch'io con tanta nostalgia. Sai perche' erano felici? Perche' c'era tanta piu' liberta'. A caccia la liberta' era quasi assoluta, e la maggior parte dei cacciatori veri non se ne approfittavano in maniera illegale o immorale. I figli di miniotta c'erano anche allora, come ce ne sono oggi, ma tutte le regole, le limitazioni, le oppressioni di oggi non ne hanno cambiato la percentuale. Chi e' figlio di miniotta rimarra' sempre tale a dispetto di qualsiasi regolamentazione.
Oggi quella liberta' da voi non c'e' piu'. I cacciatori sono disprezzati, odiati. Vai a caccia ed e' quasi impossibile non cadere in qualche tranello, di non fare qualche scorrettezza senza volerlo, tanto piu' che invece di essere cacciatori anche loro come la maggior parte dei guardiacaccia lo erano, oggi i guardiacaccia sono palesemente anticaccia ed appartengono a organizzazioni semiterroristiche come la LIPU, la LAC, ecc. e cercano di prendere in castagna anche chi e' totalmente ligio, con falsi verbali, accuse infondate, vessazioni di tutti i tipi.
Francamente parlando se io fossi ancora in Italia e dovessi annotare ogni cattura appena effettuata, preoccuparmi di raccogliere il bossolo prima dell'uccello abbattuto, di essere esattamente, al millimetro alla distanza legale mentre devo andare a zig zag nella scacchiera di case, villette, fondi chiusi, parchi naturali, regionali, nazionali, riserve, agrituristiche, zone protette che hanno fagocitato due terzi del territorio cacciabile, se fra lusco e brusco, allo spollo, dovessi cercare di identificare un sassello da un bottaccio se il sassello e' protetto, o una moretta da un moriglione, o cacciando allodole alla borrita dovessi accidentalmente abbattere una cappellaccia... credimi, venderei il fucile e mi dedicherei alla filatelia o alla numismatica invece che alla caccia. Io vado a caccia per sentirmi ibero, non con venti palle al piede diverse, manette, e gogna. La liberta' e' l'essenza della caccia. Da voi l'hanno soffocata quasi fino alla morte.
Ma gli anni '60 e primi '70 (fino a quando partii nel '75) furono per me gli anni felici. Anche perche' cacciavo col piu' grande amico della mia vita: mio padre.