E' già trascorso più di un mese e non vi ho ancora raccontato nulla, ma a distanza di tre anni... ebbene si... ci siamo tornati.
Il richiamo delle Orcadi si stava facendo troppo forte e, complice la gita "difficile" dell'anno scorso, quest'anno optiamo per un cinque stelle.
Stessa organizzazione, spesa inferiore causa cambio e voli più economici, insomma non siamo ancora partiti e c'è già da sorridere.
Io e il papà arriviamo verso mezzogiorno del 7 ottobre, la giornata è grigia, piovigginosa, ci recuperano in aeroporto Marcello e Rosanna (che la volta scorsa non avevamo conosciuto) e ci concedono un paio d'ore libere a Kirkwall che dedichiamo al pranzo e ad una passeggiata nei dintorni della cattedrale di Saint Magnus. Il tempo però non invoglia a rimanere e ci dirigiamo al cottage.
Il pomeriggio trascorre pigro e molle in attesa della cena, qualche chiacchiera e si va a letto abbastanza presto.
L'aspetto gastronomico è stato un upgrade della vacanza, Rosanna cucina divinamente e ci ha fatto provare piatti della tradizione anglosassone veramente deliziosi, ma vi assicuro che anche la semplice costata di Angus dà grandissime soddisfazioni.
Anche le premesse per la caccia non erano male, nonostante sembrava che il passo non fosse ancora nel pieno: innanzi tutto quest'anno Marcello ha deciso di posticipare l'apertura, quindi prima di noi aveva cacciato solo un gruppo di 4 persone. Inoltre, la coppia che doveva partecipare con noi, proprio prima della partenza ha avuto un problema ed hanno rinunciato: grosso dispiacere per il signore che ha avuto una colica in aeroporto, ma egoisticamente ciò è stato un ulteriore vantaggio, soprattutto alla luce della distribuzione delle oche, che credo ci avrebbe creato difficoltà a "spartircele".
Fin qui tutto bene quindi, ma ho affrontato la prima mattina con la serenità di chi non si fa illusioni, almeno finché il gatto non sarà nel sacco. Se devo fare un bilancio, a casa ed all'estero, sono più le delusioni che le conferme di una situazione che sembrava favorevole; per questo motivo, oramai, non ho mai nessuna aspettativa: speranza si, ma "vediamo come va", i conti si fanno alla fine.
E così, parlandovi del più e del meno, siamo arrivati alla prima mattina.
Siamo in una stoppia d'orzo, un braccio di mare alla nostra sinistra, la paglia già raccolta non consente l'utilizzo dei layout blinds, ma tre balle avvicinate sono già un ottimo capanno. Vento alle spalle, si posano gli stampi, un paio di dozzine, e si aspetta che faccia giorno.
Le prime oche si muovono a giorno fatto, arrivano da dietro, tutte, e per la prima ora curano poco, preferendo altri campi intorno a noi. La pioggia è intermittente, ma mai troppo violenta. Sfruttiamo bene le prime curate di oche singole o max 2-3, mentre i tentativi su uccelli in transito danno esiti insoddisfacenti tanto che decidiamo di evitare tiri azzardati e di sparare solo al gioco, anche se significava farle arrivare dalle spalle, farle girare e scendere a tiro.
Nell'ora successiva, le oche si dimostrano ben più interessate ai nostri stampi e ci consentiranno diverse azioni veramente emozionanti, grazie anche all'estate trascorsa allenandomi in macchina a soffiare nel Graylag Hammer, un richiamo che si è rivelato veramente efficace, pur non sapendolo suonare alla perfezione. Vi assicuro che far tornare uccelli furbi come le oche con una "trombetta" è di una soddifazione unica.
Poco prima delle 11 interrompiamo la caccia, siamo contenti, abbiamo superato le 20 oche raccolte con dentro 4 zamperosa che per me sono una novità, quindi la mia soddisfazione è doppia.
L'oca zamperosa qui è solo di passaggio, non sverna, preferendo la Scozia, perciò le si incontrano solo durante il passaggio.
Si pranza, ci si riposa e prima di sera andiamo a vedere il campo in cui avremmo cacciato la mattina successiva: mamma mia! ce ne saranno state un migliaio, forse di più, un vero spettacolo, oltre che una dolce acquolina per il giorno successivo.
Alla mattina c'è un vento che ci consente di appoggiarci ad un muretto a secco, nel più classico degli appostamenti scozzesi alle oche con rete mimetica davanti, ma anche oggi le oche arrivano da dietro e dovrò modificare più volte la disposizione degli stampi per farle entrare in modo ottimale. La prima a cadere è una zamperosa, ma sarà anche l'unica della giornata, mentre le selvatiche, diffidenti, ma numerose, ci consentiranno tantissime emozioni, molte delle quali concluse positivamente. Oramai siamo entrati nell'ordine di idee corretto, si lasciano girare, 3, 4 5 volte, se vengono si tira, altrimenti son salve. Azzardare tiri lunghi spreca occasioni forse migliori e rischia di ferire inutilmente, non lo facciamo mai, non saranno quelle 4-5 oche (forse) in più che cambiano la vacanza, senza contare il piacere davvero sublime di farle avvicinare agli stampi, il più possibile, guardando attraverso alla rete questi uccelli che sembrano (sono) enormi e che con due colpi d'ala, una volta che ti scorgono, se ne vanno a velocità incredibile e solo se sei svelto e preciso riesci a fare doppi e tripli di immensa soddisfazione.
Anche oggi le 20 oche son ben superate, col contorno di un germano di passaggio e una lepre che mi è schizzata mentre inseguivo un'oca ferita; alle 10.30 ci fermiamo.
Dopo pranzato e un meritato riposo, Marcello decide di portarci a provare un rientro su un piccolo "flight pond" pasturato. Purtroppo anatre non se ne vedono e l'unico germano preso non sarà nemmeno recuperato.
Ora si pone il problema di cosa fare il giorno successivo.
Avevo dato disponibilità a rinunciare ad una giornata alle oche per farne una ad anatre, ma l'uomo del laghetto sul mare ci dà brutte notizie, le anatre sono poche, pochissime e non vale la pena provarci.
Gli altri campi sono vuoti, o torniamo dove siam stati il primo giorno o nello stesso campo del secondo. Contravvenendo a tutte le regole, decidiamo di tornare dove abbiamo appena cacciato, confidando sull'elevato numero di uccelli che ci pasturano.
La mattina il vento è girato, la giornata è e resterà fino a sera incredibilmente ed insolitamente limpida. Ci appostiamo nel centro del campo nelle balle di paglia e stavolta le oche arrivano da davanti, ma le fucilate del giorno prima non si scordano facilmente: se ieri eran difficili, oggi sono impossibili. Con le unghie e coi denti, ma i 20 capi stavolta son solo avvicinati.
L'episodio più significatico però ha un antefatto la sera prima. Dopo cena si chiacchierava con Marcello, oramai il piano di battaglia era deciso. "Scusa Marcello, ma le oche canadesi sono arrivate qui? Oramai ce ne sono tantissime, Inghilterra, Scandinavia, Olanda,.." - "Veramente no, non ne ho mai vista una". "Ok"
Indovinate un po' cosa ha preso il Lando il terzo giorno?
C'era un branchetto di 6-7 che ci gira intorno una volta, due volte, alla terza è basso, son buone, dai pà... mi alzo e come una visione mistica, in mezzo alle selvatiche, la vedo, grande, grigia e nera, e dove te ne vai? Una botta, un'altra per sicurezza senza guardare altro, e la mia canadese è in terra. Impazzisco.
Smettiamo al solito orario verso le 10.30, recuperiamo due-tre uccelli caduti oltre un muretto e siamo felici.
La giornata è meravigliosa e nel pomeriggio ci facciamo una camminata per l'isola, attraverso paesini e campi pieni di pivieri, chiurli e pavoncelle. Arriviamo a Scara Brae, ma gli ingressi stanno chiudendo e ci rimbalzano. Amen, toccherà tornare.
Alla sera si tenta un rientro sul lago dove avrei voluto cacciare una mattina, ma le anatre son davvero assenti e anche stavolta i due fischioni presi non saranno recuperati. Che nervi!
Questa uscita però ci fa assistere al rientro delle oche dal campo dove abbiamo cacciato il primo giorno, sono aumentate, sono tante, davvero tante. Deciso, l'ultima mattina torniamo li.
L'ultima cacciata è stata memorabile, solito nascondiglio di balle di paglia, le oche che entrano da "ore 10", e tagliano basse il campo verso di noi, uno spettacolo, curate paurose anche di branchi numerosi, tutto bellissimo.
Purtroppo il papà, a metà mattina si è "spento", probabilmente esausto, ha cominciato a sbagliarle e tra stanchezza e nervosismo ne ha mandate via incolumi più del dovuto. Per me invece è stata una mattina di grazia, ho tirato benissimo ed il carniere è stato, per i miei standard, veramente veramente buono. A conferma dell'opinione che ci siamo fatti la sera precedente, ci siamo trovati a cacciare uccelli freschissimi di passo, tranquilli, con in carniere, oltre alle selvatiche, ben 19 zamperosa, sicuramente appena arrivate dall'Islanda.
Colmi di soddisfazione e di emozioni vissute, ma stanchi fradici, chiudiamo la nostra seconda avventura alle Orcadi, suggellata da una visita alla Orkney Brewery per l'aperitivo ed una cena in ristorante in compagnia di Marcello e Rosanna, ospiti squisiti e mai abbastanza ringraziati.