Se vai al supermercato, nella sezione dedicata ai detersivi per il bucato, ne troverai uno nuovo ogni giorno, piu' nuove edizioni "new and improved" di prodotti vecchi (dei quali l'unica cosa nuova e migliorata e' la confezione). E piu' o meno il Tide equivale all'Ajax, e tutti e due sono la stessa cosa del Purex o dell' All. E tutti, secondo i produttori fanno il bianco piu' bianco del bianco, o i colori piu' vividi del Technicolor, o i vestiti piu' soffici delle piume. Ormai il consumismo ha preso piede anche nell'industria delle armi e munizioni. Il Valkyrie non e' piu' "di moda" ed e' tanto che non si sente piu'. Adesso poi c'e' anche il 27 Nosler, che e' un .270 con bossolo abbastanza corto ma grasso, che mette un tigre nel motore del vecchio e ben provato ed affermato .270. Non so se avete notato che tutti o quasi questi nuovi calibri sono "overbore," cioe' la differenza di diametro fra calibro della palla e bossolo e' molto di piu' in favore di quest'ultimo. Ma bossolo grasso e palla smilza "mangiano" l'inizio della rigatura, che e' sottoposta ad una "sbuffata" di gas molto piu' arroventata e violenta di quella di calibri meno spinti a causa dell'effetto Venturi. Avevano ragione gli inglesi ed i tedeschi ad adoperare cartucce piu' lunghe e dalla differenza di diametro minore fra bossolo e palla. Vedi il .375 H&H, o il 9,3x74, e anche il 9,3x62. Ma oggi' piu' di tutto il cacciatore moderno cerca di poter fare il cecchinaggio, di fulminare un cervo o un'antilocapra a 500 o 600 metri di distanza. Perche' il cacciatore di oggi e' un brocco e non sa portarsi a tiro di .30-30 o di .270 o non sa come appostarsi in modo da non essere visto, sentito, o fiutato. O non ha le palle di portarsi a 50 metri di un bufalo cafro prima di premere il grilletto, come si faceva una volta, senza ottiche dotate di telemetro e con calibri lenti e pesanti che sebbene poderosi avevano una traettoria molto curva.
Ma non lamentiamoci troppo. Almeno finche' le case armiere continuano a proporci giocattoli nuovi, e finche' i gonzi continuano a comprarli, questo settore rimarra' vivo anchhe se non sempre vegeto, come il recente ed ulteriore fallimento della Remington dimostra.
Comunque, a parte uno sfizio ogni tanto se proprio si desidera un calibro a la mode, i vecchi e provati calibri che basterebbero a qualsiasi cacciatore che caccia dal dik dik all'elefante si possono contare sulle dita di una mano: .22 LR, .223, .30-06, .338 WM, e .458 Lott (con qualche sostituzione possibile, per esempio un .220 Swift in lieu del .223, o un .416 Rigby in lieu del Lott, ecc.). E naturalmente il tutto accompagnato da un sovrapposto o un automatico o anche un pompa cal. 12/76. Cassaforte piu' piccola, meno scatole di munizioni sugli scaffali, meno dies e altri accessori per la ricarica, meno imbarazzo della scelta. Il cacciatore italiano senza ambizioni africane se la potrebbe cavare benissimo senza il Lott o il Rigby, e siccome da voi la .22LR non si puo' usare a caccia, il trio .223, .30-06, e .338 (o 9,3x62) basterebbe dal capriolo al cervo, passando per il daino e il cinghiale. Se poi il cervo lo si caccia in montagna con tiri lunghi, il .338 avrebbe una marcia in piu' rispetto al 9,3.
Tutto IMHO, naturalmente. Ognuno la pensi come puo', come vuole, o secondo cio' che gli permette di pensare sua moglie.