Re: Angolo del Grifone 2012/2013
Quella foto di San Siro vuoto, ripensiamo tutto il calcio. La TV vuole il calore
della gente (da: repubblica.it - di: Fabrizio Bocca).
Per Italia-Danimarca lo
stadio di San Siro, il principale e più importante stadio di calcio in Italia,
era semivuoto, per non dire vuoto. La foto che vedete in alto, l’ho scattata io
ieri sera, pochi minuti prima che cominciasse la partita, c’era già la banda per
gli inni nazionali in campo. La trovo una immagine simbolo del calcio italiano
di oggi, molto chiuso in se stesso, pigro, relegato nel salotto di casa dove le
tv a schermo piatto e gigante ti trasmettono anche la più piccola smorfia del
giocatore. In alta definizione e con lo sputazzo magari in 3D. Scansatevi perché
vi arriva addosso.
Ma le tv dei salotti spesso non trasmettono la vera
emozione della partita.: un misto di luci, rumori e suoni che rendono unica una
partita di calcio. A patto che emozione ci sia: se lo stadio è vuoto, il pathos
e la libido della gara stessa crollano molto. Fino a far pensare che
effettivamente sia meglio starsene a casa, guardare la partita alla tv, e se nel
caso, cambiare canale. Addio calcio allo stadio e addio calcio alla tv, amen. La
tv, è noto, ha paradossalmente bisogno di stadi piedi, altrimenti il senso e
l’emozione dell’evento non arrivano al telespettatore. Pigro e squattrinato
abbastanza da non andare allo stadio, ma allenatissimo di pollice e pronto a
scaricarti via telecomando. Adesso non voglio fare di San Siro vuoto per la
nazionale un sintomo di una malattia grave, molto probabilmente è stato
semplicemente sbagliato portare adesso la nazionale a Milano. Per tantissimi
motivi: perché c’è la crisi e la gente quei pochi soldi che ha per il
divertimento lì riserva già a Inter e Milan; perché molti giocatori di Inter e
Milan non ce ne sono (e francamente Abate e Montolivo non bastano); perché anzi
ce ne sono moltissimi della rivale Juventus (fossero almeno venuti gli juventini
della Lombardia…); perché la partita non è ancora di quelle da dentro o fuori e
non ha moltissimo pathos; perché può essere sì una bellissima partita come
quella che abbiamo visto, ma puoi prendere anche una solenne fregatura; perché
la provincia ha molta più fame, storicamente, di avvenimenti del genere. Inutile
dividersi troppo su questo, è così. E direi da sempre. Però gli stadi vuoti,
salvo poche eccezioni, stanno ormai diventando la regola. Si salvano le grandi
partite, gli appuntamenti iperpompati, i match scudetto come può essere
Juventus-Napoli. Ma quante partite così possiamo trovare tra le centinaia di
partite in un anno di calcio italiano? E forse giunta l’ora cogliendo
l’occasione della crisi economica – triste, ma comunque sempre un’occasione di
progresso se ti costringe a ripensare tante cose – per rivedere un po’ tutto
quello che nel calcio è ormai diventato freddo, automatico, precotto, senza
equilibrio e soprattutto senza emozione. E qui ognuno può attaccare la sua
ricetta, che va dai nuovi stadi alla riduzione dei club, alle strategie di alto
e anche più basso livello: e dunque gli stadi e la riduzione dei club in A, ma
anche i parcheggi, i calendari assurdi fino ai prezzi e alla qualità dei panini.
Io penso che tutto sia valido, pur di non vedere un grande, grandissimo stadio
vuoto. Che francamente mi mette tristezza.