I miei nonni la chiamavano la cioccolata italiana la carruba

Mario anche il mio di nonno mi diceva che era la cioccolata dei poveri, tanto che da piccolo ne ho mangiate e ricordo che il sapore era tipo quello dei datteri , e non ti nascondo che in zona so dove trovare ancora qualche albero per raccogliere qualcuno
 
E con i rami giovani (giunchi) si facevano gli scovolini per i forni a legna. Cioè quelli che una volta facevano il pane. Dopo che le fascine di legna erano arse ed avevano portato alla giusta temperatura il fondo del forno, con lo scovolino di carruba, che era resistente, si scopava tutta la cenere e si accantonava all'angolo, permettendo di informare pucce e friselle.
 

suzigargano

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I MIEI NONNI LA CHIAMAVANO LA CIOCCOLATA ITALIANA.jpg
IERI HO RACCOLTO QUESTE......
L'utilizzo del frutto della Ceratonia (Carruba) siliqua nell'area mediterranea è rivolto specialmente all'alimentazione animale (specialmente dei cavalli), e talvolta anche per quella umana. Nelle zone di grande produzione i frutti vengono usati per la distillazione di alcol etilico e, sotto forma di preparato simile alla farina, come base di preparazione di alcune specialità dolciarie.

Nei paesi dei monti GARGANICI , è possibile trovare pertanto gelati artigianali al gusto di carruba, biscotti fatti con farina di carruba e le caramelle di carruba, che vengono cotte in zucchero e sciroppo di carrube,noi facciamo la pizza con la farina di carruba ripiena con ricotta e farina eccellente ma rara da trovare........
 
Proprio ieri sera le stavo pensando!!!!!!!!!!!!! Mi leggi nel pensiero......
Le carrube sono buonissime!!!
Mio nonno le comprava per il cavallo e l'asino.... poi ci sedevano sulla staccionata e mangia te che mangio io il cavallo ed l'asino si accontentavano del fieno!!!!
Sono passati molti anni ormai.....e mi manca tantissimo lui e queste piccole grandi cose!!!

..ora vedi di leggermi che cibo mi sta passando per la mente!

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Ne ho una pianta in giardino portata dai miei direttamente dalla Sicilia, ma è ancora troppo piccola per dare frutti...
appena possibile la assaggerò....

...vengo li e te la svango!!!
 
Proprio ieri sera le stavo pensando!!!!!!!!!!!!! Mi leggi nel pensiero......
Le carrube sono buonissime!!!
Mio nonno le comprava per il cavallo e l'asino.... poi ci sedevano sulla staccionata e mangia te che mangio io il cavallo ed l'asino si accontentavano del fieno!!!!
Sono passati molti anni ormai.....e mi manca tantissimo lui e queste piccole grandi cose!!!

..ora vedi di leggermi che cibo mi sta passando per la mente!

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...vengo li e te la svango!!!
Ah ahaha ci metto subito un lucchetto....anche se sinceramente non so se la pianta si adatta ai nostri climi appenninici, perché è la da 3/4 anni e non sembra aver intenzione di andare troppo avanti, però non molla...
 
Ah ahaha ci metto subito un lucchetto....anche se sinceramente non so se la pianta si adatta ai nostri climi appenninici, perché è la da 3/4 anni e non sembra aver intenzione di andare troppo avanti, però non molla...

Tranquillo la mia bajla taglia tutto!!!
sull'appennino la vedo dura....da me uscirebbe molto bene!!!
 
il maschio non fruttifica.... sarebbe meglio avere 2 alberi
pap

- - - Aggiornato - - -

il maschio non fruttifica serve da impollinatore[/io ne ho uno solo penso quasi secolare piantato da mio nonno,,,,,,pero' non so' se c'e' qualche albero in zona?.......quindi se si auto impollina vuol dire che e'....ahahahaha

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il maschio non fruttifica.... sarebbe meglio avere 2 alberi
pap

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il maschio non fruttifica serve da impollinatore[/io ne ho uno solo penso quasi secolare piantato da mio nonno,,,,,,pero' non so' se c'e' qualche albero in zona?.......quindi se si auto impollina vuol dire che e'....ahahahaha
 
La biologia fiorale della specie è, come noto, particolarmente complessa, al punto che Crescimanno nel 1995 definì il carrubo una pianta dalla “sessualità abbastanza sofferta”. Rimangono tuttora sconosciuti alcuni aspetti della biologia riproduttiva del carrubo, anche se numerosi autori hanno affrontato tale problematica. E’ certo che non si può esclusivamente fare riferimento a piante dioiche, poligame o ermafrodite solo sulla base della struttura fiorale loro perché esistono ben cinque diversi tipi di infiorescenze racemose presenti su piante separate (Meikle,1977):
  • Maschili con lunghi filamenti e pistilli abortiti;
  • Maschili con corti filamenti e pistilli abortiti;
  • Ermafroditi con completo sviluppo di stami e pistilli;
  • Femminili con staminoidi abortiti e pistilli perfettamente sviluppati;
  • Poligame, con fiori maschili, femminili e ermafroditi.
La specie, inoltre, presenta una elevata scalarità dell’epoca di fioritura che coinvolge non soltanto le infiorescenze della medesima pianta ma anche nell’ambito della stessa infiorescenza i fiori basali rispetto a quelli apicali: tutto ciò rende ancora più complesso il quadro della biologia riproduttiva del carrubo. Come evidenziato più volte negli scorsi anni, e la situazione nella maggior parte dei casi non è sicuramente mutata, la produttività annuale, oltre alle variabili classiche (clima, carico di infiorescenze femminili o ermafrodite, alternanza) è sicuramente legata alla carenza di polline. Per assicurare una adeguata produzione è indispensabile la presenza di piante inpollinatrici anche se questo non sempre è sufficiente; infatti, diversi fattori concorrono a determinare carenza di polline utile per i processi fecondativi tra i quali, l’erraticità dell’epoca di fioritura in relazione a caratteristiche genetiche e agli andamenti climatici, l’esiguo numero di piante maschili presenti negli impianti e l’alto livello di frazionamento della proprietà. Quest’ultimo aspetto è responsabile spesso dell’eliminazione delle piante maschili laddove la funzione del carrubo non è produttiva, contribuendo a ridurre la disponibilità complessiva di polline. Occorre, pertanto, opportunamente sensibilizzare gli operatori affinchè gli esemplari maschili presenti in coltivazione non vengano eliminati perché improduttivi; così come negli impianti di nuova costituzione, nei quali le piante vengono innestate in campo, è necessario prevedere l’innesto di piante maschili che assicurino la fornitura di polline. Andrebbe poi indagata, analogamente a quanto verrà sottolineato per le cultivar femminili o ermafrodite, la presenza di accessioni diverse e la loro potenzialità fecondativa. Convegno su “Il carrubo. Situazione attuale e prospettive di sviluppo” . Non possiamo proporre semplicemente l’impianto di cultivar ermafrodite in quanto è riportato in letteratura che le piante femminili sono migliori produttrici rispetto alle ermafrodite (Battle and Tous, 1997).


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La biologia fiorale della specie è, come noto, particolarmente complessa, al punto che Crescimanno nel 1995 definì il carrubo una pianta dalla “sessualità abbastanza sofferta”. Rimangono tuttora sconosciuti alcuni aspetti della biologia riproduttiva del carrubo, anche se numerosi autori hanno affrontato tale problematica. E’ certo che non si può esclusivamente fare riferimento a piante dioiche, poligame o ermafrodite solo sulla base della struttura fiorale loro perché esistono ben cinque diversi tipi di infiorescenze racemose presenti su piante separate (Meikle,1977):
  • Maschili con lunghi filamenti e pistilli abortiti;
  • Maschili con corti filamenti e pistilli abortiti;
  • Ermafroditi con completo sviluppo di stami e pistilli;
  • Femminili con staminoidi abortiti e pistilli perfettamente sviluppati;
  • Poligame, con fiori maschili, femminili e ermafroditi.
La specie, inoltre, presenta una elevata scalarità dell’epoca di fioritura che coinvolge non soltanto le infiorescenze della medesima pianta ma anche nell’ambito della stessa infiorescenza i fiori basali rispetto a quelli apicali: tutto ciò rende ancora più complesso il quadro della biologia riproduttiva del carrubo. Come evidenziato più volte negli scorsi anni, e la situazione nella maggior parte dei casi non è sicuramente mutata, la produttività annuale, oltre alle variabili classiche (clima, carico di infiorescenze femminili o ermafrodite, alternanza) è sicuramente legata alla carenza di polline. Per assicurare una adeguata produzione è indispensabile la presenza di piante inpollinatrici anche se questo non sempre è sufficiente; infatti, diversi fattori concorrono a determinare carenza di polline utile per i processi fecondativi tra i quali, l’erraticità dell’epoca di fioritura in relazione a caratteristiche genetiche e agli andamenti climatici, l’esiguo numero di piante maschili presenti negli impianti e l’alto livello di frazionamento della proprietà. Quest’ultimo aspetto è responsabile spesso dell’eliminazione delle piante maschili laddove la funzione del carrubo non è produttiva, contribuendo a ridurre la disponibilità complessiva di polline. Occorre, pertanto, opportunamente sensibilizzare gli operatori affinchè gli esemplari maschili presenti in coltivazione non vengano eliminati perché improduttivi; così come negli impianti di nuova costituzione, nei quali le piante vengono innestate in campo, è necessario prevedere l’innesto di piante maschili che assicurino la fornitura di polline. Andrebbe poi indagata, analogamente a quanto verrà sottolineato per le cultivar femminili o ermafrodite, la presenza di accessioni diverse e la loro potenzialità fecondativa. Convegno su “Il carrubo. Situazione attuale e prospettive di sviluppo” . Non possiamo proporre semplicemente l’impianto di cultivar ermafrodite in quanto è riportato in letteratura che le piante femminili sono migliori produttrici rispetto alle ermafrodite (Battle and Tous, 1997).
 
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