L'olio che mangiate sapete la provenienza?

Io l'olio che mangio so la provenienza, perche le olive le abbiamo raccolte ieri(terreni di mio cognato) e dopo domani le moliamo al frantoio e ricaviamo l'olio per tutta la famiglia
no toto' adesso ti do' [sportschiri.gif][smash.gif]cartellino rosso la molitura va' effettuata in giornata o al massimo entro le 24 ore per definirsi OLIO EXTRA VERGINE D'OLIVA...........PER il resto conta tantissimo la modalita' di raccolta al momento giusto,mai quelle fatte cadere sui teli.......ecc.ecc.si puo' parlare per anni per capire ........olio acidulo.......dipende sempre da tutti questi fattori che molti non ne tengono conto........per jago....se una pianta non mangia non rende.......una buona potatura e del mangiare ti dara' sempre di piu' da quello che hai optato tu........usa un'organico o meglio sterco......in generale........anche la pollina funziona bene......per ottenere questi buon risultati......LA FASE FINALE OLIO D'OLIVA.jpg
 
fortunatamente ho delle piante di ulivo che soddisfano il fabbisogno della mia famiglia...
per cui per ora l'olio che mangio è sicuramente buono e non contenente nessun tipo di pesticida...
 
no toto' adesso ti do' [sportschiri.gif][smash.gif]cartellino rosso la molitura va' effettuata in giornata o al massimo entro le 24 ore per definirsi OLIO EXTRA VERGINE D'OLIVA...........PER il resto conta tantissimo la modalita' di raccolta al momento giusto,mai quelle fatte cadere sui teli.......ecc.ecc.si puo' parlare per anni per capire ........olio acidulo.......dipende sempre da tutti questi fattori che molti non ne tengono conto........per jago....se una pianta non mangia non rende.......una buona potatura e del mangiare ti dara' sempre di piu' da quello che hai optato tu........usa un'organico o meglio sterco......in generale........anche la pollina funziona bene......

Mario...l'ho sempre pensata come te ma credimi dopo aver provato stento a vedere la differenza.... la potatura invece la faccio regolarmente:)
 
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[h=1]Olio d’oliva contraffatto e grandi marche: conoscete ciò che mangiate?
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Olio d’oliva. Un alimento che, soprattutto nelle diete tipiche del nostro Paese, non manca mai a tavola. Ma siamo sicuri di ciò che mangiamo?
In Italia vengono prodotti tre tipi di olio diversi: extravergine, vergine e lampante. I primi due sono commestibili, il terzo, invece viene “lavato chimicamente” per essere reso commestibile. Tra i tre il più pregiato e consumato dagli italiani è l’olio extravergine di oliva.
Questa pratica è legale ed è regolamentata dal Consiglio Internazionale dell’Olio di Oliva. Il Consiglio non è altro che un Istituto internazionale che raggruppa le nazioni produttrici di olio d’oliva, e che determina i parametri a cui attenersi per rientrare all’interno degli standard qualitativi.
All’interno di questo contesto, in cui, miscelando tipologie diverse di oli si possono raggiungere i parametri qualitativi richiesti, si inserisce il “mercato del falso”. Chi produce l’olio, infatti, può limitare la sua produzione, importando la materia prima dall’estero e trasformandola, rendendola a suo piacimento extravergine o vergine.
E proprio in questi giorni, Il Fatto Quotidiano ha pubblicato alcuni stralci di intercettazioni telefoniche che riguardano il caso in cui sarebbero coinvolti Patrizio Salvadori, titolare dell’omonimo oleificio fiorentino, e Francesco Fusi, presidente dell’Azienda Olearia Valpesana di Monteriggioni.
Grazie a un telefono intercettato dalla Guardia di Finanza di Siena, Fusi viene arrestato; a lui saranno contestate le colpe, ancora da confermare, di: associazione a delinquere, frode in commercio, sofisticazione alimentare, falsità in registri ufficiali.
Ma guardiamo nello specifico cosa sarebbe successo secondo gli inquirenti.
Nell’estate del 2011, durante una verifica fiscale, sarebbero stati scoperti alcuni registri segreti della Valpesana, una sorta di documentazione extra-contabile. Quaderni, raccoglitori, schede in cui sembra fossero descritte le procedure, anche chimiche, per “correggere” l’olio sfuso che l’azienda avrebbe acquistato in quantità ingenti in Italia, Spagna, Grecia e Tunisia. Da qui, l’arresto di Fusi e l’accusa, ancora da accertare, di aver modificato l’olio con modalità che avrebbero violato le normative vigenti.
Quell’olio, dalle analisi, avrebbe fatto registrare un’alta concentrazione di perossidi, dei composti chimici che indicherebbero la tendenza dell’olio all’irrancidimento, e di acidità.
“Bisognerà che tu mi mandi (un olio) con una parvenza di extravergine” queste le parole che Fusi avrebbe rivolto a Salvadori, in base agli stralci pubblicati da Il Fatto.
Una bella gatta da pelare per Fusi che teme per la “salute” del suo ricco portafoglio di clienti, tra cui spiccano nomi comeCarapelli, Monini, Azienda olearia del Chianti, Coricelli, De Cecco. Tutte aziende estranee ai fatti e da considerare vittime del presunto raggiro.
Salvadori avrebbe patteggiato la sua posizione, riuscendo a risolvere le sue grane giudiziarie, Fusi, invece, avrebbe cercato didifendere la sua posizione, respingendo le accuse e affermando che: “Tutto l’olio sequestrato mi è stato restituito. Rispettava le normative vigenti”.
Per venire a capo di questa intricata tela di Penelope si dovrà attendere ancora il responso del giudice che dovrà decidere se rinviare a giudizio gli imputati o proscioglierli.
E voi, conoscete l’olio che mettete sulle vostre tavole?
 
L'olio d'oliva propriamente detto è contenuto nei lipovacuoli delle cellule del mesocarpo (polpa). Il processo prevede, pertanto, l'estrazione della fase liquida dalle cellule, la separazione dalle frazioni solide e la separazione della frazione lipidica (oleosa) da quella acquosa.

Gli oli vergini si distinguono nettamente dagli altri oli per due prerogative: la materia prima, rappresentata dalla polpa delle olive, e il metodo d'estrazione, rappresentato da processi di natura esclusivamente meccanica. L'estrazione degli oli vergini impiega esclusivamente l'urto, la pressione, la centrifugazione, la decantazione, la filtrazione, la tensione superficiale, il trattamento meccanico delle emulsioni. È ammesso il ricorso al riscaldamento con temperature moderatamente alte al fine di incrementare la resa in olio.

La molazza è lo strumento tradizionalmente usato, derivato concettualmente dalle antiche macine in pietra: l'azione meccanica è esercitata dalla rotazione di una o più grandi ruote in pietra (generalmente in granito) sulla massa in lavorazione. Contrariamente a quanto si possa pensare, la fuoriuscita dei succhi non è causata dallo schiacciamento, bensì dall'azione di sfregamento degli spigoli taglienti dei frammenti di nocciolo sulla polpa delle olive. La funzione della ruota pertanto è quella di frantumare i noccioli in dimensioni adatte allo scopo e rimescolare la massa in lavorazione.

In passato la molazza era costituita da una sola ruota azionata per mezzo di un braccio da un asino o da un cavallo, pertanto aveva un notevole volume d'ingombro per consentire il movimento circolare dell'animale. La molazza attuale è azionata da un motore di 5-12 kW ed è di dimensioni più contenute, con un ingombro spaziale di 9-12 m2. Si compone di una vasca con fondo in granito o in acciaio e bordi rialzati in acciaio e di un sistema a 2-6 ruote ad asse orizzontale in pietra granitoide, disposte a coppie a distanze diverse rispetto all'asse verticale della vasca. Lo scalzo delle ruote è sollevato di alcuni millimetri rispetto al fondo della vasca ed è regolabile in modo da ottenere frammenti di nocciolo di dimensione adeguata. In genere la regolazione dello scalzo è impostata secondo le caratteristiche dei noccioli della varietà d'olivo prevalente nella zona dell'oleificio. La molazza è infine fornita di lame che hanno lo scopo di rimuovere la pasta che aderisce alla ruote e migliorare il rimescolamento spingendo la pasta sotto lo scalzo.

La lavorazione con la molazza avviene con una lenta rotazione (12-15 giri al minuto per un tempo complessivo variabile dai 20 ai 40 minuti). La quantità di olive lavorate in un ciclo è di 2,5-3 quintali in modo da ottenere un quantitativo di pasta sufficiente ad effettuare il carico di una pressa idraulica nella fase d'estrazione. Questa esigenza viene meno nel caso di impianti che utilizzano altri sistemi d'estrazione e in generale la capacità di lavoro è progettata in modo da integrare la molazza in un impianto d'estrazione a ciclo continuo.

La gramolatura, o gramolazione, è un'operazione che segue la frangitura ed ha lo scopo di rompere l'emulsione fra acqua e olio e far confluire le micelle d'olio in gocce più grandi che tendono a separarsi spontaneamente dall'acqua. Si effettua in macchine dette gramole o gramolatrici.

La gramola è in sostanza una vasca in acciaio in cui ruotano pale elicoidali che, ruotando ad una velocità di 20-30 giri al minuto, mantengono in lento rimescolamento la pasta d'olio (flottazione). L'azione del rimescolamento rompe l'emulsione migliorando poi la resa in mosto d'olio nella successiva fase d'estrazione. Le attuali tipologie costruttive comprendono più gramole disposte in serie (in questo caso spesso sovrapposte per limitare lo spazio d'ingombro) oppure in parallelo e caricate meccanicamente, mediante sistema idraulico, con la pasta d'olio uscita dal frangitore o dalla molazza. Esiste inoltre una tipologia detta gramola-dosatrice fornita di un sistema di distribuzione della pasta d'olio sui diaframmi filtranti utilizzati nell'estrazione per pressione. La macchina è infine provvista di un sistema di riscaldamento costituito dal passaggio di acqua calda in un'intercapedine esterna.

I parametri tecnici di riferimento sono la temperatura e la durata dell'operazione. La temperatura è fondamentale per la resa nella successiva estrazione ed è strettamente correlata alla stabilità dell'emulsione acqua-olio. Con un basso grado di emulsionamento la gramolatura non è necessaria oppure si può svolgere a temperature di poco superiori a quella ambientale (da 22-24 °C a 27 °C); in questo caso si parla di gramolatura o estrazione a freddo. Con emulsioni più stabili è necessario procedere ad un riscaldamento più spinto della pasta, con temperature superiori ai 27 °C e inferiori a 30 °C. Il limite di 30 °C è considerato il punto critico: la resa dell'estrazione aumenta con la temperatura della gramolatura, ma raggiunto questo livello termico, la pasta subisce un decadimento qualitativo. Per questo motivo, il riscaldamento non deve raggiungere la soglia dei 30 °C, quando si produce un olio vergine destinato al consumo diretto, mentre per gli oli vergini lampanti, destinati alla rettificazione, si effettua una gramolatura a temperature superiori ai 30 °C allo scopo di incrementare la resa quantitativa.

La gramolatura ha una durata in media di 20-40 minuti e non superiore ai 60 minuti. Il prolungamento dell'operazione non ha alcun effetto sulla resa in olio, pertanto è da evitare in quanto prolungherebbe il contatto della pasta d'olio con l'aria determinando una maggiore ossidazione. La gramolatura va perciò interrotta quando la pasta d'olio cessa di macchiare le mani e si presenta untuosa al tatto. I moderni impianti hanno sistemi automatizzati per il controllo della fase.

Questa fase è di notevole importanza per determinare il congruo compromesso fra resa quantitativa in olio e qualità: il riscaldamento aumenta l'efficacia della gramolatura permettendo l'innalzamento della resa in olio, tuttavia influisce negativamente sulla qualità dell'olio:
peggioramento del gusto (sapore di riscaldo, sapore metallico)
perdita di sostanze volatili e di conseguenza del gusto di fruttato
minori proprietà dietetiche a causa delle perdite in polifenoli, tocoferoli e vitamina A.





Pasta d'olio in rimescolamento all'interno di una gramola
Per oli di alta qualità la gramolatura si svolge a freddo oppure riscaldando moderatamente la pasta d'olio fino ad una temperatura di 27-28 °C. Una resa superiore si può ottenere riscaldando la pasta fino a 29-30 °C penalizzando leggermente la qualità, mentre è assolutamente sconsigliato il raggiungimento o il superamento dei 30 °C. Il Regolamento dell'Unione Europea n. 1019 del 2002 consente la dicitura in etichetta delle locuzioni a freddo (in riferimento ai processi d'estrazione) solo se i processi si sono svolti ad una temperatura inferiore a 27 °C.

L'efficacia della gramolatura dipende inoltre dal metodo utilizzato per la molitura. La molazzatura crea un basso grado di emulsionamento pertanto è sufficiente la gramolatura a freddo per ottenere una buona resa in olio. La frangitura, per effetto dell'elevata velocità di rotazione dei martelli, crea invece un'emulsione più stabile che necessita di un moderato riscaldamento della pasta fino a 28-29 °C per ottenere rese accettabili. Un esperto assaggiatore è in grado di discernere con la degustazione fra un olio prodotto con la molazza e uno ottenuto con il frangitore a martelli proprio a causa dell'effetto del moderato riscaldamento anche quando non si supera la temperatura critica

Si tratta del metodo classico, che separa il mosto d'olio dalle sanse attraverso una filtrazione per effetto di una pressione. La pressione si attua in una pressa idraulica aperta disponendo la pasta d'olio su strati sottili alternati a diaframmi filtranti in una torre carrellata. Il dispositivo utilizzato per la costruzione della pila consiste in un piatto circolare in acciaio con sponde leggermente rialzate e sagomate, carrellato per la movimentazione. Al centro del piatto è inserito un cilindro forato (detto foratina) che ha lo scopo di mantenere la pila in verticale e favorire il deflusso del mosto d'olio anche lungo l'asse centrale della pila.

La costruzione della pila avviene secondo un ordine standard: il diaframma filtrante è costituito da un disco in fibra sintetica forato al centro in modo da essere infilato lungo la foratina. Sul primo diaframma, adagiato sul fondo del piatto, si dispone uno strato di pasta d'oliva spesso 3 cm, si sovrappone un secondo diaframma e un secondo strato di pasta e così via. Ogni tre strati di pasta si sovrappone un diaframma senza pasta e un disco d'acciaio allo scopo di distribuire uniformemente la pressione. Complessivamente si costruisce una pila composta dalla sovrapposizione di 60 diaframmi alternati a 60 strati di pasta, 20 dischi d'acciaio e 20 diaframmi senza pasta. Il quantitativo di pasta impiegato corrisponde ad una partita di olive molite con la molazza (2,5-3 quintali). L'intera operazione di carico di una pressa si effettuava a mano, ma attualmente si utilizzano apposite dosatrici, spesso integrate con la gramola. A questo punto la torre viene inserita nella pressa e sottoposta a pressioni medie dell'ordine di 400 atm. Per effetto della pressione il mosto d'olio si separa dalla frazione solida e dal sistema drenante fluisce lungo l'esterno e lungo la foratina e viene raccolto sul piatto. Terminata l'estrazione, la pila viene smontata e dai diaframmi viene rimossa la sansa utilizzando apposite macchine.

I diaframmi filtranti sono spesso chiamati fiscoli. In realtà il fiscolo è un doppio disco filtrante saldato ai margini e forato al centro realizzato in fibra di cocco. La pasta d'olio si disponeva all'interno del fiscolo. Questo sistema presentava molteplici svantaggi. L'operazione di carico e scarico era alquanto onerosa, ma soprattutto il difetto principale era la difficoltà di pulizia dei fiscoli: le fibre trattenevano sempre residui di pasta che alterandosi facilmente per azione di muffe e dell'ossidazione conferivano all'olio sapori sgradevoli (sapore di fiscolo). Per esigenze organizzative e per migliorare gli standard di qualità i fiscoli sono stati del tutto abbandonati e sostituiti dai diaframmi circolari in fibra sintetica.

I vantaggi dell'estrazione per pressione sono i seguenti:
buona qualità delle sanse
ridotti consumi di energia e acqua e costi fissi contenuti
minori quantitativi d'acqua di vegetazione da smaltire
minore carica inquinante dell'acqua di vegetazione

Gli svantaggi sono i seguenti:
costi rilevanti per l'impiego della manodopera
oneri derivanti dalla difficoltà di pulizia dei diaframmi filtranti
funzionamento a ciclo discontinuo
rischio di peggioramento della qualità in caso di cattiva pulizia dei diaframmi

La centrifugazione verticale è il sistema impiegato in tutti gli impianti (ad eccezione dell'olio estratto con la Sinolea) per separare l'olio dall'acqua. Al processo è sottoposto sia il mosto d'olio ottenuto per spremitura o per centrifugazione orizzontale, sia l'acqua di vegetazione ottenuta dalla centrifugazione orizzontale.

Allo scopo si utilizzano separatori centrifughi verticali. Si tratta di macchine mutuate dall'impiantistica dell'industria lattiero-casearia (scrematrici) che effettuano la separazione in virtù di una rotazione ad alta velocità. Il separatore centrifugo consiste in un serbatoio cilindrico contenente il tamburo ruotante costituito da una serie di dischi conici forati e sovrapposti. Il mosto d'olio, immesso dall'alto, entra nel tamburo ed è sottoposto ad una centrifugazione a 6000-6500 giri al minuto. Per effetto della differente densità olio e acqua si separano in due differenti efflussi. Durante la rotazione si ha un accumulo di residui solidi (morchie) che vengono espulsi tramite un sistema di sicurezza automatizzato.


Le altre tecniche prevedono l'impiego di metodi fisici e chimici. Va però detto che la normativa e gli standard di qualità impongono l'impiego esclusivo di metodi meccanici. L'olio ottenuto con il ricorso a metodi chimici e fisico-chimici è pertanto identificato con tipologie merceologiche differenti e distinte dal vergine. Nel caso degli oli ottenuti dalle olive, i metodi fisici e chimici sono processi secondari attuati in impianti distinti, per rettificare oli vergini non commestibili o per estrarre la frazione lipidica dal seme.


questa è un pò di didattica dell'olio , fino a 7 anni fa i miei avevano un frantoio (abbiamo circa 1000 piante da olivo secolari )con spremitura a freddo nel centro del mio paese e vi posso giurare un olio veramente delicato e gustoso, poi purtroppo siamo in italia e ce lo hanno fatto chiudere la USL per motivi di centro storico untuosità rumore etc etc ,forse l'anno prossimo lo riapriremo fuori del paese sempre con spremitura a freddo , sono cresciuto con questi sapori che difficilmente riesco a trovare negli altri oli ,l'unico che si avvicina molto a quello che facevamo e degno di nota ECCELSA è quello di SUZIGARGANO che ho avuto il piacere e l'onore di assaggiare quando è venuto per il raduno PITER TUTTI A GROSSETO nel mio ristorante a Scarlino , colore e sapore intenso BIOLOGICO al 100 % uno che sa il fatto suo e che dedica molto tempo a questa tradizione dell'olio extravergine d'oliva da assaggiare assolutamente un prodotto da 110 e lode
 
Allora......un "feedback" per l'Amico Mario (Suzigargano) perche' e' pur vero che vende i suoi prodotti..... ma e' encomiabile il fatto che li garantisca per la loro bonta&genuinita'.....per cui da CacciatoreColtivatoreRaccogliotore qual'e' appassionato come non mai della sua terra,il Garganistan :lol: ecco una carrellata dei "pezzi" da me acquistati cui fa' da primo piano l'olio extravergine protagonista del post :l'ogliarola garganica dal sapore delicato e gustoso.....come si puo' apprezzare dal colore.........per il gusto rivolgetevi a Mario [Trilly-77-24.gif]!

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un saluto.
 
Non sono belle cose queste, cmq ultimamente nell'alimentare si riscontrano parecchi casi di alterazione alimentare a discapito della qualita' e della ns salute.
Contento di avere conosciuto il tuo Mario che come gia' riportato piu' volte merita davvero di essere assaggiato.
 
Noi a casa potiamo e togliamo i ricacci (i lup in pugliese) e basta, quello che viene viene...
Una cosa importante, per me che di trattamenti non ne capisco niente, è il periodo di raccolta e quanto tempo passa dalla raccolta alla macinatura.
 
Ragazzi ..... cominciamo a far conoscere a tutti i veri sapori delle tradizioni italiche !! Dovremmo organizzare un gruppo d'acquisto e ricarci in garganistan a fare rifornimento !!
 
Non confondere.......parlando di olio d'oliva ..0,5/0,8 pensavo fosse chiaro che è inteso come 0,05/0,08........
Mia colpa.
Ciao
Francesco.

Allora ti dico una cosa: il rogor è pericoloso se usato senza criterio!
Con questo non ti dico che sia acqua fresa, in quanto estere fosforico è un insetticida abbastanza pesate ma usato SOLO E SOLTANTO quando ce ne è bisogno permettere di salvare la produzione.
Certo è bene lasciar passare almeno un mese dal trattamento comunque non essendo assolutamente liposolubile (solubile nei grassi) nell' olio (sempre se si lavora a modo) non se ne trova tracce.
SICURAMENTE comunque fa più male usare olio con acidità (e quindi perossidi) elevati perchè le olive erano piene di mosca che uno dove è stato fatto un trattamento (ovviamente con criterio).
Detto questo il periodo preciso non me lo ricordo o è 20 o è 30 giorni, devo controllare le confezioni, ma è dal 2007 che non si usa per cui... non si usa perchè non c'è più stata mosca, anche a causa delle siccità estive e del caldo secco. Certo le mie olive sono sempre monitorate e se ce ne sarà di nuovo bisogno anche se a malincuore lo riutilizzerò!

- - - Aggiornato - - -


Mah... come acidità non è che sei messo proprio benissimo... Il mio Laudemio (un particolare olio di cui potrò parlare in seguito) esce anche a 0,09 di acidità.
L' olio comune solitamente sta sullo 0,1-0,15, raramente supero 0,2 ed in quei casi già bestemmio perchè qualcosa è andata storta (e può capitare) ma lo tengo separato in quanto lo vendo ad un prezzo ridotto ad un ristorante.
Scommetto che vai in un frantoio con molazze e fistoli in fibra...
 
IO PRATICO MOLITURA GIORNALIERA olio non lampante EXTRAVERGINE D'OLIVA......AL 100%.......
Ciao, non sò se ti riferivi a me, e non sò se pratichi molitura tradizionale ed estrazione con presse cmq certo che anche in quel modo si può rientrare nei limiti di legge ma come dicevo prima ci sono molte più variabili che entrano in gioco e possono rovinare tutto, se quello prima di te aveva olive disastrate te ti becchi parte del suo olio e questo è solo uno dei problemi.
Per il discorso rogor lui ha fatto bene ha dirlo ed è così che si deve fare ma non pensare sia così facile trascorso il periodo ritrovare le tracce, anzi senza i giusti strumenti che vanno a cercare tutti i prodotti secondari della decomposizione è impossibile accorgersene!
Per questo ti da amico ti dò un consiglio, se ti fidi di lui (e del modo di come lavora) prendilo li l' olio, non sarà certo quello il problema per la salute! Fidati che ti fa più male stare una volta in centro e respirare tutto lo smog!
 
Più osservazioni sperimentali dimostrano che l' olio d' oliva non aumenta l' incidenza di cancro in modelli animali ,alcontrario di quanto accade per l' olio di girasole e di mais . La differenza ,pertanto ,non nasce solo dal confronto fra acidi grassi einsaturi , ma anche fra tipi diversi di acidi grassi con spiccato vantaggio per l' olio d' oliva ,estremamente ricco in monoinsaturi rispetto ad altri oli vegetali ricchi soprattutto di polinsaturi . Una riprova epidemiologica di queste esperienze sperimentali nasce ,adesempio ,dal confronto fra le abitudini alimentari e la realtà clinica in Israele e in Grecia . Infatti ,in Israele il consumo totale di grassi è ,in media ,pari a 100 grammi al giorno ( con 40 grammi di grassi animali e 60 di olio vegetale ,costituito sopratutto daolio di girasole ,ricco in polinsaturi ) ,mentre in Grecia il consumo totale di grassi è più elevato ( 140 grammi al giorno )con quote superiori di grassi animali ( 60 g ) e di oli vegetali ( 80 g ) ,quasi esclusivamente rappresentati ,però ,da olio d' oliva .Di fatto ,contrariamente a quanto potrebbe essere atteso sulla base dei consumi globali di grasso ,la mortalità per cancro alla mammellaè molto piu elevata in Israele rispetto a quanto osservato in Grecia .
 
Per fortuna l' olio che mangio viene dalle mie olive, il vino che bevo dall' uva che macino e torchio io. Ah pure la salsa faccio! Di questi tempi tutto ciò è un vero tesoro!
 
io li mulisco ogni giorno lavorativo..tenete presente che si raccolgono circa 20 quintali al giorno...circa....e ogni sera puntualmente sono al frantoio......raccolte e molite.......questa e' la mia etica....
 
Ne produciamo una trentina di quintali all'anno. Biologico. Molto biologico. Perchè la scelta del biologico? perchè sono un ambientalista militante e convinto................. no dai, non raccontiamo balle. Perchè non ho voglia di spendere in peticidi, manco concimo. Potiamo e raccogliamo quello che viene. Stop. Quelle che cascano si lasciano in terra e basta. Si stende la rete, si raccoglie e si porta al frantoio.
 
Ciao, non sò se ti riferivi a me, e non sò se pratichi molitura tradizionale ed estrazione con presse cmq certo che anche in quel modo si può rientrare nei limiti di legge ma come dicevo prima ci sono molte più variabili che entrano in gioco e possono rovinare tutto, se quello prima di te aveva olive disastrate te ti becchi parte del suo olio e questo è solo uno dei problemi.
Per il discorso rogor lui ha fatto bene ha dirlo ed è così che si deve fare ma non pensare sia così facile trascorso il periodo ritrovare le tracce, anzi senza i giusti strumenti che vanno a cercare tutti i prodotti secondari della decomposizione è impossibile accorgersene!
Per questo ti da amico ti dò un consiglio, se ti fidi di lui (e del modo di come lavora) prendilo li l' olio, non sarà certo quello il problema per la salute! Fidati che ti fa più male stare una volta in centro e respirare tutto lo smog!
no io vado da quattro anni presso un mulino a filo continuo della PIERALISI che lavora a 24° mi trovo benissimo..il fatto delle olive marce prima di me e' una cosa un po' rara ormai bacate con la siccita' che persiste da anni si e' ridotta del 60%la mosca....gia' naturalmente......almeno nei miei ulivi che non hanno impianti di irrigazione....e sono su terreni pietrosi.......
 
L'Ercole d'Oro è stato vinto anche da un produttore del mio paese che si presenta a queste competizioni. tra l'altro ha il terreno vicino al mio.
......per quanto riguarda la conservazione dell'olio in damigiana di vetro, trenta anni fa sentivo dire che non va bene tenerlo in quanto il vetro rilascia il piombo (non so quanto sia vero), ma da quando mio padre in quegli mi ha lasciato il terreno, ho sempre utilizzato contenitori in acciaio inox con rubinetto.
 
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