So' arivate le tordici (cesene)? Con l'ondata di freddo che e' arrivata in Italia dovrebbero essere arrivate nel Lazio. Nel 1964, se non vado errato, ci fu un Gennaio molto freddo, e mio padre ed io facemmo bei carnieri di cesene diverse domeniche di seguito sulla Nomentana, nei vigneti della tenuta "La Serena." La mattina a prima luce sparavamo a qualche bottaccio, poi, a luce fatta, cominciavamo a vedere le cesene alte contro il cielo terso e blu che passavano in lnghe linee spezzate qui e la'. Venivano dalle montagne della Sabina, dove avevano passato la notte, a cercare da mangiare nella pianura e nelle colline sottostanti. Le vigne della Serena avevano ancora dell'uva appassita, e ne erano ghiotte. Papa' ed io ci nascondevamo fra i filari e le sorprendevamo. Erao uccelli duri, rustici, baffuti. La prima volta, col piombo del 10, ne ferimmo diverse (beccano, quando le raggiungi). La volta successiva portammo cartucce piu' toste con pallini dell'8, e queste le abbattevano pulitamente. Forse anche il freddo intenso aveva a che fare con lo scarso rendimento delle cartuccette da tordi. Papa' ed io (Papa' specialmente) avevamo un paio di bottiglie Thermos, piene di caffellatte bollente zuccherato e corretto col brandy. Quando cominciavamo a tremare dal freddo un bicchiere di quel caffellatte ci sosteneva per un po'. Verso le 10 di mattina le cesene si diradavano e poi proseguivano per chissa' dove, ma arrivavano un po' di storni, provenienti dalle ville e dalle alberate dell'Urbe e dalla Stazione Termini, dove avevano impestato di fatte durante la notte marciapiedi e automobili parcheggiate. Dopo qualche fucilata se ne andavano, ma prima di andarcene passavamo per la piana della Serena, fra la fattoria e la Nomentana, che era stata seminata a grano, e qualche allodola la si rimediava sempre. Si tornava a casa con un bell'assortimento di uccelli ai laccioli: tordi, cesene, storni, e qualche fringuello o frosone. Papa' (e anch'io) era un po' vanesio. Ci fermavamo in pasticceria con le cartuccere ai fianchi ed i laccioli carichi appesi a un passante dei pantaloni per farci ammirare di pasticcieri (amici nostri) e dagli altri clienti, e anche per comprare un vassoio di paste per farci perdonare da Mamma, che non vedeva di buon occhio le levatacce, le spese per fucili, cartucce e benzina, gli stivali e i vestiti infangati, e il dover cucinare la selvaggina. Ma anche lei, in fondo, era contenta se noi eravamo soddisfatti della cacciata.
Ve lo figurate, oggi, lasciare i fucili in auto ed entrare in una pasticceria di Roma piena di gente con un mazzo di uccelli morti impiccati ai laccioli? Prima il linciaggio, e poi l'arresto per i fucili lasciati in auto. Avevo 16 anni, allora, e quando Papa' non poteva portarmi a caccia perche' doveva lavorare, non avendo ancora la patente mi toccava andare a caccia con i mezzi pubblici. Col Beretta S55B montato e portato a spalla con la cinghia e una cartuccera o due, camminavo da Via Muzio Scevola fino alla fermata del pullman che andava a Ciampino, salivo e poi scendevo dal lato della strada opposto all'aereoporto, facevo una bella camminata fino alla zona di caccia (delle belle pianure a grano e medica in zona Via di Santa Fresca) dove qualche lodola e storno si eimediavano sempre. C'erano dei vasconi dove quando faceva freddo a volte potevi involare una garganella, o un beccaccino dai fossetti d'irrigazione. Per gli storni bisognava intrufolarsi in un fondo chiuso alberato, pronti a darsela a gambe se il proprietario si accorgeva dell'invasione armata...
Tornavo a casa col pullman, a volte con un bel mazzetto di uccelli, e gli altri passeggeri si complimentavano con me per le prede e per il bel sovrapposto. E poi ritornavo a casa a piedi dalla fermata, facendo il giro lungo se avevo un bel carniere, e passando per il negozio di uova e pasta all'uova a cinque metri dal mio portone per far vedere le mie prede a Umberto, uno dei proprietari, che era cacciatore e ogni tanto veniva con me e Papa' a caccia. Provate a uscire dal portone oggi, col fucile in spalla e cartuccera, e a cercare di salire su un mezzo pubblico. Quanto ci vorra' prima che siate circondati da autopattuglie, tiratori scelti, poliziotti e carabinieri assortiti, teste di cuoio, ecc., tutti con pistole, mitra e carabine con ottica puntate su di voi? Ma era il 1964, quando ancora l'Italia era un paese dove non succedeva quasi mai niente.
Ma l'Italia, e il mondo, stavano cambiando, e tre o quattro anni dopo... il resto lo sapete.
Una nota. Qui dove abito adesso e' come era allora. Potrei farmi un giro a Elba, la cittadina piu' vicina (12 km da dove abito) con un AR 15 in spalla e una 1911 .45 ACP in una fondina sull'anca, e, si', qualcuno si girerebbe a guardarmi un po' perplesso, ma non violerei nessuna legge. E lo stesso in Enterprise, una citta' molto piu' grande a mezz'ora d'auto. Certamente pero' no potrei farlo a New York, Chicago, Washington, D.C., o Los Angeles, dove le armi sono regolate in maniera ferrea e dove, in barba a tali regole, il crimine, gli omicidi, e le rapine a mano armata sono alle stelle.