Costato con amarezza che in questo thread si parla del prossimo futuro della caccia, cioè in riserva. Purtroppo, dopo decenni di bombardamento "animalaro", che hanno prodotto guasti irreparabili come la contrazione del periodo di caccia, l'istituzione di parchi, ZRC, SIC, ZPS, oasi varie, aumenti spropositati dei tasse di concessione, svilimento continuo della figura del nembrotte, decimazione degli appassionati - ormai ridotti di un terzo rispetto agli anni '80 - la naturale conseguenza di questo massacro non poteva che essere questo: la fine della caccia in territorio libero, e con essa il senso di poesia e di libertà. Intendiamoci, non intendo assolutamente criticare in alcun modo gli amici del forum ( ma anche molti che conosco direttamente ) che hanno fatto questa scelta ormai quasi obbligata, ma esprimo il mio più profondo rincrescimento per la prossima scomparsa di un'ARTE, quella venatoria, che va a coniugarsi con altre iatture di questi tempi scellerati, quali il pressoché totale abbandono delle campagne o l'imperante ricorso all'hi-tech per ogni aspetto dello scibile umano, a danno dell'abilissima arte manuale dei nostri nonni, insomma a tutto ciò che di genuino avevamo intorno fino a ieri. Forse sarà soltanto melensa nostalgia dei tempi che furono, o fors'anche il mio attaccamento alle cose "vere" che mi hanno accompagnato fino ad oggi, ma mi si permetta di affermare che, una volta chiusi in "recinti" ove muoversi come pellerossa dentro riserve, l'essenza intima, autentica e meravigliosa dell'ars venandi sarà perduta per sempre. E ciò che rimarrà, confinata in tristi perimetri agresti, sarà soltanto una mesta parodia.