si, sono d'accordo....prima la caccia alle lodole era banalizzata, snobbata, tanta era considerata facile.
Sfido oggi a cacciare con un minimo di risultato le lodole senza specializzazione e massima attenzione a tutti i dettagli.....
senza musica buona in gabbia, è inutile andare, almeno dalle mie parti, ma penso un po' ovunque, visto che oramai carnieri abbondanti non esistano più....
ma anche il comportamento dei pispoli è cambiato... li ricordo girare intorno ai giochi con una insistenza notevole, e abbandonavano solo dopo essersi saziati...premetto che non metto niente che possa attirarli, ma,quando arrivano , una passatina e subito via.. .
Le impegnative complicazioni odierne necessarie per prendere 7 o 8 lodole a uscita IMHO rendono la caccia a questi bellissimi uccelli molto meno piacevole di com'era una volta. La caccia alle lodole dei tempi miei era una scampagnata, un'occasione per rilassarsi, godere il tiepido sole d'Ottobre, l'aria pura, la campagna, i bei tiri non sempre facili neanche quando lodole e pispole credevano a civetta e specchietti. Papa' ed io, poi, non dovevamo neanche andare troppo lontano ed alzarci prestissimo per andare a lodole. Si andava dall'Appio Tuscolano a Ciampino (10-15 minuti d'auto), al massimo a Nettuno, o sulle piane del Tevere a Settebagni, fra la riserva "La Marcigliana" ed il Tevere stesso. Papa' era gia' attempato, quando io finalmente presi la prima licenza a 16 anni, e le levatacce non gli piacevano. Poi quando un mio amico e suo padre mi contagiarono con la passione per i tordi in Sabina, non ti dico la fatica a trascinare Papa' fuori di casa nelle ore antelucane per fare lo spollo in qualche uliveto vicino Poli, Montelibretti, Nerola, ecc. Poi arrivo' la patente, e purtroppo le lodole dettero la precedenza ai tordi, sebbene non mancassi mai di visitare, dopo la mattinata a tordi, un paio d'ore a sgambare fra maggesi, prati e stoppie per arricchire il carniere con quattro o cinque lodole fucilate alla borrita. Ma ricordo bene il fascino della caccia classica alle lodole, con specchietti e civetta, e le pispole che danzavano intorno alla civetta a lungo, come mosche intorno ad un lampadario, e che--a quei tempi, anche loro si beccavano la fucilata. Spesso portavamo il tronchino cal. 24 proprio per tirare alle pispole, perche' sembrava uno spreco mandare loro appresso i 32 grammi di pallini delle cartucce del 12.
L'ultima cacciata classica alle lodole la feci nelle piane di Artena, con due amici di Grottaferrata, Giorgio il Fascista, e Lucio il Comunista, avversari politici, ma come Don Camillo e Peppone, amici/nemici che condividevano l'amore per la caccia. Purtroppo e' da tanto che Lucio e Giorgio se ne sono andati. Quel giorno i villici stavano seminando, ancora con i buoi che tiravano l'aratro, e le contadine con i sacconi di grano a tracolla che spargevano le sementi a ventaglio con un misurato e lento ma potente sfalciare del braccio. Le allodole a branchi si gettavano sui semi. A un certo punto guardai in aria ed uno stormo di allodole, alto nel cielo, era cosi' fitto da sembrare un branco di storni, centinaia di capi in migrazione. Avevo una civetta finta che avevo fabbricato io col gesso e due occhi di vetro da imbalsamatore. Le ali erano di stoffa, cucite intorno a fil di ferro dalla mia fidanzata di allora. Quel giorno scartucciai, e fortuna che Lucio aveva in auto una scorta di cartucce, perche' potei continuare a sparare dopo aver finito quelle mie nella cartuccera e le due scatole di riserva nello zainetto. Mai viste tante allodole, ne' prima ne' dopo quella fantastica giornata. A quei tempi, poi, non c'erano limiti di carniere...
Alla mia eta' si vive di ricordi. Il presente e' pieno di acciacchi e vessazioni. Il futuro e' corto ed incute timore. Il passato e' la soffitta polverosa nella quale noi vecchi ogni tanto ci rifugiamo, come a sfogliare un grosso diario e a ricordare cio' che fu e quelli che furono. E tante delle pagine liete del mio "diario" sono dedicate alle allodole.