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Il Consiglio di Stato francese ha decretato l’inaspettato divieto a praticare alcune cacce tradizionali – fra le quali quella alle allodole con l’uso di trappole e reti – particolarmente praticate da secoli nel Sud-Ovest della Francia, nel rispetto delle attuali normative europee.
La risposta dei cugini d’oltralpe non solo non si è fatta attendere nemmeno qualche minuto ma è stata coraggiosa e durissima: i cacciatori francesi, profondamente offesi da questa decisione, hanno infatti deciso che, a partire dal 1° giugno, interromperanno la caccia collettiva al cinghiale e sospenderanno qualsiasi tipo di intervento di controllo sulla fauna selvatica.
Mentre esprimiamo la nostra totale solidarietà ai colleghi francesi, riteniamo che anche nel nostro Paese – tra l’altro pericolosamente minacciato dall’avanzata della Peste Suina Africana – se dovesse continuare il clima punitivo e di criminalizzazione nei loro confronti, i cacciatori italiani dovrebbero adottare la stessa identica decisione, con lo stesso coraggio e la stessa determinazione.
Ormai la misura è colma, perché non è possibile che si continui a chiedere ai cacciatori italiani di provvedere alla riduzione delle popolazioni di cinghiali ormai fuori controllo e, allo stesso tempo, penalizzandoli continuamente con calendari sempre più restrittivi, osteggiando perfino l’autoconsumo, negando loro ogni certezza del diritto e lasciandoli perennemente sotto la minaccia di una serie infinita e pretestuosa di ricorsi cervellotici e scientificamente immotivati.
La Libera Caccia si farà portavoce all’interno del mondo venatorio di questo profondo malessere e si dichiara fin d’ora disponibile a seguire l’esempio degli amici francesi invitando i cacciatori italiani a disertare tutte le forme di monitoraggio e controllo delle specie problematiche, compreso il cinghiale, se le istituzioni, invece di assumere decisioni concrete e supportate dal mondo scientifico, continuassero a subire gli isterismi e i ricatti dell’estremismo animalista.

Roma, 21 maggio 2024

IL PRESIDENTE
Paolo Sparvoli