Il Consiglio ha poi iniziato ad occuparsi anche del parere Ispra reso a Regione Lombardia entrando nel merito di talune determinazioni difficilmente condivisibili. È sì vero che nel parere si dice chiaramente che “le indicazioni tecniche ivi contenute non sono vincolanti”; ma è ormai consolidato che quando Regione Lombardia, legittimamente, si discosta da tale parere pur con motivazioni ineccepibili, in caso di ricorso delle sigle anticaccia, il TAR tende a prendere le indicazioni Ispra come oro colato. Il parere ripercorre quello dello scorso anno con la richiesta di apertura alla caccia vagante dal 2 ottobre, due settimane dopo le date previste per legge, e la chiusura per specie articolate tutte comunque senza arrivare al 31 gennaio, addirittura proponendo la chiusura al fagiano al 30 novembre. Per talune specie come la minilepre e la starna l’esercizio venatorio per Ispra non dovrebbe nemmeno essere concesso. E poi addestramento cani da settembre evitandolo nelle ore tardo pomeridiane; e si sconsiglia l’incremento delle giornate alla migratoria da appostamento in ottobre e novembre. Vi è poi la raccomandazione a introdurre restrizioni graduali all’uso del piombo su tutto il territorio regionale. Crediamo che Regione Lombardia debba mettere in campo ogni competenza specifica, per le quali dichiariamo sin d’ora la disponibilità del nostro dipartimento scientifico, per poter motivare le scelte fatte in sede di stesura del calendario venatorio e per obiettare a questioni palesemente forzate. A esempio ci chiediamo come sia possibile ottemperare all’obbligo di eradicazione della minilepre vietandone contestualmente il prelievo venatorio, “perché la sua cacciabilità potrebbe incoraggiare il ripopolamento della stessa”. Cosi come il fatto che per Ispra la caccia vagante non andrebbe prolungata oltre dicembre per eccessivo disturbo della selvaggina e con una protratta condizione di stress degli animali. Insomma, 15 giorni in meno a settembre e niente a gennaio significa esattamente un mese e mezzo in meno rispetto alle regole legislative nazionali e regionali. Il 34% in meno dei tempi del resto d’Italia. Ovviamente faremo tutto il possibile dal punto di vista associativo per evitare queste limitazioni, ferma restando la competenza e la scelta da parte di Regione Lombardia per la stesura definitiva del calendario venatorio, che sollecitiamo in tempi brevi, con l’augurio che sappia motivare tali scelte nel modo più inoppugnabile possibile. Senza illusioni che ciò sia sufficiente ad evitare i soliti ricorsi dei soliti noti. (Federcaccia Brescia – Cacciapensieri)
Il Consiglio ha poi iniziato ad occuparsi anche del parere Ispra reso a Regione Lombardia entrando nel merito di talune determinazioni difficilmente condivisibili. È sì vero che nel parere si dice chiaramente che “le indicazioni tecniche ivi contenute non sono vincolanti”; ma è ormai consolidato che quando Regione Lombardia, legittimamente, si discosta da tale parere pur con motivazioni ineccepibili, in caso di ricorso delle sigle anticaccia, il TAR tende a prendere le indicazioni Ispra come oro colato. Il parere ripercorre quello dello scorso anno con la richiesta di apertura alla caccia vagante dal 2 ottobre, due settimane dopo le date previste per legge, e la chiusura per specie articolate tutte comunque senza arrivare al 31 gennaio, addirittura proponendo la chiusura al fagiano al 30 novembre. Per talune specie come la minilepre e la starna l’esercizio venatorio per Ispra non dovrebbe nemmeno essere concesso. E poi addestramento cani da settembre evitandolo nelle ore tardo pomeridiane; e si sconsiglia l’incremento delle giornate alla migratoria da appostamento in ottobre e novembre. Vi è poi la raccomandazione a introdurre restrizioni graduali all’uso del piombo su tutto il territorio regionale. Crediamo che Regione Lombardia debba mettere in campo ogni competenza specifica, per le quali dichiariamo sin d’ora la disponibilità del nostro dipartimento scientifico, per poter motivare le scelte fatte in sede di stesura del calendario venatorio e per obiettare a questioni palesemente forzate. A esempio ci chiediamo come sia possibile ottemperare all’obbligo di eradicazione della minilepre vietandone contestualmente il prelievo venatorio, “perché la sua cacciabilità potrebbe incoraggiare il ripopolamento della stessa”. Cosi come il fatto che per Ispra la caccia vagante non andrebbe prolungata oltre dicembre per eccessivo disturbo della selvaggina e con una protratta condizione di stress degli animali. Insomma, 15 giorni in meno a settembre e niente a gennaio significa esattamente un mese e mezzo in meno rispetto alle regole legislative nazionali e regionali. Il 34% in meno dei tempi del resto d’Italia. Ovviamente faremo tutto il possibile dal punto di vista associativo per evitare queste limitazioni, ferma restando la competenza e la scelta da parte di Regione Lombardia per la stesura definitiva del calendario venatorio, che sollecitiamo in tempi brevi, con l’augurio che sappia motivare tali scelte nel modo più inoppugnabile possibile. Senza illusioni che ciò sia sufficiente ad evitare i soliti ricorsi dei soliti noti. (Federcaccia Brescia – Cacciapensieri)