Re: Fanfarillo ad alatri (FR)
Nella nostra zona (Roma e provincia) ti consiglio sia Fanfarillo di Alatri che Pera a Fontenuova, che si trova in una traversa a poche centinaia di metri da Belleggia. Ti sconsiglio Ciaffoni, a parer mio é un ladro. Rifacimento calcio e astina con zigrini di un Benelli 201 spesi 350 euro! Ditemi voi... Da quel giorno in poi ho imparato a chiedere per prima cosa: QUANTO CI VUOLE? QUANTO TI PRENDI? E poi l'aria da "so tutto io" ogni volta che mettevo piede lo dentro che già mi dava fastidio.
Non so se parliamo dello stesso Ciaffoni che conoscevo io quando abitavo a Grottaferrata. Non ne sono mai stato un cliente, ma un giorno che, tornato in vacanza in Italia dagli U.S., dove il cal. 24 e' assolutamente sconosciuto, cercai di comprare da lui un bossolo di tale calibro per un amico del Montana che faceva collezione di cartucce e bossoli di tutti i tipi e di tutto il mondo. Mi disse che ne avrei dovuto comprare un'intera scatola, non ricordo se da 50 o 100 pezzi...
Poi, negli anni '70 (sempre se si tratta della stessa persona) gestiva un campo di tiro al piattello su Monte Tuscolo, al "Quadrato dei Pini," anche chiamato "Quadrato dei Cacciatori." Io ed altri, dopo la chiusura pomeridiana del campo di tiro, andavamo a fare incetta di bossoli sparati per ricaricarli. Lui se ne accorse, e per qualche ragione facile da indovinare comincio' a rastrellare tutti i bossoli e a dar fuoco ai mucchi di bossoli cosi' raccolti. Ne rimanevano solo i fondelli. Poi, prima di partire per l'America, vendetti il mio vecchio (11 anni d'eta') Beretta S55B a un tale. Il fucile aveva avuto le chiusure strette da un armaiolo perche' si erano allentate un po' (vedi sotto) e le bindelle laterali erano state risaldate ad argento perche' le saldature originali s'erano staccate (era un "fucile del Venerdi'," cioe' un fucile preparato per la saldatura delle bindelle poco prima della sirena di chiusura che era rimasto sul bancone. Durante il fine settimana un sottile strato di ossidazione si era formato sulle canne, e la saldatura fatta il Lunedi' dopo un po' si staccava). Il tale lo porto' da Ciaffoni a farglielo esaminare, e sebbene il prezzo che avevo richiesto fosse basso, Ciaffoni sconsiglio' al tale di comprarlo. Il tale lo compro' lo stesso per via del prezzo basso e per l'ottima conservazione del fucile, anche se riparato due volte. Mi domando se forse Ciaffoni avrebbe preferito che ne comprasse uno da lui invece che da me...
A Frascati invece mi rifornivo di cartucce per tordi, storni, merli, allodole e cesene dall'Armeria Lorenzini, a Piazza del Duomo. Lorenzini era un commerciante molto onesto e produceva ottime cartucce per la piccola selvaggina. Quando abitavo a Roma, prima di trasferirmi a Grottaferrata, compravo le cartucce da Banchetti Sport, vicino Piazza Vittorio. Di armieri poco etici ne ho conosciuti diversi. Ce ne era uno a Via Gela, strada che costeggiava la ferrovia e che andava da Via Appia Nuova a Via Tuscolana (io abitavo a due passi, a Via Muzio Scevola, dal lato opposto a dove per qualche tempo abito' Gabriella Ferri, a quell'epoca sconosciuta a tutti meno che al vicinato, che l'aveva soprannominata Jovanka la Pazza--Jovanka per via della testa quasi rapata a zero, e la Pazza per via dei festini "rumorosi" che le malelingue del rione dicevano che avvenissero a casa sua. Secondo le malelingue erano orgie, ma siccome non mi invito' mai non posso affermarlo). L'armiere di Via Gela l'avevamo soprannominato "Caro Signore" per via del suo usare tale frase al principio di ogni periodo, con voce melliflua e torcendosi le mani come Uriah Heep. Una volta vendette a mio padre una carabina a.c. dalla quale s'era staccato il mirino, dicendogli che era un sistema nuovo: "Eh, caro signore, con questo sistema si mira lungo la scannellatura..." Naturalmente il fucile sparava molto alto se si usava la scannellatura che aveva alloggiato il mirino come mirino. Poi papa' qualche tempo dopo ci fece saldare un mirino e il fucile comincio' a colpire dove miravo. Questo stesso armiere, quando compii 17 anni e volli cimentarmi con la ricarica, forse per farmi uno scherzo imbecille e pericoloso, forse perche' smettessi di ricaricare e comprassi le cartucce da lui (e per diverso tempo papa' le aveva comprate li') mi consiglio' una dose pazzesca di polvere, molto al di sopra della dose massima, e le cartucce che caricai davano un rinculo terribile e al massimo staccavano qualche penna, perche' i pallini erano dispersi dal colpo d'ariete dei gas alla volata. Sospetto che il prematuro "scatenamento" del mio fucile di cui sopra sia stato in parte dovuto a una cinquantina di queste cartucce-bomba.
Questo e' lo stesso armiere che, pur di vendere a papa' le cartucce del 24 che avrei usato per le pavoncelle, non avendo quelle col piombo del 7 che avevo usato con successo, gli vendette due scatole col piombo dell'11, dicendogli che essendo piu' piccolo sarebbe penetrato meglio fra le penne dei coriacei caradriformi. All'atto pratico facevano loro soltanto il solletico, e se ne volavano via ridendo...
Mi ricordo che Caro Signore aveva in vendita un automatico usato con uno strano sistema di mira: un aggeggio tondo montato sul castelle con una lente con un punto rosso che pero' non era nel mezzo, ma parecchio di lato a sinistra rispetto al mirino del fucile. Gli domandai perche' non fosse nel mezzo della lente (e il sistema non aveva alcun mezzo di regolare il punto rosso). "Eh, caro signore," mi rispose. "E' per l'anticipo." Fesso e inesperto com'ero allora non gli chiesi come si sarebbe dovuto mirare se il bersaglio stesse volando da sinistra a destra... Pero' anche se l'armiere era un bischero, il suo piccolo negozio per me aveva un fascino particolare: l'airone cinerino imbalsamato in una teca vicina alla porta, la donnola imbalsamata (e spelacchiata) in cima a una rastrelliera di fucili, l'odore di olio di fucili e del cuoio di carnieri e cartuccere, le scatole colorate di cartucce sulle mensole dietro il bancone, le pistole e i coltelli in un'altra teca, e i fucili dalle lunghe canne brunite e lucide sulle rastrelliere, le trappole per gli uccellini, le scatolette di vischio. Tutto parlava di sogni e di chimere venatori...
Ma con gli armieri, sempre caveat emptor. Ce ne sono di ottimi, ma le mele marce abbondano anche, non solo da voi, ma anche da noi. Ce ne era uno a Kodiak che una volta ricevette la pistola di un mio amico che se l'era fatta spedire da un'altra citta'. Invece di fargli sapere che era arrivata, la mise in vendita. Il mio amico la riconobbe per caso da un graffio sul tamburo vedendola nella teca delle armi usate.