UMBRIA. NIENTE PREAPERTURA ALLA TORTORA

«LA COLPA NON É DELLA REGIONE»

di Emanuele Bennati*

Dopo una lunga discussione e molte strumentalizzazioni da parte sia di alcuni politici, che di alcune associazioni venatorie, mercoledì la giunta regionale si appresta votare il calendario venatorio per la stagione 2021/2022, nonostante gli sforzi fatti sia dai funzionari, dai tecnici della Regione Umbria e dall’assessore Roberto Morroni, ai quali va il nostro ringraziamento e l’apprezzamento per il lavoro svolto, i quali si sono impegnati fino all’ultimo per poter trovare una soluzione e consentire una giornata di caccia alla tortora in preapertura, per la stagione che si appresta a iniziare. Già si sapeva da tempo, tanto che, con nota del 22 marzo scorso, il Ministero ha comunicato alla Regione che sulla base del mancato accordo sul piano di gestione, la specie non potrà essere inclusa nei rispettivi calendari venatori.

Pertanto le strumentalizzazioni sulla questione, sono il segno evidente che si è perso di vista l’obbiettivo e si continua a cercare il colpevole per il fallimento delle politiche venatorie di alcune associazioni, le quali hanno peccato anche nel divulgare una corretta informazione verso i cacciatori. Per fare chiarezza, il 20 maggio la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha comunicato il parere favorevole all’accordo sul Piano di gestione della tortora, a condizione che venga prevista la possibilità di esercitare il prelievo della specie in preapertura per un massimo di 3 giornate (con carniere giornaliero di 5 capi e stagionale di 15 capi), tale indicazione non è stata recepita in nessun atto ufficiale del Ministero, pertanto a oggi non esistono gli strumenti per poter inserire in preapertura la tortora.

Il confronto europeo sulla tortora selvatica è iniziato con lo sviluppo di un meccanismo di prelievo adattativo (Adaptive harvest management mechanism-Ahmm), quale strumento per assicurare che il prelievo venatorio sia sostenibile e in pieno accordo con i dettami della direttiva. Il successo di questi piani dipende dall’impegno degli stati membri, che sono in ultima analisi responsabili per le decisioni sulla caccia in accordo con le loro legislazioni nazionali. Data la fenologia della specie il modello viene sviluppato per le due rotte di migrazione principali (flyway occidentale che comprende la penisola iberica, la Francia e due regioni italiane, Piemonte e Liguria e la flyway orientale, con tutta l’Europa centrale, i Balcani e le restanti regioni italiane). Per entrambe le flyway si è svolto un approfondito dibattito sulle migliori scelte gestionali, fra cui la proposta di moratoria temporanea della caccia e l’opzione sostenuta dall’Italia di consentire un prelievo rigidamente controllato, a condizione che siano attuate misure per il miglioramento ambientale, una efficace vigilanza del prelievo e un costante monitoraggio dei carnieri, senza questi requisisti non è ipotizzabile nessun meccanismo di prelievo.

I workshop che si sono svolti hanno portato alla conclusione che per le due flyway andranno valutati in termini di rilevanza territoriale i miglioramenti ambientali, la consistenza dei carnieri e le misura di vigilanza e controllo; in particolare per la flyway orientale, più rilevante per l’Italia, l’orientamento è stato proposto lo scenario che prevede una riduzione dei carnieri di caccia del 50% rispetto a quanto riportato dagli stati membri. A questo scopo il prelievo venatorio andrà subordinato alla preventiva realizzazione delle tre citate condizioni. Anche per la flyway occidentale, nel caso di attività venatoria, si prevedono le medesime precondizioni.

Pertanto al fine di poter proseguire con il prelievo della tortora, seppur in forma limitata, dovremmo comunque rispondere alla richiesta della Comunità europea, facendo riferimento alla situazione di oggi, rispondendo alle tre condizioni di base per poter continuare il prelievo venatorio, miglioramenti ambientali, vigilanza e monitoraggio dei carnieri. Una politica venatoria corretta deve saper costruire le basi per il futuro, lavorando in accordo con le istituzioni per l’applicazione del piano di gestione e per l’applicazione di corretta gestione ambientale.

Non perdiamo ancora una volta l’occasione per giungere a una corretta gestione delle specie oggetto di caccia, iniziamo a lavorare fin da subito con Regione e Atc, che devono tornare a essere il centro vitale della gestione e non l’oggetto di strumentalizzazioni, per mettere in campo tutte quelle azioni necessarie compresi i miglioramenti ambientali, che sono la partita più importante da giocare per il mondo venatorio e che saranno sicuramente utili anche per altre specie. Va poi ripreso da subito il dialogo con la Regione perché venga ripristinata la vigilanza venatoria e informiamo correttamente i cacciatori sull’utilizzo del tesserino venatorio e l’importanza che esso riveste. Solo se sapremo cogliere le occasioni che ci vengono poste e non solamente subire limitazioni, potremmo difendere la caccia di domani. Le politiche europee sono anni che oramai sono orientate verso la conservazione di habitat ed ecosistemi e fauna mettendo a disposizione degli stati membri risorse economiche importanti: solamente mediante un’azione sinergica che veda uniti tutti i portatori d’interesse potremmo dare un futuro alla caccia. Noi ci siamo!

 

*Presidente Arci caccia Umbria

 

Fonte:https://www.umbria24.it/