UCCELLANDE DI UN TEMPO

É solito, frequentando gli ambienti fieristici e ornitologici venatori, di incontrare gente attempata appartenente a diversi ceti sociali ma accomunata dalla stessa passione e fra questi di poter colloquiare delle loro vicissitudini legate a un mondo che non è più parte dei nostri tempi moderni. Si entra così in un universo ricco di storia passata composta da tradizioni e usanze che erano parte integrante della vita appassionata di coloro che tra i monti e le campagne, a modo loro ma con grande devozione e rispetto, studiavano il fenomeno naturale della migrazione appartenente alla vita degli esseri alati nostri amici da sempre. Ecco quindi che si scopre quanti personaggi hanno frequentato e/o condotto quei manufatti dalle caratteristiche naturalistiche che erano le uccellande rappresentate dai roccoli, le bresciane, i paretai e tutte quelle forme di aucupio permesse che erano presenti anni fa in modo più o meno numeroso sul territorio italiano. Molte di loro sono ancora esistenti e conservate, altre abbandonate, mentre molte altre vivono solo nei ricordi dei nostri anziani e di coloro che hanno avuto la fortuna di farsi tramandare aneddoti o storie della loro esistenza. Da queste strutture sono passate da persone comuni a grandi ornitologi, che hanno studiato il mondo naturale degli uccelli scoprendone le meraviglie e cercando di dare una risposta alle molteplici domande che sorgono ogni volta che ci si imbatte nel fenomeno della migrazione. Ho avuto la fortuna di incontrare molte persone che un tempo uccellavano in un’epoca dove questa pratica era permessa e alcune di loro, da me sollecitate, mi hanno raccontato. Ne sono l’esempio i proprietari delle uccellande site nel territorio brianzolo alle porte di Monza qui sotto raccontate in maniera succinta, ma interessante. Alcune curiosità stuzzicheranno il lettore e, chissà, lo invoglieranno a raccontare della storia di una vecchia uccellanda magari non più esistente ma sempre nuova per tutti coloro che hanno sete di sapere e di conseguenza di immergersi per un attimo nel mondo ornitologico dei nostri vecchi saggi.
UCCELLANDA USUELLI
L’uccellanda Usuelli, dal nome del suo proprietario, era ubicata nel comune di Missaglia (MB) in località Contra. Composta da un casello a tre piani, una villetta per il soggiorno degli uccellatori, un roccolo (mt 200), un roccolino (200 mt) per fringuelli, una bresciana (300 mt) e una passata (300 mt). Il totale delle reti aperte (tramaglio) si aggirava sui 1000 mt. Tra le strutture in muratura esisteva un corridoio composto da carpino bianco che celava le persone che dalla villetta si recavano alla struttura di cattura. Mentre un secondo corridoio composto sempre di carpino bianco partiva dalla villetta sino all’entrata del territorio dell’uccellanda. Per la cattura degli uccelli veniva utilizzata una batteria composta da circa 200 richiami appartenenti alle specie Fringuello (45), Tordo bottaccio (30), Prispolone (20), Cesena (20), Tordo sassello, Passera mattugia, Cardellino, Verdone, Peppola, Lucherino, Zigolo giallo, Ortolano e Storno. Alla preparazione della struttura partecipava Pizzagalli Giuseppe detto Pin che svolgeva questo lavoro in tutte le uccellande del territorio brianzolo. La sua professionalità ha insegnato a molti altri ad allestire gli impianti di cattura che avveniva prima che ci fosse il solleone, perché la pianta, una volta potata, potesse germogliare di nuovo prima dell’autunno avendo in questo modo un aspetto più invitante per gli uccelli che venivano attirati. All’interno dell’uccellanda venivano utilizzate anche le Civette, che servivano soprattutto per la cattura del Tordo. Le civette venivano posizionate sul terreno e imbragate con un filo. A ogni sollecito da parte dell’uccellatore le civette compievano un voletto e si posavano sopra un posatoio posizionato davanti alla gabbia dei Tordi che, alla loro vista, iniziavano a criccare ossia a emettere versi d’allarme che attiravano altri tordi in modo potessero essere catturati nelle reti disposte nei paraggi. La scelta dei Tordi che dovevano emettere tali schiamazzi era oculata e avveniva con soggetti appena catturati. Il Tordo che non emetteva bene il verso caratteristico, veniva subito sostituito. La cattura della Civetta avveniva in questo modo. La tecnica raccontata da Aldo Pizzagalli era adottata dal padre Giuseppe detto Pin. Una volta individuato il sito dove la Civetta viveva, venivano piantati dei paletti di legno dove, sulla cima degli stessi, venivano posizionate e legate con una piccola cordicella, delle tagliole imbottite con stracci. Quest’ultimi servivano per non arrecare danno agli arti del piccolo rapace. Quando la Civetta si posava faceva scattare la tagliola e rimaneva intrappolata. La Civetta recuperata veniva prima imbragata con laccetti di cuoio e poi ammaestrata alla “riverenza”, comportamento tenuto in natura dal rapace in determinate occasioni durante il periodo del corteggiamento. Lo scopo era quello che, a comando dell’uccellatore perché sollecitata, la Civetta continuasse a farlo in modo da spaventare i Tordi posizionati nelle gabbie.
UCCELLANDA GALIMBERTI
Sita nel comune di Seregno in località Sirone, è stata attiva dalla fine del 1950 al mese di luglio 1976 dopo che un’ordinanza regionale ne fece chiudere i battenti perché l’impianto rientrava nel territorio a rischio Diossina dopo l’esplosione del reattore della ditta ICMESA di Seveso. Si componeva di una bresciana con rete tramaglio lunga circa 75 mt per 2.80 mt di altezza e un capannino di legno. Era piantumata a Platano e Carpino (quest’ultima specie arborea fu importata dall’Osservatorio di Arosio e dall’uccellanda di Brambilla di Giussano). La preparazione della struttura avveniva dal mese di maggio sino agli ultimi giorni che anticipavano l’apertura della stagione delle catture. I conduttori erano i proprietari Francesco Galimberti classe 1937 e il cugino Dino Teresio Galimberti, classe 1939. L’attività di cattura si svolgeva solamente in tarda estate/autunno dalla prima decade del mese di agosto alla fine di dicembre. Gli uccelli catturati venivano venduti ai negozianti di uccelli. Le specie non richieste venivano sempre rilasciate. Non venivano utilizzati zimbelli e non si usava la Civetta per uccellare. Infatti la stessa, se catturata, veniva ceduta ai cacciatori di Allodole che la utilizzavano come zimbello da richiamo. Venivano catturati mediamente dai 10 ai 30 uccelli al giorno. Le specie catturate erano Civetta, Barbagianni, Gufo, Merlo, Tordo bottaccio, Tordo sassello, Cesena, Storno, Rigogolo, Torcicollo, Picchio rosso maggiore, Picchio verde, Fringuello, Peppola, Fanello, Cardellino, Verdone, Frosone, Verzellino, Lucherino, Ciuffolotto, Zigolo giallo, Zigolo muciatto, Zigolo nero, Usignolo,  Tottavilla, Pispola, Prispolone, Ortolano, Cuculo, Passera scopaiola, Balia nera, Beccafico, Capinera, Pettirosso, Cinciallegra, Cinciarella, Cincia bigia, Cincia mora, Codibugnolo, Scricciolo, Passera d’Italia e Passera mattugia. Il proprietario Francesco Galimberti ricorda che il primo anno uccellò con reti prestate dall’amico Ferruccio Frigerio di Seregno. L’anno successivo le reti furono comprate nuove. Ogni anno il permesso veniva rilasciato dalla Regione dopo una riunione organizzativa con gli uccellatori Turati di Robbiano, Frigerio di Seregno, Brambilla di Giussano, Invernizzi coordinata dall’Avvocato G. Bana dell’Osservatorio Ornitologico di Arosio. La preparazione dei richiami era impegnativa, ma appassionante e il proprietario ricorda di un richiamo particolare, un Prispolone con piumaggio albino e con occhi rossi acquistato a Pordenone da un allevatore. A tal proposito, è bene ricordare con qualche dettaglio in più alcuni dati che riguardano le specie più interessanti catturate nella struttura:
CESENA: solitamente durante il passo se ne catturavano diversi esemplari ma si ricorda una presa massima di 26 esemplari avvenuta durante una giornata ventosa e assolata di cui però non è stata purtroppo segnata la data.
ORTOLANO: venivano catturati solitamente una ventina di soggetti all’anno ma si ricorda una presa massima di cinque individui di cui due maschi e tre femmine avvenuta una domenica mattina verso la fine del mese di agosto.
TOTTAVILLA: in dialetto Turlu veniva catturata con una media di 10-12 individui all’anno. Tale dato sottolinea come questo piccolo passeriforme una volta era molto più presente rispetto ai giorni nostri sul territorio brianzolo.
CIUFFOLOTTO: in tutta l’attività dell’uccellanda ne furono catturati solo due.
PICCHI in generale, Usignolo, Pettirosso: non erano comuni ed erano pochi gli individui catturati ogni anno.
BARBAGIANNI: nella storia dell’uccellanda ne è stato preso solo uno.
CESENA FOSCA: rara e interessante cattura avvenuta nell’inverno 1973/74, imbrancata con delle Cesene. L’esemplare fu poi scambiato con un valido Prispolone utilizzato come richiamo di proprietà di un appassionato abitante a San Fior di Treviso.
PISPOLA GOLAROSSA: unica cattura avvenuta in un settembre degli anni ’70 durante una buona giornata di catture di Prispoloni. Sistemata in una gabbietta e appastellata, pensando fosse una Pispola, il proprietario la tenne sino alla primavera successiva quando, scoperta la specie grazie alla comparsa del rosso sul petto, fu ceduta in cambio di un bravo Prispolone cantore di proprietà di un appassionato di San Fior di Treviso.
Walter Sassi

Fonte:anuu.org