Nella bellissima location della Villa di Camugliano a Ponsacco, ospiti del Marchese Lorenzo Niccolini, la Federcaccia pisana ha organizzato un convegno dal titolo "La selvaggina nobile stanziale – L'esperienza pisana".
Il Presidente Salvadori dopo aver ringraziato il marchese Niccolini per la disponibilità dimostrata, ha tracciato brevemente le motivazioni che hanno indotto la Federcaccia a promuovere questa iniziativa, ripercorrendo le tradizioni stanzialiste dei tanti gruppi dirigenti presenti in maniera capillare su tutta la provincia. 
Salvadori ha ribadito che questo nostro patrimonio di volontariato deve essere tutelato e valorizzato, in sinergia con gli agricoltori presenti sul territorio e all'interno delle commissioni di gestione delle strutture pubbliche di divieto. Agli ATC è chiesto di semplificare gli strumenti di gestione con un collegamento stretto con le commissioni di gestione delle ZRC e delle ZRV, collegamento che deve essere assicurato dai Tecnici Faunistici operanti negli ATC stessi. Necessaria anche una migliore formazione degli Agenti di Vigilanza Volontaria per assicurare il controllo delle strutture, così come è doveroso pensare a forme nuove di sperimentazione per la reintroduzione della fauna stanziale. Alla Regione Toscana -ha proseguito Salvadori – si chiedono strumenti che permettano un controllo maggiore delle specie antagoniste, dal momento che non è plausibile voler creare produzione di fauna stanziale senza un attento contenimento delle numerose specie predatorie presenti. Ultimo punto, ma di fondamentale importanza, la possibilità di aver maggior risorse da investire in miglioramenti ambientali.
La prima relazione è stata quella di Mauro Bettini, presidente ATC Pisa, il quale ha evidenziato le difficoltà degli ATC dopo il riassetto istituzionale, passaggio dalle Provincie alla Regione, costretti a fronteggiare emergenze come la proliferazione degli ungulati con regole farraginose. La nostra realtà, quella pisana, vanta una esperienza ritenuta unanimemente virtuosa e legata alla valorizzazione del volontariato, risorsa indispensabile per far viaggiare la "macchina" della gestione. I cacciatori sono sempre stati in prima linea e lo dimostrano gli interventi che quotidianamente svolgono sul territorio per limitare la presenza di volpi, di nutrie, piccioni, corvidi, cinghiali e caprioli.
L'aiuto che il cacciatore dà all'agricoltura non deve essere considerato scontato. Un modello che adesso rischia di entrare in crisi proprio a causa delle normative varate per affrontare l'emergenza ungulati. 
Su cosa fare sarebbe necessario avere le idee chiare e per questo deve essere mandato un messaggio forte al governo regionale: per limitare la presenza del cinghiale è necessario che la Regione autorizzi l'ATC all'applicazione, in casi particolari, di metodi più efficaci per cercare di risolvere il problema. Le procedure appena varate sono caotiche, poco chiare e rischiano di compromettere non soltanto il conseguimento degli obiettivi posti al centro dalla nuova legge, ma anche e soprattutto i risultati conseguiti, per lo meno nel nostro ATC, fino ad oggi. 
L'ATC pisano spende, come avete visto, circa 150.000 euro per i danni ma anche 130.000 euro per azioni di prevenzione in cui sono direttamente coinvolti i cacciatori con realizzazioni di colture a perdere e recinzioni elettriche a difesa delle colture. 
La biodiversità, messa a rischio dalla preponderanza di alcune specie si difende però anche investendo sugli habitat: a Pisa, grazie alle buone politiche gestionali fino ad oggi realizzate, ci sono sul banco dai 250.000 ai 300.000 euro annui per i miglioramenti ambientali e quant'altro serve a favorire la sosta e riproduzione delle specie migratorie e stanziali. Tutte azioni, comunque, pagate di tasca soltanto dai cacciatori e che vanno a favore della biodiversità, nell'interesse dunque dell' intera collettività. 
Nella seconda relazione il Dr. Scarselli e il Dr Vecchio, agronomi dello Studio Agrofauna, hanno evidenziato il lavoro tecnico faunistico realizzato in Provincia di Pisa negli ultimi 10 anni, ponendo l'accento sui progetti sperimentali attuati dagli ATC pisani. Numerosi sono stati i progetti affrontati e descritti evidenziando i pro ed i contro dei risultati ottenuti. Dalla ricerca di nuove tecniche di allevamento del fagiano e della lepre alla sperimentazione di nuovi metodi immissione, non tralasciando la parte fondamentale della gestione faunistica come la pianificazione di miglioramenti ambientali.
Il dott. Francesco Santilli nella terza relazione ha sottolineato che l'immissione di galliformi di allevamento deve essere una pratica che affianca e non sostituisce le altre azioni di buona gestione faunistica.
Questa selvaggina inoltre presenta dei limiti che spesso determinano una scarsa sopravvivenza e riproduzione nell'ambiente selvatico. Nell'intervento sono state illustrate alcune metodiche per migliorare le tecniche di allevamento in modo che i fagiani acquisiscano comportamenti adatti a difendersi dai predatori. Sono state inoltre messe in evidenza le potenzialità e i vantaggi dell'allevamento semi-naturale del fagiano (incubazione e allevamento effettuato con chiocce di galline domestiche).
È stato inoltre evidenziato che, a prescindere dal tipo di allevamento, è fondamentale che i soggetti allevati siano ambientati in recinti a cielo aperto, le uniche strutture che garantiscono delle possibilità di successo a queste operazioni.
Il dott. Sivio Azara nel suo intervento ha proposto una analisi di tutte le attività di controllo sulle specie antagoniste svolte negli Istituti pubblici pisani negli ultimi anni. Si è evidenziata l'attuale situazione di stasi dovuta alla "Legge obiettivo", che purtroppo ha causato notevoli ritardi e disagi. Si è chiarito che il controllo è importante, ma va attuato nel tentativo di ripristinare delle condizioni ambientali e agronomiche più idonee per le specie di piccola fauna stanziale che intendiamo proteggere. È stata richiamata la necessità del coinvolgimento di tutte le forze in campo (associazioni venatorie, agricole, ATC, ecc) indispensabili per una buona gestione del territorio. Si dovrà cercare di incentivare il volontariato, settore da sempre trainante e andrà rafforzato il rapporto agricoltori-cacciatori, fondamentale per il prosieguo delle attività di gestione legate alla caccia e che attualmente vive un momento di grande disagio.
Il prof. Alessandro Poli, Ordinario di Anatomia Patologica presso l'Università di Pisa, ha presentato i risultati delle ricerche condotte per il controllo sanitario delle popolazioni di lepre e fagiano nella provincia.
Le indagini sono state condotte grazie al contributo della Provincia di Pisa che dalla fine degli anni '70 ha mostrato una particolare attenzione per la protezione di queste popolazioni di selvatici di particolare importanza non solo per il mondo venatorio. L'attività diagnostica condotta sui soggetti catturati e su quelli trovati morti sul territorio ha consentito di acquisire importanti informazioni sulla diffusione delle diverse patologie virali, batteriche e parassitarie che hanno dato esito a numerosi articoli scientifici pubblicati anche su riviste internazionali. Questi dati raccolti hanno inoltre consentito di individuare possibili interventi da mettere in atto per cercare di ridurne la diffusione.
Le conclusioni sono state affidate al Vice Presidente regionale Federcaccia Claudio Tani, che ha posto l'accento sul ruolo dei tecnici faunistici e del mondo scientifico, quale fondamentale supporto per la buona gestione da parte dell'ATC e del volontariato.
Tani ha riaffermato la centralità degli istituti pubblici, ZRC e ZRV, per rilanciare la presenza allo stato naturale della fauna stanziale tipica dei nostri territori (lepri e fagiani), proseguendo il percorso in atto di razionalizzazione degli stessi. È necessario rafforzare la funzione di irradiamento delle ZRC e dotare di strutture di ambientamento tutte le ZRV.
Per rilanciare il volontariato, gli ATC e le Associazioni devono far sentire vicinanza e considerazione del ruolo a chi è in prima linea nella gestione del territorio, Comitati di Gestione e Presidenti di ZRC e ZRV. A questi ultimi devono far capo strumenti potenti per stimolare il volontariato, come gli interventi di contenimento all'interno degli istituti pubblici, dove coinvolgere prioritariamente chi collabora alla gestione. Infine, per la Vigilanza volontaria, è stato rilevato come questa (di là dalle specifiche funzioni) debba essere considerata come parte integrante della gestione del territorio, facendo di conseguenza capo anch'essa ai Comitati e Presidenti degli istituti pubblici.

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